Koei Tecmo, con la serie Atelier, ha trovato la classica gallina dalle uova d’oro. Per quanto limitato al solo territorio orientale, detto franchise ha goduto di un apprezzamento via via crescente, al punto da permettere, da qualche anno a questa parte, una distribuzione occidentale. Ed è così che, con il passare degli anni (la serie ebbe origine sulla PlayStation 2), abbiamo avuto la possibilità di vestire i panni di Rorona, Totori, Meruru, Lulua, Sophie, Firis e di tante altre alchemiste.
L’avvento di Ryza ha sancito, di fatto, il successo commerciale globale della serie, al punto da convincere Koei Tecmo a donare alla giovane protagonista non uno, non due, bensì tre capitoli principali della serie Atelier. Eccoci dunque giunti al momento fatidico: riuscirà questo terzo episodio a mantenere il livello qualitativo dei due precedessori? Scopriamolo insieme nella recensione di Atelier Ryza 3 Alchemist of the End & the Secret Key.
Una storia lunga ventisei anni
La serie Atelier nasce nel lontano 1997, su PlayStation 2, come alternativa al classico modello di J-Rpg volente eroi senza macchia o paura come protagonisti. Gust, software house resposabile della creazione del franchise Atelier, volle infatti creare un J-Rpg in cui le protagoniste fossero delle imberbi alchemiste alle prime armi, affamate più di conoscenza che di notorietà.
Sin dai primissimi episodi, dunque, abbiamo seguito il percorso di formazione di giovini alchimiste che, da impacciate studentesse, giungevano a piena consapevolezza del loro potenziale, vivendo ed esaurendo in una unica volta tutto il loro potere narrativo all’interno dell’universo Atelier. Contravvenendo, dunque, a questo leitmotiv, abbiamo assistito alla realizzazione prima di un secondo episodio e, infine, dell’attuale Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key, terza iterazione personale delle dis-avventure di Ryza.
I ragazzi di Gust sono stati praticamente “costretti”, in senso bonario, sia chiaro, dall’enorme successo riscosso in madre patria da Reizalin Stout, a realizzare un seguito ufficiale del primo capitolo, Successivamente, vista l’empatia e l’affetto dimostrato dai fan, si son trovati a mettere in cantiere un terzo episodio, per donare una degna conclusione alle gesta della nostra giovane ed adorata alchemista.
Nuove avventure, soliti problemi…
Essendo il presente il terzo episodio di una trilogia, i ragazzi di Gust hanno ben pensato di inserire, ben prima dell’inizio del gioco stesso, un filmato di quasi dieci minuti con il quale portare, all’attenzione degli ultimi arrivati, un corposo riassunto degli eventi occorsi fino ad ora alla nostra Reizalin. Una feature molto gradita, tanto per permettere ai neofiti di agganciarsi al corpus della narrazione quanto per godere, per via di una ottima qualità realizzativa, di un bellissimo filmato introduttivo.
Gli eventi narrati in Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key si svolgono un anno dopo la conclusione della storyline del diretto predecessore. Ryza, di ritorno dalla capitale Ashra am Baird, si è stabilita sull’isola di Kurken, un piccolo paradiso tropicale, l’isola, tra l’altro, da cui tutte le sue peregrinazioni hanno avuto inizio, per passare una tranquilla estate di relax che diverrà, di fatto, l’ultima estate di avventura vissuta dalla nostra eroina.
La perenne quiete del suo paese natio viene improvvisamente interrotta dalla apparizione di dei mostri, evento che rappresenterà il preludio a tutta una serie di eventi funesti che culmineranno con la apparizione di una serie di misteriose isole adiacenti all’atollo di provenienza di Ryza. Sempre più frequenti saranno i terremoti generatisi in seguito a questo evento, atti sismici capaci, con la loro potenza e frequenza, di destabilizzare il meccanismo demandato al galleggiamento dell’isola artificiale di Kurken.
