Che la serie Atelier sia divenuta punto di riferimento fisso per tutti gli appassionati di JRPG old school è oramai assodato. Così come lo è che l’attesa per ogni nuovo capitolo di questo franchise muova discussioni ed attenzioni di strali di fans desiderosi di conoscere la direzione intrapresa da una serie viva e vegeta sin dal lontano 1997.
Ed è appunto accendendo una DeLorean digitale che i ragazzi di Gust ci riportano all’anno del Signore 1997, periodo di uscita del capostipite della serie, qui riproposto in un allettante remake. Riuscirà la espertissima software house nipponica a far breccia nel cuore delle nuove generazioni, con un prodotto risalente a quasi trenta anni fa? Scopriamolo insieme, con la recensione di Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salsburg.
Dove tutto ebbe inizio
Prodotti come Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key hanno proiettato il franchise Gust verso fama ed apprezzamento planetari. Il percorso iniziato, quasi trenta anni fa dalla software house giapponese, è giunto dunque a compimento, realizzando la visione di insieme iniziata nel (videoludicamente) archeologico anno domini 1997. Ed è appunto per rendere omaggio agli albori della serie (i più maligni diranno “per continuare a mungere una gallina dalle uova d’oro), che assistiamo alla pubblicazione di Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salsburg, trasposizione next-gen dell’episodio primigenio, da cui tutto ebbe origine.
Al netto di malignità e battute varie ed eventuali, va comunque osservata la valenza di conservazione storica di questa operazione, volta a portare per la prima volta in Europa (in maniera “ufficiale”, coff coff coff…) questo episodio, fino ad ora disponibile solo ed esclusivamente per i giocatori giapponesi. Posto che la bellezza e la godibilità tipiche della serie Atelier siano ravvisabili anche in questo episodio, è innegabile notare quanto la tara anagrafica la faccia da padrone, consegnandoci un prodotto tanto godibile quanto saldamente ancorato alla sua epoca di pertinenza: nel bene e nel male.
Marie, Marie combinaguai
Ogni episodio della saga Atelier ci ha visti seguire aspiranti alchemiste, desiderose di raggiungere il traguardo finale e guadagnare il rispetto di insegnanti e compagni. Per Marie non è così: la nostra (forse) futura alchemista non ha infatti superato l’esame di abilitazione e la sua tutor le concede, a mo di ultima possibilità, un intero atelier alchemico in gestione.
Da questo momento partirà la sfida, della durata di cinque anni accademici, grazie alla quale Marie dovrà riuscire a creare un oggetto alchemico complesso di gradimento della sua tutor, pena il fallimento e l’esclusione dal novero degli alchemisti. Riuscirà dunque la peggiore alchimista della scuola di Salsburg a raggiungere il tanto agognato traguardo o la bocciatura, e dunque l’espulsione dall’accademia, sarà l’unica soluzione possibile per lei?
Tenendo dunque fede a tutte le dinamiche di gameplay viste in quasi trenta anni di Atelier, ovviamente semplificate, dimenticate infatti la varietà e la complessità del sistema alchemico visto in Atelier: Rorona o nei vari episodi di Atelier: Ryza, ci troveremo a raccogliere ingredienti utili per realizzare oggetti di sintesi e, se abbastanza skillati, composti alchemici vari e variegati. Progredendo nella esperienza di gioco (e nell’arco temporale a nostra disposizione) il nostro compito sarà dunque di raggiungere un livello alchemico tale da permetterci il superamento della prova finale
Uguale ma diverso
L’esperienza di gioco offerta da questo Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salsburg rappresenta un atto di amore e riverenza verso le origini della serie, riproponendo in modalità speculare ogni singola dinamica presente nellla produzione originale, targata 1997. Detta caratteristica, mossa da rispetto nei confronti delle origini della serie, e volta a riproporre agli aficionados di vecchio corso, la medesima esperienza ludica, inizia però ad essere però anacronistica.
I ragazzi di Gust, consci di questo “limite” troppo vincolante, rimossero infatti detta feature sin dalle successive iterazioni. Per garantire, inoltre, una fruizione il più amplia possibile, senza la scure del tempo limite, è stata inserita, ad inizio gioco, la possibilità di giocare in una “unlimited mode”, permettendo dunque ai giocatori meno smaliziati di completare il percorso di formazione di Marie in maniera meno stressante e prestando maggiore attenzione alle vicissitudini alchemiche più che al cronometro.
