Dopo le avventure vissute in Pillars of Eternity, Obsidian Entertainment ci preparà un altro bel biglietto di sola andata verso il magico mondo di Eora. Annunciato ufficialmente nel corso del Xbox Games showcase del luglio del 2020, Avowed era in realtà già in via di sviluppo nel 2018, quando Microsoft decise di acquisire la software house americana. I confronti erano di quelli pesanti, visto che già si parlava di The Elder Scrolls, ma la volontà era quella di puntare su un qualcosa di più narrativo e verticalizzato sui protagonisti e le loro storie. Eppure questa volontà riesce solo in parte, perchè “infettata” da quella che è la sua componente “quasi” open-world. Le ambientazioni si presentano, infatti, come delle enormi aree esplorabili interconnesse da sequenze di caricamento tra le varie zone che non consentono di annoverare il titolo tra gli “open”, anche se vi possiamo assicurare che il mood è paritetico. Di fronte all’immensità e bellezza delle ambientazioni è quasi impossibile resistere al richiamo dell’esplorazione senza meta.
A rendere questa forza di attrazione ancora più forte vi è un sistema di missioni che non si presenta oltremodo verticale ed invasivo. All’apparenza, infatti, ogni attività sussidiaria connessa alla principale non richiede dei verosimili requisiti di ingresso. È chiaro come non tutto sia possibile, e vi sono delle zone assai rischiose dove perdere la vita è quasi certo. La massima libertà di approccio offerta da Avowed fa si che il gameplay venga, però, vissuto senza avere mai la percezione di essere limitati. Insomma, un open-world nel cuore ma non nella tecnica. La matrice ruolistica è determinante ai fini dell’esperienza, con la coppia skill tree/build system a disegnare il sistema di progressione del nostro eroe. A supporto di questo aspetto tecnico vi è tutto un mondo da raccontare e che viene esplicitato in maniera ineccepibile, al netto di alcune argomentazioni scomode (ma pur sempre attuali). Delle note di rammarico arrivano dalla gestione dell’Unreal Engine 5, vera croce e delizia di Avowed. Giocato su Xbox Series X (in modalità grafica performance, ovvero quella che prioritarizza i frame in funzione della risoluzione), si assiste troppo spesso e volentieri a degli episodi di freezing e di cali di frame rate importanti. Per quanto si rimanga estasiati dal livello di dettaglio grafico delle ambientazioni, si cade pesantemente sul fronte delle animazioni e delle espressioni facciali, prive di sincronia rispetto alle argomentazioni trattate e rapportate ai sentimenti dei protagonisti. Bene, senza incedere oltre vi lasciamo alla nostra recensione di Avowed giocato in versione Xbox Series X, in fase di accesso anticipato.
La sostenibile leggerezza del perdersi
Siamo dei giocatori ed amiamo ragionare per schemi. Una verità innegabile, fa parte della nostra natura essere sempre lì pronti ad identificare processi ricorrenti, algoritmi iterativi per “fare cose” e, per carità, ci mettiamo sempre del nostro – sotto il profilo creativo – per fronteggiare delle situazioni che si presentano come verosimilmente nuove. Restare spiazzati è assai difficile, tra i pali ci sappiamo difendere molto bene, vuoi perché è un meccanismo di protezione o perché probabilmente siamo diretti verso la strada dell’apatia da “assenza di originalità”. Eppure, talvolta, ci tocca ammettere – con una ritrovata umiltà – che qualcosa effettivamente non ce lo aspettavamo proprio.
Il caso di scuola è quello di Avowed, l’ultima fatica di Obsidian Entertainment, che offre al giocatore un gameplay che rimanda i ricordi di giocatore ai fasti di The Elder Scrolls. I paragoni sono di quelli “pesanti” e uscirne con le ossa rotta è presto fatto. Metteteci, poi, un piccolo pizzico di fanboyismo sui generis e la situazione diventa estremamente incandescente. Ma tutte queste fantastiche premesse svaniscono una volta sbarcati alla volta del mondo di Eora, quando un’estrema libertà di approccio ci prende per mano e ci dice di stare tranquilli. E quelle valutazioni di merito sul nostro essere giocatori “schematici” possiamo tranquillamente porle all’interno di un inceneritore e fargli “ciao ciao” con la manina.
