Dall’uscita di Anthem sono passati quasi due anni. Adesso pare che il futuro rilascio di Anthem Next sia a rischio: vediamo i pro ed i contro in questo speciale.
Ne passa di acqua sotto i ponti, e dall’uscita inizialmente buona e poi rivelatasi disastrosa di Anthem sono passati oramai due anni. Due anni in cui di Anthem (e del suo rilancio, chiamato Anthem Next ) si è sentito parlare a sprazzi, colpevoli anche i continui allontanamenti del personale di BioWare, tra cui l’executive producer Christian Dailey. Breve parentesi: Anthem è stato rilasciato a inizio 2019 e presentato come un action-RPG MMO rivoluzionario che avrebbe cambiato il mondo del multiplayer, continuando a evolversi nel tempo con l’aggiunta di contenuti e di nuove storie. Non è passato molto tempo prima che l’impianto generale apparisse da subito incompleto e mancante di contenuti sufficienti a tenere i giocatori sul pezzo, specialmente in vista di un endgame povero e di un titolo tutt’altro che dinamico, dove la ripetizione ha fatto fin da subito da padrone. I vari problemi segnalati legati ai bug ed ai limiti di struttura al momento del lancio hanno fatto purtroppo di questa “promessa” un’occasione mancata. L’ammontare di risorse impiegate nel cercare di risolvere alcune lacune ha fatto sì che BioWare ritardasse continuamente il rilascio di aggiornamenti sostanziali dopo il lancio. Questo apparente spreco viene ora rimesso in discussione dagli stessi sviluppatori in vista del rilancio di Mass Effect con la Legendary Edition, che sembra aver ottenuto molta più visibilità e assicurato una certa entrata economica, recuperando dal fallimento di Andromeda.
Da quello che sapevamo fino a pochi giorni fa, il team stava difatti pianificando una revisione lenta e costante che cercasse di mantenere alti gli animi, rispettando le promesse fatte inizialmente senza intaccare la visione del gioco dall’ottimo impianto tecnico ed estetico. Ma allo stesso tempo, molti dei contributori e dei game designer avevano già lasciato BioWare fomentando il caos nello studio, già particolarmente provato dallo sviluppo difficoltoso di Anthem. Questo ha fin da subito creato dei dubbi sulla veridicità di questo rilancio. Negli ultimi giorni il dubbio si è consolidato a fronte alla dichiarazione di BioWare che afferma di essere indecisa sull’investire risorse per riportare alla luce il titolo con Anthem Next. Eviscerare il prodotto con i suoi pregi e difetti per dargli la gloria promessa renderebbe necessario moltiplicare gli sforzi del personale, aumentarlo, investire quantità di denaro esorbitanti. Vale davvero la pena di farlo?
No Man’s Sky è il paragone che salta subito all’occhio, un esempio di redenzione a lungo termine, così come l’attuale e agonizzante processo per cui sta passando Cyberpunk 2077, in continua fase di miglioramento. Piccoli passi su titoli che sono stati spinti da una errata gestione della pubblicizzazione, probabilmente fomentata dal circolo vizioso e indissolubile tra promesse degli studios e hype del pubblico che tende a crearsi molte aspettative, ulteriormente ampliate in risposta ad ogni nuovo trailer o news, vera o falsa che sia. Non vogliamo ovviamente addentrarci troppo nell’argomento degli ampliamenti poichè le implicazioni economiche sono a noi sconosciute. Quello di cui vorremmo trattare sono i motivi per cui forse varrebbe la pena salvare un progetto considerato fallimentare, oppure quelli per cui sarebbe meglio accantonarlo passando oltre. Una semplice valutazione dei pro e dei contro di un videogioco che comunque è stato parzialmente revisionato (anche se non radicalmente) dalla sua iniziale uscita.
Perchè mantenere vivo Anthem Next? E perchè dimenticarlo?
Partiamo con ordine indicando i punti di forza di Anthem. Indiscutibilmente, il titolo godeva (e ancora gode) di un comparto estetico fuori dall’ordinario, anche se non rivoluzionario. La bellezza delle armature è di poco inferiore a quanto visto nelle demo girate col motore di gioco; la loro fluidita e la versatilità rendono solido il gameplay che si piega alle leggi del giocatore: quando questo vuole sparare, il lato da shooter del titolo funziona in maniera soddisfacente, mentre quando si preferiscono dispositivi tecnologici che sfruttano meglio le diversità peculiari tra gli Strali, anche queste vengono ben implementate per funzionare al meglio. Se il giocatore vuole volare, gli elementi di level design e lo sviluppo verticale rendono l’attività perfettamente fattibile e coinvolgente, permettendo di esplorare le ambientazioni che, per quanto semplici, risultano funzionali. Persino l’impianto della storia non è affatto malvagio: c’è dialogo, ci sono personaggi portanti e secondari interessanti, degni di nota. Alcuni colpi di scena sono arguti e ben costruiti, rendendo fattibile fino ad un certo punto la fusione tra impianto da single player e da MMO.