Da combinaguai ad eroina (combinaguai…)
Ryza, che nel tempo passato ha acquisito crescente fama ed importanza, nella sua terra natia, viene incaricata dunque di indagare e scoprire quanto sta succedendo sulle Isola Kark (così sono state nominati i lembi di terra apparsi nelle vicinanze dell’isola di Kurken). L’inizio delle indagini corrisponde, purtroppo, con l’apparizione di una sinistra voce nella testa di Ryza: un richiamo tanto inquietante, quanto profetico, che accompagnerà Ryza per tutto il protrarsi del playthrough, guidandola alla ricerca del “codice dell’universo“.
Ascoltando le informazioni consegnatele da questa voce narrante interna alla sua testa, Ryza si recherà in esplorazione, scoprendo elementi molto pericolosi. Il ricorso alle sue doti alchemiche, permetterà inoltre a Ryza di creare una chiave segreta di cui però, la nostra eroina, ignorerà ingenuamente potere, capacità e destinazione d’uso.
Inizierà in questo punto l’esplorazione, insieme al suo party, delle Isole Kark, che rappresenteranno per Ryza, goffamente definita da suoi amici di infanzia come un “magnete per le disgrazie”, un punto di partenza e di arrivo per provare a scoprire il legame tra la chiave ottenuta alchemicamente e queste terre portatrici di disgrazie e distruzione.
Per i più avezzi alle avventure della saga Atelier, è evidente come queste terre possano rappresentare un punto di collegamento tra il mondo parallelo abitato dai Philusha, nemesi storica di Ryza, e la realtà attuale. Questo terzo episodio ci guiderà, non andando oltre nella narrazione per non incorrere in spoiler, allo scontro finale con questa razza, e alla risoluzione di una moltitudine di interrogativi rimasti sospesi dopo i primi due episodi.
Giocabilità nel segno della continuità
Squadra vincente non si cambia, visto anche il successo planetario dei due precedenti episodi. Se, dunque, alla narrazione troviamo sempre il buon Yashichiro Takahashi, già autore dello script del primissimo Atelier Ryza, sempre in guisa di continuità, i ragazzi di Gust hanno deciso si di innovare il gameplay, badando però a non stravolgere un canovaccio ultra rodato e, soprattutto, apprezzatissimo dai fans di tutto il franchise.
Innovare, per l’appunto, ma nel segno della continuità: il già buonissimo combat system presente In Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret è stato espanso principalmente mediante l’ampliamento del roster di personaggi arruolabili nel party. Sia chiaro, il numero massimo di giocatori presenti nel party sarà sempre di tre: a cambiare sarà l’entità numerica di personaggi tra cui scegliere, passato da sette a ben undici
Questo incremento, aumenterà esponenzialmente le possibilità di allestimento del party e, conseguentemente, i vari approcci strategici al combattimento, essendo ciascuno degli undici personaggi selezionabili, tra new entry e vecchie glorie della serie, dotato di peculiarità specifiche, atte a differenziare notevolmente l’approccio al gameplay offensivo.
Il combat system di Atelier Ryza 3 si configura come un ibrido tra combattimenti a turni e gestione dei personaggi in tempo reale. Sarà infatti possibile sostituire i personaggi nel bel mezzo di una combo, riuscendo ad accumulare un numero di punti azione così elevato da attivare l’overdrive, una skill talmente potente da capovolgere le sorti di qualsiasi battaglia.
Sarà inoltre possibile creare, a mo di macro, degli ordini di azione specifici prima di ogni battaglia: il successo nell’applicazione di questa strategia si tradurrà nell’ottenimento di un gran numero di AP.
Crafting (ma non solo) nel segno delle chiavi segrete
Come da tradizione, durante il combattimento potremo lanciare attacchi standard o abilità speciali, spendendo un determinato numero di punti azione, accumulati passivamente grazie al successo degli attacchi standard. Nelle fasi avanzate del playthrough, che vi ricordo ci garantirà ben trenta ore di divertimento (il doppio per i completisti), Ryza avrà la possibilità di implementare l’utilizzo delle chiavi segrete durante i combattimenti, per ottenere, per lo meno temporaneamente, un numero pressochè infinito di punti AP.
L’evoluzione del gameplay, in ottica di conservazione di quanto debitamente maturato con i passati episodi, riguarda anche la fase di crafting, prelevata di sana pianta dal secondo capitolo della serie. Si è assistito, però, ad una semplificazione di questa fase, mediante l’implementazione di un sistema di sintesi “teleguidato”, grazie alla presenza di ingredienti universali e di “super tratti”.