L’estrema libertà di approccio è, dunque, uno dei vari punti di eccellenza di Avowed, anche se poi affronteremo nuovamente in seguito questo discorso per “limare” il suo ambito di validità. Sotto il profilo dell’esplorazione, forte di un level design che punta a “demolire” il concetto di limite, apparentemente non sembrano esserci degli impedimenti circa la meta che si vuole raggiungere. Un’intrepida arrampicata su un faro, un’immersione nelle profondità degli abissi, una discesa nelle tenebre di una caverna piena di ragni ed aberrazioni di ogni genere e tipo. Non conosciamo a priori se il nostro livello sia adeguato o meno per affrontare un possibile antagonista, e se anche fosse non è assolutamente detto che la nostra sconfitta sia assicurata (delle indicazioni di massima arrivano dal numero di teschi presenti sopra il capo del nemico, tanti teschi significa tanto forte).
Missioni principali, secondarie, sub quest, taglie e tesori da rivelare aiutano verosimilmente a fornire dei validi spunti di interesse per procedere “per obiettivi” da raggiungere, come dovrebbe essere in una classica avventura di matrice ruolistica. Questi vengono, però, vissuti in secondo piano perché sopraffatti dall’irresistibile richiamo della scoperta, senza quella paura legata ai nostri limiti oggettivi (ma è solo un impressione, con il procedere delle ore di gioco si scopre che in realtà ci sono).
Essere deiformi, tra responsabilità e discriminazioni
La storia che caratterizza Avowed è un po’ particolare. Non è il classico fantasy medievale costellato di draghi, orchi e troll. Il mood principalmente è quello, ma ci sono dei messaggi sociali che non passano inosservati. Giunti alla fase conclusiva della creazione del personaggio – con un editor modesto che non spicca per profondità di personalizzazione – ci viene chiesto di scrivere parte del nostro passato. La domanda appare essere fine a sé stessa, o meglio, di prima acchito collegata alla classe del PG in procinto di essere scelta, ma nasconde un velato significato circa la nostra natura.
Siamo Deiformi, benedetti dal tocco di una divinità e al tempo stesso maledetti per via del nostro aspetto fisico. L’Imperatore ci seleziona per portare un messaggio all’ambasciatore di Paradis e lanciare un monito agli abitanti delle Terre Viventi: la piaga dei sogni si sta diffondendo a macchia d’olio ed ogni giorno avanza e diventa sempre più potente. Perché proprio noi tra tutti gli abitanti del regno di Aedyr? Una domanda che sorge spontanea, e che viene contestualizzata nel corso dell’avventura. Una voce ci guida costantemente verso quella che sembra essere una ricerca della verità e di risposte sul nostro passato. In questa avventura non siamo mai soli ed un companion guidato dall’AI ci fa sia da sparring partner che da grillo parlante. Nel corso della nostra avventura in questo mondo fantastico molte sono le scelte da compiere e le domande a cui rispondere, e non bastano le sole nostre statistiche per capire quale possa essere la migliore risposta. Ovviamente, dietro ogni scelta si nasconde una conseguenza i cui effetti non sempre si rivelano nell’immediato (e che si possono trascinare sino alle battute conclusive del gioco).
Abbiamo solo accennato alla natura ruolistica del gioco, motivo per cui ci sentiamo in dovere di spendere delle doverose parole su quello che sono le meccaniche di gioco di Avowed. La componente RPG è senz’altro il cuore pulsante di questa esperienza, caratterizzata da un sistema di crescita eccessivamente lento. Si va per punti esperienza accumulati sino al raggiungimento di un determinato livello. Questo consente di spendere dei punti abilità all’interno di uno skill tree suddiviso per classi di PG. Apriamo una doverossissima parentesi su questo argomento: le classi non vanno viste come delle prigioni in Avowed. Si possono, infatti, creare delle ibridazioni efficaci e creative, come ad esempio il guerriero-esploratore che predilige il corpo a corpo lasciando delle trappole in giro, oppure il mago-guerriero che utilizza la forza degli elementi per indebolire le difese dei nemici e lasciarli alla mercè dei nostri fendenti infuocati.
