Sono sincero quando dico che Back 4 Blood non lo aspettavo. Nella mia carriera videoludica ho giocato ad alcuni co-op multuplayer, ma non ne sono mai andato matto (eccezion fatta per la mia parentesi oscura con Destiny). Insomma, Turtle Rock Studios ci (ri)prova a inserirsi in questo genere molto vacillante ove sono pochi i titoli “must have“, come Left 4 Dead. Il secondo capitolo del mitico multiplayer pubblicato da Valve è un gioco che non mi è mai piaciuto moltissimo, complice il fatto di non aver mai avuto una compagnia che ci giocasse.
Sono sincero quando dico che Back 4 Blood è un bel gioco, ma che esprime il suo 100% soltanto in compagnia di amici o perlomeno persone con cui fa piacere giocare. Durante le mie prove in solitaria ho sentito il peso di non aver qualcuno di fidato con cui parlare, ma il cross-platform è sicuramente un pregio che è stato di grande aiuto, facendomi giocare con alcuni colleghi che avevano il gioco su altre piattaforme.
Prima di entrare in merito alla campagna, al sistema di gioco e al gameplay, vi ricordo che vi parlerò di una beta, pertanto non sarà esente di difetti, anche significativi, ma con una possibilità di miglioramento. Adesso cari lettori, imbracciate i vostri fucili e preparatevi, perché i Ridden avranno fame delle vostre carni!
L’incipit narrativo e la campagna co-op
Il panorama narrativo dei mostri cannibali è talmente blasonato che teoricamente dovrebbe annoiare, ma chissà perché affascina sempre. Back 4 Blood ha degli incipit semplici e banali, ma che servono a donare il giusto contesto al mondo di gioco e agli “infetti”, anche se sarebbe più giusto dire “parassitati” in quanto la mostrificazione è causata da degli insetti trovati nel cratere del lago di Pingualuit in Canada (Posto bellissimo, dategli un occhiata su Wikipedia). Poi la solita storia: insetto attacca umano, umano attacca umano e trasmette gli insetti e così via.
Quello che sicuramente è interessante sono i protagonisti che a differenza di Left 4 Dead, sono persone volontarie che attaccano i Ridden consci dei rischi per salvare i propri familiare, amici e pure gatti.
Questa missione suicida da parte degli 8 personaggi giocabili sarà affrontata in una campagna teoricamente ampia, anche se ho avuto modo di provare solamente i primi due atti.
Alla stessa maniera del predecessore spirituale targato Valve, la storia non ha scene o elementi particolari se non il classico obbiettivo di spostarsi da una safe-zone all’altra uccidendo zombie in modalità PvE. Detta così pare semplice, ma vi assicuro che la difficoltà è abbastanza alta, anche se impostata a normale, pertanto la coordinazione con i compagni per sterminare i Ridden è fondamentale.
Ammetto che sono rimasto piacevolmente colpito dal level design che, a differenza di Left 4 Dead, si sviluppa anche verticalmente, oltre che orizzontalmente ovviamente. Questo grazie all’agilità dei personaggi, alla pari con gli FPS moderni. Tra industrie diroccate, autostrade devastate e campagne fetide, sparare agli zombie è veramente divertente, complice il sistema di carte ad appoggiare il gunplay pesante e soddisfacente.
Sistema di carte?
Ebbene si, Turtle Rock Games ha fatto un azzardo (ben riuscito) su Back 4 Blood: oltre agli equipaggiamenti acquistabili con la moneta di gioco ottenute al completamento delle varie sessioni e delle skills dei PG, prima di cominciare ogni partita il giocatore sceglierà, attraverso una selezione della CPU, della carte di abilità passive per il PG. Ogni deck ha una combinazione di carte predefiniti che si adattano allo stile di gioco dei quattro proposti nel menu (attacco, supporto squadra e difesa), ma poi con il proseguire del gioco si potranno creare dei mazzi personalizzati.
Inizialmente avevo delle difficoltà sulla scelta, seguendo la sempreverde strategia “a casaccio”, ma alla fine degli nelle ultime sezioni degli atti erano dannatamente difficili. Dopo aver studiato e letto i mazzi, ho iniziato ad adeguarmi al sistema e conscio delle abilità delle carte sapevo cosa prendere e cosa evitare. Mi hanno svoltato le partite, aiutando uno scarso come me nel gioco. Queste abilità passive sono tante e coinvolgono molteplici parametri di gioco, dalla vita all’attacco.
Ovviamente questi concetti valgono allo stesso modo per i Ridden , anche se in maniera più limitata.
Riconosco che bisogna sbatterci la testa per comprendere questa meccanica che, ci piaccia o meno, è fondamentale per l’armonia di gioco, per se stessi e per i propri compagni. Alle prime battute sarà dura, ma vi garantisco che quando riuscirete a costruire il vostro mazzo e a far quadrare i pescaggi creando una build potente, avrete una soddisfazione impagabile.
Il PvP, la quintessenza di Back 4 Blood
La modalità migliore di Back 4 Blood, ma altresì quella con più problemi. Mi piace iniziare con queste dichiarazioni dirette, danno subito l’idea di quello che voglio esprimere.
