Dal debutto, avvenuto il 20 marzo 2020, Animal Crossing: New Horizons ha incontrato un accoglienza eccezionalmente calorosa da parte di critica e pubblico.
C’è però una polemica che, a poco a poco, sta emergendo dalla comunità di giocatori, in modo particolare quelli residenti in Cina.
Non è mistero come la popolazione cinese abbia, nella storia recente, subito delle vessazioni da parte del governo, in particolar modo legate alle proteste verificatesi a Hong Kong, che dal 2019 è al centro di una serie di manifestazioni scatenate dal disegno di legge sull’estradizione di latitanti verso paesi dove non ci sono accordi di estradizione.
Voi potreste chiedervi, giustamente, “cosa centra tutto ciò con Animal Crossing?”. La risposta è sempre: i recenti accordi commerciali di Nintendo stretti con Tencent per la distribuzione di Nintendo Switch su suolo cinese.
Il problema sorge con Animal Crossing: New Horizons, che è divenuto terreno fertile per molti cittadini cinesi ove dare vita a delle vere e proprie proteste virtuali a sostegno della legittimità della lotta dei cittadini di Hong Kong.
Questo fatto ha subitamente messo in allarme il governo cinese, storicamente noto per la sua scarsa democraticità su simili questioni, al punto che Animal Crossing: New Horizon non risulta ora più acquistabile in Cina, vedendosi rimuovere anche dall’eShop.
Da parte di Nintendo non vi è ancora stata alcuna reazione a riguardo, e non è noto se tale reazione mai ci sarà, e in caso è parimenti ignoto in cosa suddetta reazione potrebbe consistere.
Senza dubbio si tratta di una questione estremamente delicata, resa ancor più grottesca per il modo in cui ha saputo coinvolgere un gioco pacifico e ricco di buoni propositi come Animal Crossing.
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