Ogni nuovo avanzamento di livello ci offre la possibilità di investire nei punti caratteristici del personaggio, i famosi descrittori delle capacità offensive, difensive ed intellettive del nostro eroe od eroina. Questi non necessariamente edificano quelle famose “prigioni” di classe, al netto, ovviamente, di come decidiamo di investire questi benedetti punti esperienza. Vien da se’ che se rolliamo il personaggio sul full costituzione/forza non possiamo pretendere di essere anche degli aspiranti maghi Merlino. Della serie, o sei zuppa o pan bagnato.
Scivoloni ed eccellenze
Bene, tracciamo quello che può essere il bilancio di questa esperienza di gioco con Avowed. Abbiamo premesso, nei momenti iniziali di questa recensione, che non è tutto oro quello che luccica. Come tutti i giochi, ci sono dei punti di forza e di debolezza che hanno influenzato significativamente il nostro giudizio, al netto di alcuna patch sinora rilasciata e che tutte le considerazioni vanno parametrate alla versione utilizzata (ovvero, quella per Xbox Series X). Il processo di QoS policy non è stato fatto nel migliore dei modi. Al netto di una gestione egregia del Unreal Engine 5, il titolo soffre pesantemente di cali di frame quando si entra in città affollate e quando le condizioni di illuminazione prevedono degli scompensi di luminosità improvvisi. In ordine a quest’ultima criticità, la gestione dell’occlusione ambientale lascia molto a desiderare, con dei fasci di luce che disegnano delle vere e proprie “patacche” a video oltremodo disturbanti. Immaginatele in un combattimento, l’esperienza ne subisce le drammatiche conseguenze.
Analogo discorso per quel che concerne le cut-scene, con dei momenti di freezing delle animazioni esilaranti, giusto per utilizzare un eufemismo. A peggiorare il tutto ci pensano anche le espressioni facciali, completamente fuori contesto e prive di enfasi. Non trasmettono nulla rispetto al momento, anche quando le tematiche trattate si fanno serie. Tale situazione genera un forte distacco dalla quarta parete, e non vi nascondiamo che tale evidenza è forse quella che più ha segnato in negativo questa esperienza di gioco. Problematiche lato animazioni/freezing sono apparse anche in alcune sequenze di combattimento, soprattutto contro i nemici che facevano uso di armi ed artifizi elementali.
A compensare questi aspetti negativi ci pensano quelli positivi, che abbiamo già in parte segnalato in questa nostra recensione di Avowed e che ribadiamo volentieri. L’Unreal Engine 5 illumina d’immenso questo open world, sia nella caratterizzazione delle ambientazione che nella cura dei dettagli anche più infinitesimali. Elemento di spicco è dato dalla gestione dell’acqua (principalmente corsi d’acqua e acque profonde) con un livello di dettaglio di pregevole fattura. Discorso analogo per quel che concerne gli effetti speciali in genere e la gestione dei vari elementi (come il fuoco sulle armi e gli incantamenti sulle armature).
Sul fronte narrativo il gioco ci mette un po’ ad ingranare le marce superiori, con un partenza eccessivamente lenta e compassata. Considerando che stiamo parlando di un gioco che, per detta dei suoi stessi creatori, può arrivare sino allo sfiorare le 40 ore, capite bene che l’investimento – in termini di pazienza – deve essere bello importante. Nonostante questo, l’idea di trattare delle tematiche “spigolose”, come la diversità e il razzismo, e calarle in un contesto puramente fantasy è stata una bella scommessa, vinta senza riserve. Diventa, infatti, il volano per divorare l’avventura in compagnia di questo Deiforme in cerca di un senso alla sua stessa esistenza.
La recensione in breve
Una pallina di zucchero con dentro un cuore amaro. Una similitudine in grado di raccontare la nostra esperienza con Avowed, per quella che poteva essere un'eccellenza di questo 2025 videoludico. Purtroppo cade male sotto il profilo tecnico, con una gestione dell'Unreal Engine 5 non svolta nel migliore dei modi. Troppi cali di frame ed episodi di freezing, occlusione ambientale completamente da rivedere ed animazioni che lasciano più di qualche perplessità. Benissimo sotto il profilo narrativo e dell'esplorazione, per quello che si presenta come un "filosofico" open-world di matrice ruolistica. Perfezionamento cercasi, urgentemente.
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Voto Game-Experience