Se, da un lato, questa feature avvicinerà, per quanto possibile parlando di un titolo di quasi trenta anni fa, l’esperienza di gioco a quella dei moderni titoli Atelier, d’altro canto ci troveremo davanti ad una semplificazione che andrà a svilire le caratteristiche trial and error che donarono successo al titolo originale. Per i puristi, invece, sarà comunque disponibile la “normal mode”: a voi, dunque, l’ardua scelta.
Giocabilità (molto) old-school
Che si scelga la modalità classica o la innovativa “unlimited mode”, la giocabilità di Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salsburg non varierà di un millimetro, riproponendo integralmente, senza alcuna variazione od attualizzazione di sorta, l’esperienza ludica del titolo originario.
Ci troveremo dunque ad affrontare, una dopo l’altra, ogni singola giornata, con tutte le attività collaterali, ricerca e raccolta ingredienti, volta alla sperimentazione alchemica e, ovviamente, combattimenti determinati da random encounters, in perfetta guisa J-RPG. L’ingresso e l’uscita dall’atelier alchemico sanciranno, rispettivamente, la fine e l’inizio di ogni singola giornata: nella modalità “classica”, avremo un countdown indicante il numero di giorni mancanti alla fine dle nostro percorso.
Il combat system, cuore secondario del gameplay di Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salsburg, si viene ad inserire nella tradizione della serie, pur con alcune, debite e dovute, differenze. Non pensiate di trovarvi davanti ad un combattimento in tempo reale come quelli presenti nella saga di Ryza: la natura (molto) old gen di questo titolo, datato 1997, ci mette di fronte ad un classico sistema di combattimento a turni.
Come visto in tutti i titoli di quel periodo storico, potremo dunque scegliere di approcciare il nemico di turno con l’attacco base o con una mossa speciale. In alternativa potremo optare per un approccio difensivo o tentare la fuga nel caso le cose si mettessero male. Va da se che questa scelta, effettuata a mo di omaggio al titolo originale, vada a porlo in un limbo sempre più settoriale in cui, volontariamente, gli sviluppatori scelgono di relegarlo.
Valido ma (troppo) antiquato
Che il rilascio di questo remake rappresentasse un espediente per far conoscere ai nuovi giocatori le origini della serie, non ci piove. La realizzazione dello stesso, orientata alla massima fedeltà nei confronti dell’originale, riproposto con qualche minima variazione sul tema, pur vista come una attestazione di devozione mostra però tutti i suoi limiti, ponendo all’attenzione dei nuovi utenti delle meccaniche di gioco talmente vetuste da odorare di stantio.
Passi la matrice enciclopedica di questo titolo e le esigenze di conservazione digitale, ma è impossibile non notare quanto Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salsburg sia un remake pigro, svogliato e meramente autocompiacente. Qualsiasi aspetto del gameplay risulta infatti forzosamente anacronistico, riproposto in modalità 1:1 rispetto alla versione originale, senza nemmeno micro-accorgimenti che avrebbero facilitato la digestione del titolo anche ad utenti meno “vintage”.
Graficamente, invece, il lavoro di pulizia di questo remake da nuova luce al capitolo originale, non stravolgendo l’impostazione natia ma dandole un aspetto nuovo e più gradevole. Nota “stonata” la longevità: pur volendo dedicarsi alla esplorazione matta e disperatissima, non si impiegheranno più di 11-12 ore per portare a termine le peripezie della cara Marie.
La recensione in breve
Atelier Marie Remake: the Alchemist of Salsburg rappresenta un atto di amore verso l'opera originaria. Un remake pigro ed indolente porta sulle nuove piattaforme di gioco la prima avventura della serie Atelier, immutata rispetto alla sua versione originaria, con tutti i malus che questo comporta. Gradevole come incursione enciclopedica nel passato della serie ma poco appetibile per i nuovi videogiocatori, per via di meccaniche di gameplay decisamente datate.
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Voto Game-Experience