Assassin’s Creed Valhalla accoglie la nuova espansione L’Alba del Ragnarok, e questa volta Odino non sarà così clemente!
Che Assassin’s Creed abbia ridefinito, un episodio dopo l’altro, il concetto di esplorazione open world, andando ad affinare meccaniche ultrarodate negli anni ed entrate oramai nella quotidianità di ogni appassionato del credo, è cosa scontata, così come il rilascio, a cadenza annuale o poco più, dell’episodio di turno. Da qualche anno a questa parte, a partire dall’uscita di Assassin’s Creed: Origins, però, questo modus operandi è cambiato, facendoci assistere alla release del capitolo canonico e alla diluizione dell’arco narrativo, mai giunto a compimento nella iterazione originale, in svariati DLC, spacciati come contenuto post-lancio ma, a tutti gli effetti, parte integrante della storyline principale.
Dopo Origins e Odyssey, due ottimi episodi però afflitti da questo “problema”, Ubisoft ha ascoltato le critiche della fanbase inserendo all’interno della versione “liscia” di Assassin’s Creed: Valhalla tutta la storia di Eivor, facendola giungere a canonica conclusione in concomitanza con i titoli di coda.
L’ultimo nato in casa Ubisoft si è rivelata, complice una fascinazione per mondo e mitologia norrena sopra gli standard, la proverbiale gallina dalle uova d’oro, frantumando qualsiasi precedente record di vendita del franchise e questo evento, concomitante con l’annuncio dell’uscita di Assassin’s Creed: Infinity, prossimo titolo canonico del franchise, ad inizio (si spera) 2024, ha fatto si che, per colmare un vuoto troppo lungo da gestire, che si attingesse ancora, utilizzando intelligenti espedienti narrativi, alla pur conclusa storia di Eivor per tornare, nuovamente, a Ravensthorpe, Asgard e compagnia cantante.
L’Alba del Ragnarok, di fatto il primo dlc dell’anno 2 di Assassin’s Creed: Valhalla, rappresenta a tutti gli effetti un contenuto end-game del sopraccitato episodio: come tale andrebbe affrontato solo dopo aver terminato il gioco base, con una potenza di almeno 340 e, soprattutto, per evitare indesiderati quanto presentissimi spoiler inerenti il finale della canonica avventura di Eivor. Sarà comunque possibile catapultarsi, a proprio rischio e pericolo, direttamente nel cuore dell’azione di questo corposo dlc, anche senza avere a dispozione un salvataggio adatto: giocatore avvisato, mezzo salvato. Le visioni di Eivor sono il tres d’union tra valhalla e questo dlc gigante: addormentatosi sotto l’albero di Ravensthorpe, Eivor si trova nuovamente nei panni di Odino, intenzionato a liberare suo figlio, rapito dal gigante di fuoco Surtrs e condotto con la forza a Svartalfheim, uno dei nove regni citati nella mitologia norrena. Giunto in loco Eivor capirà che, pur nei panni di Odino, la missione sarà tutt’altro che facile. Svegliatosi di soprassalto Eivor farà di tutto , ricorrendo all’utilizzo di sostanze psicotrope, per tornare all’interno della sua singolare visione al fine di riportare l’equilibrio nel mondo di Svartalfheim.
“Giunto” nuovamente nel regno, Havi/Odino scopre come le legioni di Muspelheim abbiano assaltato ferocemente lo stesso, massacrandone gli abitanti e constringendo i superstiti alla fuga ed a nascondersi in alcuni rifugi sotterraei. Liberare suo figlio e porre fine, contestualmente, al dominio di Surtr, diventa ora una missione dal doppio target, grazie alla quale provare a riportare la normalità nel mondo di Svartalfheim.
Per far ciò avremo a disposizione, notando in questo caso la natura end-game di questa espansione, se comparata con i dlc della “Season one” di Assassin’s Creed: Valhalla, un personaggio a tutto tondo, perfettamente caratterizzato, tanto come carattere quanto a brada potenza di fuoco. Trovandoci, per la prima volta, a confronto con un mondo completamente ultraterreno, popolato da potentissime creature, sarà necessario infatti ricorrere a dei poteri “divini” per aver ragione di tutto questo immenso bestiario. Questi poteri verranno canalizzati ed attivati mediante l’utilizzo del “Predatore di Hugr”, un dispositivo nanico capace di “rubare” il potere speciale del nemico appena ucciso e permettere all’Havi di utilizzarlo per fare piazza pulita dei nemici o per creare dei diversivi grazie ai quali sfuggire alla talvolta eccessiva, almeno nelle prime fasi di gioco, potenza dei nostri oppositori. L’utilizzo di questo marchingegno nanico rappresenta la principale novità de “L’Alba del Ragnarok” quanto a Gameplay, rendendone l’utilizzo, inizialmente limitato a due soli slot (per altrettanti poteri) fondamentale per risolvere una serie di enigmi e, soprattutto, per variare in modo significativo un gameplay praticamente perfetto e rodatissimo come quello già visto in Assassin’s Creed: Valhalla. Ed è qui che scoviamo la prima “magagna” di questo dlc extra-size: essendo tarato come contenuto end-game, arrivarci con un personaggio completamente potenziato, dopo qualche ora di “pratica” sarà praticamente impossibile essere battuti, complice un arsenale, disposto nel mondo di gioco e l’uso dei poteri conferiti dal “Predatore di Hugr”, andando a svilire il senso di sfida generale e rendendo la peregrinazione ne “L’Alba del Ragnarok” una mera dimostrazione di forza bruta: paradossalmente questa espansione esprime al meglio le sue potenzialità se affrontata con un personaggio non-endgame o iniziando una nuova partita e selezionando l’espansione al posto del gioco canonico dal menù principale. Va da se che il potenziamento delle abilità di Odino permetterà al nostro Havi di incanalare favolose quanto spettacolari combo che, se da un lato renderanno più confusionari gli scontri, dall’altro li tramuteranno in coreografici combattimenti.