Ma… conosciamo da sempre l’abilità di casa BioWare nel confezionare storie prettamente single player che coinvolgano il giocatore. Forse uno dei fattori meno riusciti di Anthem è stata proprio questa tentata fusione da parte di un personale che da anni lavora su modalità e sviluppi da giocatore singolo, che ha cercato di portare questa intera sezione narrativa in un MMO. Il risultato è, come dicevamo prima, una storia interessante ma troppo diluita tra le sessioni di combattimento, che si perde e rotola via come una palla di fieno nel caldo vento del deserto. Inoltre non c’è modo, per chi non abbia reale interesse, di saltarla e dedicarsi solamente allo shooter, al volo e all’utilizzo di abilità disimpegnato: è obbligatorio passare da ogni singolo personaggio con cui sia necessario parlare prima di ricominciare a muoversi. Spesso vengono introdotti PNG con un certo peso che poi cadono inesorabilmente nel dimenticatoio, a favore di altri non propriamente tridimensionali e riusciti. Con un’ambientazione così particolare ci si aspetterebbe una lavorazione grafica degli interni e degli esterni degna di nota, ed in un certo senso così è stato – a parte alcune texture che non caricano bene, la qualità rimane molto alta. Ma quando si parla di densità di oggetti nelle aree è tutta un’altra storia: all’interno di Fort Tarsis sicuramente è meno percepibile grazie alla presenza di vari PNG di contorno, a corridoi abitati e banchetti, ma fuori dalla zona della città tutto quello che troviamo è spolpato, costituito da scenario fine a sè stesso. Certo, la presenza della vegetazione e di altre (poche) strutture aiuta a sorpassare questo difetto, ma non cambia sostanzialmente il gioco che rimane vuoto. Dopo nemmeno un paio d’ore, quando l’iniziale epifania del volo comincia a calare, si realizza davvero quanto Anthem sia ripetitivo, fatto da missioni ridondanti limitate al massacro indiscriminato e alle prove di velocità. Sempre parlando di missioni, forse ciò che ha fatto più indignare il pubblico è stata la gestione delle ricompense incapace di interessare il giocatore sul lungo periodo. Il difetto è talmente marcato da risultare in un vero e proprio suicidio, che ha portato molta utenza al definitivo abbandono del titolo e potrebbe convincere anche gli sviluppatori a farlo, a fronte di un costo di rinnovo elevato.
Con titoli in confronto sempre più performanti e competitivi, sia pur (in apparenza) meglio confezionati, è facile tirare le somme e scoprire a conti fatti che Anthem Next potrebbe non essere più quello che i giocatori vogliono, nè quello che BioWare vuole continuare a fare. Forse la componente fantascientifica è troppo poco marcata a fronte di titoli di maggior successo come Mass Effect; forse quella fantasy resta sullo sfondo rispetto al ben più famoso Dragon Age – considerazioni alle quali si aggiunge la componente esclusivamente multiplayer che può essere affrontata privatamente o in cooperativa, ma che comporta sempre la necessità di connettersi con caricamenti dolorosamente lunghi per un prodotto odierno. Quale sia il caso, rinunciare al supporto promesso per EA equivarrebbe a gettare i risparmi dei videogiocatori nella spazzatura, a cancellare gli sforzi fatti per creare un mondo immaginario che avesse qualcosa di nuovo e di bello da offrire – e allo stesso tempo impedirebbe di sacrificare ulteriore tempo in una mossa masochista, riportando in vita un videogioco abbandonato a sfavore di produzioni maggiori puntate su altri lidi.
Non è facile dare una risposta, pur analizzando in termini di pro e di contro la prossima mossa su Anthem Next. Purtroppo molti elementi portano a pensare ad uno sviluppo negativo della situazione, ma non è detto che BioWare non decida alla fine di mantenere il gioco adeguandolo nei limiti del possibile al mercato, normalizzandolo alla massa e nient’altro. Speriamo solo che, in caso di nuovi interventi, i giocatori siano disposti a passare sul cattivo nome che il titolo si è fatto nel tempo.