Grazie ai primi sarà possibile sintetizzare facilmente gli ingredienti mancanti agevolando, dunque, la realizzazione di composti alchemici. Utilizzare invece ingredienti non comuni, dotati di “super tratti”, ci permetterà di sintetizzare oggetti ben più potenti delle versioni ottenibili utilizzando composti standard.
Importante novità, rispetto al secondo capitolo, sarà la possibilità di costruire Atelier in ogni zona o regione che andremo ad esplorare, non solo nella città di partenza. Per procedere alla costruzione dovremo prima identificare una safe zone nella regione di pertinenza, per poi preparare la terra e raccogliere i materiali necessari.
Così facendo avremo la possibilità di curare il nostro party e di interagire con viaggiatori e mercanti che si presenteranno alla nostra porta. A tal riguardo, potremo scegliere tra tre differenti tipoligie di atelier, uno che ci favorirà durante le fasi esplorative, un’altro durante quelle di raccolta materiali ed un ultimo, ideale per la sintesi di oggetti o di reazioni alchemiche.
Un intero mondo da esplorare
Al nostro cospetto avremo ben quattro macro zone da esplorare liberamente, nell’ordine di nostro gradimento: ognuna di queste zone sarà contraddistinta da una propria storyline, indipendente dalle altre ma legata alla lore del mondo di Atelier Ryza 3. Al completamento delle quattro macro-aree avremo accesso ad una area finale che ci permetterà di portare a termine la narrazione circolare iniziata con il primissimo episodio della saga.
Prima grossa novità, rispetto al secondo capitolo, è un approccio pseudo-open world, in cui l’esplorazione procede senza quasi transizioni di sorta e con un livello di libertà maggiore rispetto al passato. Per facilitare l’interazione, non sarà più necessario colpire casualmente gli oggetti per scoprire quale materia grezza nascondano: gli stessi indicheranno, all’approssimarsi di Ryza, l’elemento che si potrà da loro ricavare, meiante degli indicatori specifici.
Anche l’esplorazione è stata semplificata mediante l’inserimento di indicatori di riferimento tanto sulla mappa di gioco quanto sulla bussola, indicatori che permetteranno l’utilizzo del teletrasporto per evitare di vagare in un mondo, almeno inizialmente, vuoto. Sempre in ottica di “snellimento” fa piacere vedere come le transizioni siano state eliminate anche entrando in combattimento annullando, di fatto, le attese cui eravamo stati abituati dai due precedenti capitoli.
Il “peso” dell’open world (o quasi…)
La versione di Atelier Ryza 3: Alchemist of th End & the Secret Key a nostra disposizione è stata quella Switch e, al netto di alcune endemiche limitazioni grafiche, la piccola console di casa Nintendo si è ben difesa nella gestione del (quasi) open world made in Gust.
A nostra disposizione abbiamo tanto la modalità performance, quanto quella qualità e ciascuna delle due ci ha messo di fronte ad una versione comunque giocabile, senza eccessivi rallentamenti. Il mio playthrough è stato effettuato maggiormente in versione docked, utilizzando la modalità performance e, al netto di un leggero calo grafico, ho potuto godere di una esperienza di gioco fluida e gradevole.
La modalità grafica, da me utilizzata per un paio di ore, ci mette in contatto con una versione sicuramente più pulita ma dal frame rate leggermente ballerino (dai 30fps in giù): un compromesso cui, purtroppo, dobbiamo scendere per via di un hardware si duttile, ma non performante, come quello di Nintendo Switch.
In definitiva, comunque, Atelier Ryza 3 risulta essere giocabile anche in questa modalità, pur con qualche limitazione.
Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key porta a compimento circolare la narrazione iniziata con il primo episodio, regalandoci un gran finale piacevole e divertente, per quanto in netta continuità con i due precedenti capitoli.
Lo adorerete, se vi son piaciuti i prequel. Vi piacerà, ma con qualche riserva, se siete digiuni (o poco avvezzi) di JRPG a turni.
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Voto Game-Experience