Senza voler incorrere in fastidiosi spoiler, che rischierebbero di rovinare la fruizione di questa espansione, la main quest di L’Alba del Ragnarok, che ci terrà compagnia per poco più di 15 ore (abbondantemente raddoppiabili qualora decideste di seguire quest secondarie e dedicarvi all’esplorazione), rappresenta il preludio, come facilmente intuibile dal titolo stesso, per la fine dei nove regni, per il tanto sbandierato e temuto Ragnarok risultando, di fatto, il primo tassello di un nuovo arco narrativo che ci terrà compagnia per tutta questa season 2 di Assassin’s Creed: Valhalla, per traghettarci ad Assassin’s Creed: Rift o, chissà, direttamente ad Infinity, Il livello della narrazione risulta essere, seppure di poco, inferiore a quello visto in Assassin’s Creed: Valhalla, lasciando aperte tante domande e liquidando frettolosamente personaggi che avrebbero meritato maggiore approfondimento: confidiamo però questo sia solo l’appetizer per una futura evoluzione nelle prossime iterazioni narrative di questa season 2.
Cosa importantissima, nell’arco narrativo de L’Alba del Ragnarock non vengono trascurati ISU e collegamenti narrativi al presente e al passato della serie proiettando, di fatto, il franchise verso le sue nuove incarnazioni. Toccherà dunque attendere la prossima espansione per approfondire e, speriamo, svelare macchinazioni e trame ordite dagli ISU nei cofronti della umanità.
Differenza sostanziale tra il gioco base e questa espansione è la mappa: mentre, in guisa degli ultimi capitoli, in Valhalla la mappa era immensa ed esplorabile orizzontalmente da parte a parte, in L’Alba del Ragnarok ci troviamo di fronte ad un mondo di gioco rarefatto e sviluppato verticalmente, molto più piccolo ma, non per questo, meno piacevole da vedere, anzi: l’alternanza tra lande di fuoco, mondi di ghiaccio, rifugi nanici e roccaforti da scalare, in cima alle montagne rappresentano un colpo d’occhio realmente piacevole ed appagante, tanto alla vista quanto in ambito di puro e semplice gameplay. Talvolta risulterà seccante scalare per interi minuti altissime asperità, disposte solo per “allungare il brodo” più del dovuto ma, in questo caso, risulterà vitale una delle abilità del Predatore di Hugr, grazie alla quale potremo tramutarci in un corvo, abbreviando così questi fastidiosi interludi e lanciarci nuovamente nel cuore dell’azione che, al netto di tutto, potrà essere condotta tanto improntandola allo stealth quanto alla violenza più brutale e sfacciata.
Gradevole aggiunta ad una già pingue offerta ludica giunge mediante la modalità “Arena delle Valchirie”, in cui potremo combattere liberamente al fine di prendere dimestichezza con il nostro Havi e riuscire a potenziarlo debitamente, per garantirgli un accesso più indolore possibile alle sfide di L’Alba del Ragnarok.
La recensione in breve
Assassin’s Creed Valhalla – L’Alba del Ragnarok rappresenta un contenuto imprescindibile per tutti i fan delle avventure di Eivor, che troveranno, in questo mega-dlc, 15-20 ore di gioco aggiuntive che permetteranno loro di addentrarsi ulteriormente nella lore di Assassin’s Creed: Valhalla, ponendo le basi per quello che sarà l’arco narrativo della season 2. I nuovi potenziamenti si integrano perfettamente con il gameplay già visto nell’episodio base, donando però maggiore elasticità ad un sistema di combattimento ed interazione che, altrimenti, sarebbe risultato stucchevole, per quanto coreografico e spettacolare. La virata Fantasy di Ubisoft fa si che L’Alba del Ragnarok si trasformi in una spettacolare incursione nella mitologia norrena, cui qualsiasi fan del credo difficilmente potrà sottrarsi, vista anche la presenza di trama ISU che va ad evolvere la narrazione più importante tra quelle presenti nella serie. L’Alba del Ragnarok, viene vessato solo ed esclusivamente da una difficoltà troppo bassa se affrontato con un personaggio end-game: la presenza del Predatore di Hugr, inoltre, contribuisce a fiaccare ulteriormente il livello di sfida.
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Voto Game-Experience