Siamo stati invitati all’evento organizzato da Sony in quel di Milano per mettere le mani in anteprima sull’atteso God of War: un titolo emblematico, appartenente ad una storica serie che da sempre rappresenta le console Sony. Non è mai stata una saga “best seller” nel significato più commercialmente viscerale del termine, ma l’opera dei ragazzi di Santa Monica Studio ha segnato un’epoca di action fast paced che “toglieva lo scettro” di mano a più note produzioni nipponiche. Il primissimo God of War su PS2 mi colpì profondamente per svariate ragioni: quei 60 fps granitici a schermo anche in situazioni concitate, modelli poligonali stupendi, un gameplay solido e terribilmente esaltante. Passano gli anni (in questo caso i decenni) e ci ritroviamo a parlare di un gioco con lo stesso titolo, ma che segna l’inizio di una nuova era per il brand. Riuscirà anche questo God of War a stupire come ha fatto il suo ancestrale omonimo?
Ho avuto la possibilità di giocare per circa due ore e mezza: un tempo decisamente lungo, segno di una positiva sicurezza da parte del team di sviluppo nel mostrare il gioco in modo preciso ed ampio. Prima di inoltrarmi nella descrizione di ciò che ho visto, vorrei precisare una cosa importante: sono un fan della saga dagli albori e mi sono avvicinato a questo nuovo God of War con un ampio quantitativo di pregiudizio. Quando ho potuto ammirare per la prima volta il reveal trailer del gioco all’E3 ero basito, il primo pensiero che ha percorso la mia mente è stato “Cosa stanno facendo? Sono impazziti? Questa roba non è God of War!”. Mai come in quest’occasione ho avuto modo di rivedere in modo completo la mia opinione.
Il gioco si presenta come un action/adventure dai combattimenti molto impegnativi, nonostante i ritmi di gioco siano molto lontani dai capitoli precedenti ed “originali” della serie. Se dovessi fare un esempio specifico per spiegare a qualcuno come si presenta il combat system porterei di certo ad esempio quello visto nella serie Batman Arkham: in effetti sono molte le similitudini, ma andiamo con ordine. Kratos, una volta terminata la scena introduttiva, si ritrova a guidare il suo giovane figlio a caccia: il ragazzino sembra molto sicuro di sè ma presto mostra tentennamenti nella difficile impresa di uccidere esseri viventi. Kratos dunque, con la sua classica capacità diplomatica, impone al figlio di dedicarsi con più determinazione all’impresa per dimostrare di essere “pronto” ad intraprendere un viaggio insieme a lui. La tranquilla caccia si interrompe bruscamente quando un enorme e mostruoso troll irrompe sulla scena, probabilmente attirato dalla possibilità di acchiappare un facile pasto con il cervo appena ucciso dal duo. Il resto del gioco è esplorazione, combattimento contro draugr non morti, sensazioni intriganti offerte da cutscenes ed ambientazione. E’ difficile inizialmente scuotersi di dosso il “feeling da Skyrim” mentre si vaga per montagne innevate, foreste di conifere e caverne gelide: presto si intravede l’anima personale di questo strano God of War ed è chiaro l’intento degli sviluppatori. E’ decisamente un nuovo inizio, senza però snaturare ciò che è stato visto in precedenza: Kratos è sempre Kratos nonostante sia visibilmente più vecchio e meno motivato, i combattimenti sono incentrati su furiose combo e l’utilizzo sapiente dell’ascia Leviathan.
La parte narrativa mi ha convinto decisamente, mostrando situazioni molto particolari e ben strutturate nonostante le molte domande rimaste senza risposta. Ciò che invece mi ha più colpito e catturato è la parte relativa ai combattimenti: ho scelto di intraprendere l’avventura a livello di difficoltà “hard” e sono stato ampiamente ripagato con scontri punitivi e nemici ostici. Si gioca molto sulla rapidità di riflessi, sullo studio del terreno di scontro e sul capire quali attacchi usare in un determinato momento. Segnalini a bordo schermo identificano nemici alle spalle ed ai lati di Kratos, suggerendo anche la natura del pericolo: segnalini gialli mostrano nemici nelle vicinanze, segnalini rossi avvertono di un imminente attacco corpo a corpo, segnalini viola invece identificano un attacco a distanza in avvicinamento. L’ascia Leviathan può essere lanciata e conficcata nei corpi dei nemici per congelarli, oppure usarla come una sorta di “boomerang” lanciandola e richiamandola rapidamente per danneggiare a distanza i mostri. Un’arma versatile che si abbina allo scudo buckler a comparsa utile per bloccare attacchi ed eventualmente stordire i nemici se la parata avviene all’ultimo momento. Molto interessante anche la barra dello sfiancamento presente sotto alla barra degli HP nemici: se portata al massimo permette una presa letale (e violenta) che ucciderà istantaneamente il malcapitato. Il combat system in generale sembra assai raffinato ed equilibrato, accompagnato dalle molteplici variazioni offerte dal menu dell’equipaggiamento e delle rune utilizzabili per potenziare la Leviathan con nuove mosse.
A livello estetico siamo su livelli molto alti: la direzione artistica sa il fatto suo e le splendide ambientazioni nord-europee sono accompagnate da una colonna sonora perfettamente in linea con le grandiose melodie apprezzate nei precedenti capitoli. Un gioco davvero curioso questo God of War, un interessante reinterpretazione delle avventure di Kratos che mi ha convinto inaspettatamente. Ora dovete solo attendere la nostra recensione!.
Aspettative:
- Scontri impegnativi, che non facciano rimpiangere i ritmi concitati dei predecessori
- Una storia al tempo stesso “moderna” ma coerente con le radici della serie
- Longevità appagante e gameplay sfaccettato
Dubbi:
- Scontri troppo cinematografici e poco interattivi
- Modalità aggiuntive per incrementare la longevità?
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