In questa modalità chiamata “Vespaio” due squadre di giocatori, 4 vs 4, umani vs Ridden, si affronteranno in una mappa dove la squadra che accumula più tempo di sopravvivenza vince. L’obbiettivo della squadra Ridden è quello di uccidere tutto il team nel minor tempo possibile, mentre gli umani dovranno sopravvivere in una mappa che mano a mano si restringerà mano a mano che passa il tempo (come i battle royale attuali).
Quando gli umani saranno sconfitti, le squadre invertono fazione e si adatteranno ai loro obbiettivi. Una cosa totalmente inaspettata è il bilanciamento delle squadre, soprattutto sul fronte degli umani: nonostante il gruppo da 4 debba affrontare 4 players e un’orda di zombie, la loro forza di attacco sarà sufficientemente potente da contrastare chiunque… circa. Le abilità non bastano, le carte e l’ambiente saranno elementi fondamentali per la sopravvivenza, come i power up acquistabili saranno determinanti per la forza dei Ridden
Ogni team ha degli elementi di favore e di sfavore, gli umani sono in inferiorità numerica, ma molto robusti e potenti; i Ridden sono tanti, ma sono deboli e se non si usa l’astuzia sono solamente bersagli che si muovono. Ma, nonostante questo bilanciamento davvero ottimo “sulla carta”, ci sono due elementi che determinano la quasi sempre sconfitta degli umani: lo spawn point dei Ridden e gli hitbox farlocchi.
Gli spawn point dei mostri e dei Ridden Players avviene nei punti ciechi degli umani, questo vuol dire che se tutti e quattro i giocatori umani stanno guardando dalla stessa parte, da dietro a 5 metri di ditranza un giocatore Ridden potrà spawnare e fargli un sacco di danni. Questa cosa va a distruggere il bel discorso del bilanciamento che ho fatto prima, inficiando non poco nell’armonia di gioco.
Fortunatamente è una cosa migliorabile, come il problema delle hitbox farlocche: capiterà spesso che sparando colpirete un punto dove voi non avete mirato, ma anche in questo caso non c’è nulla di allarmante in quanto questo “errore” è dovuto dal Netcode ancora grezzo, che sicuramente post beta il team di Back 4 Blood correggerà.
Bello su next gen, discutibile sull’old gen
Il gioco sul profilo del gameplay è veramente ottimo, sono di tutt’altro parere per quanto riguarda il lato tecnico, soprattutto sul lato grafico. Ho avuto modo di giocare sulla versione Playstation 4 e posso tranquillamente constatare che è veramente brutto. Inadeguato al 2021 e un vero pugno in un occhio nei momenti più concitati, ma devo fare atto a Turtle Rock Studios che Back 4 Blood su Next Gen e soprattutto PC è bello da vedere.
Non posso prendere in considerazione per le mie considerazioni finali il rendimento grafico su una piattaforma diversa da quella dove ho giocato, ma è giusto “dare a Cesare quel che è di Cesare”.
Su fronte artistico nulla da dire, anzi, si vede che il team ha un grande amore per il genere horror-splatter e hanno incanalato tutta la loro passione nella realizzazione di modelli e animazioni proprio belle. Il characters design, dai Ridden agli umani, è ben strutturato e soprattutto completo: durante le pause nelle safe zone nella campagna ci saranno tanti scambi di battute serie e comiche tra i PG e questa cosa mi ha fatto coinvolgere quel poco di più da rendere l’esperienza molto più piacevole.
Sia i dialoghi che tutte le descrizioni testuali del gioco sono completamente localizzati in Italiano, una cosa non da poco considerando la nicchia al quale si rivolge il gioco e i tempi che corrono (dove si preferisce localizzare in inglese per abbattere notevolmente i costi di localizzazione).
Un altro pregio del gioco è il comparto sonoro: la pesantezza del suono della ricarica, lo “splash” dell’accetta contro i mostri, il contraccolpo dei mostri all’onda d’urto e molti altri suoni che mi hanno fatto dire “Wow” mentre giocavo. In tutti i miei articoli evidenzio l’importanza del comparto sonoro e più passa il tempo e più sono convinto che sia l’elemento portante di qualsiasi titolo, e in questo caso Turtle Rock Games ci ha azzeccato in pieno offrendo qualcosa di sublime.
Considerazioni finali pre-recensione
Ho asserito all’inizio dell’articolo con “ Sono sincero quando dico che Back 4 Blood non lo aspettavo“, usando volontariamente il passato perché adesso, alla conclusione della mia sessione di beta, non vedo l’ora di giocarci con i miei amici e con i miei colleghi al 100% delle sue potenzialità e dei suoi contenuti. Sono veramente contento di aver scritto questo articolo e di aver giocato in presa diretta un gioco che non avrei toccato, molto probabilmente. Pertanto ve lo consiglio! Non siate timidi e chiede ai vostri amici di scaricare la beta pubblica che comincerà il 12 agosto fino al 16, ma se volete tentare la fortuna dal 6 agosto fino al 9 c’è la possibilità di aver l’accesso anticipato con i Twitch Drops.
Provatelo, divertitevi e arrabbiatevi che poi voglio sapere cosa ne pensate!
Piattaforma provata: PlayStation 4
Piattaforme disponible: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Series S|X, PC