Se questi ultimi 5 anni si potessero riassumere utilizzando un solo meme, probabilmente utilizzerei quello che vede il compianto Robin Williams nei panni di Alan Parrish in Jumanji, ridanciano e con sguardo spiritato urlacchiare “In che anno siamo?”. Tale meme viene spesso utilizzato per schernire la tendenza alla nostalgia di ritorno, al revival spesso (troppo spesso) utilizzato per ottenere facile hype e facili vendite riportando in vita franchise dei tempi andati ed a volte persino dimenticati.
Oggi però parliamo di un evento assai importante che segna la resurrezione (è proprio il caso di dirlo) di un brand che, in realtà, è vivo e vegeto nel panorama dei GDR live e cartacei. Ce lo dimostrano anche recentemente, nel modo più sbagliato possibile, le “meravigliose” testate nostrane che non perdono occasione per sparare qualche idiozia sulla presunta pericolosità dei giochi di ruolo per i nostri poveri figli facili da traviare. Ma passiamo oltre.
Era il 1991 quando venne rilasciata la prima edizione del gioco di ruolo Vampire the Masquerade: un’ambientazione estremamente matura, gotica ed horror che si inserisce perfettamente nel tessuto sociale di un ventennio (anni ’80 e’90) unico nel suo genere per i sentimenti da “fine secolo/fine del mondo”. Un modus vivendi che ha contribuito anche alla nascita ed al successo di generi musicali dai temi oscuri come darkwave, metal e punk. Vampire the Masquerade si è mosso nel sottobosco della società dell’epoca generando una schiera di appassionati sia alla versione cartacea sia della versione “live”, ovvero interpretazione dal vivo del proprio personaggio con tanto di vestiario e quant’altro. Poi arriva Redemption.
Correva l’anno 2000 e personalmente “mi fa stranissimo” notare quanti anni siano passati dal lancio del primo videogioco con contenuti ufficiali del marchio World of Darkness. Un action/RPG dal gameplay con alcune sbavature ma dotato di strumenti decisamente fenomenali per l’epoca come il “Narrator Mode” che permetteva, tramite il download (non senza problemi di velocità, considerata la connessione 56k di quel periodo) di modelli poligonali e mappe create da appassionati, di creare la propria avventura GDR narrata in tempo reale.
Personaggi ben caratterizzati, un cast di doppiatori all’avanguardia (Claudio Moneta, Marco Balzarotti, Giorgio Melazzi, Roberta Gallina per citarne alcuni) ed un comparto grafico che ai tempi faceva gridare al miracolo. Non bastò tuttavia a salvare dalla “morte ultima” (chi conosce Vampire the Masquerade capirà meglio di altri) Nihilistic Software, casa produttrice defunta dopo alcuni anni di insuccessi e giochi dimenticabili.
Nel 2004 i vampiri tornano ad invadere i nostri PC con Vampire the Masquerade: Bloodlines, titolo considerato per certi versi migliore rispetto a Redemption ma, in definitiva, un gioco dai mille difetti che riusciva a restare a galla solo grazie al comparto narrativo che gettava (ovviamente) le sue radici nel complesso mondo politico del GDR originale. Un “capolavoro mancato” per alcuni, un erede mediocre di Redemption per altri (compreso il sottoscritto) che non riesce ad emergere a causa di un gran numero di mancanze. Un mondo più aperto rispetto al predecessore, grafica migliorata ed un maggior numero di possibilità fanno a botte con parecchi problemi tecnici ed un gameplay non proprio entusiasmante.
Adattare un GDR ad un videogioco non è semplice, così come discorsi simili si sono sentiti per anni (e spesso a ragion veduta) a riguardo della trasposizione videoludica di film e cartoni animati. Altro gioco, altra software house deceduta, come se fosse quasi una “maledizione vampirica”: gli sviluppatori di Troika Games chiudono i battenti l’anno successivo al lancio del gioco.
Oggi cambia tutto, in tutti i sensi. Come un fulmine a ciel sereno arriva l’annuncio: a distanza di ben 15 anni (è una VITA, non so se ve ne rendete conto) il brand Vampire the Masquerade torna sotto i riflettori con Bloodlines 2. Il lancio dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2020 e questa volta se ne occuperanno gli sviluppatori del team Hardsuit Labs con la partecipazione dell’acclamato storywriter Chris Avellone, celebre per aver già maneggiato la trama di svariati videogiochi derivati da GDR cartacei come la serie Baldur’s Gate/Icewind Dale. E’ curioso notare come i due vecchi titoli della serie Vampire the Masquerade siano diventati “cult” nonostante performance di vendita e critica decisamente mediocri: molti attendevano un annuncio di questo tipo e siamo di fronte a qualcosa che potrebbe, potenzialmente, cambiare la vita del brand per le sue trasposizioni videoludiche.
Oltretutto si tratta del primo titolo di questo franchise che sbarcherà su altre piattaforme: sia Redemption che Bloodlines infatti sono stati rilasciati esclusivamente per PC. Le prime immagini del trailer mostrano una certa cura riposta nei modelli dei personaggi e nel creare un ambiente oscuro da metropoli decadente. Quali sono i rischi? Vampire the Masquerade è un brand complesso, ricco di politica, sfaccettature e fascino assai difficili da trasportare efficacemente in un videogame.
E’ davvero possibile raccontare dei terribili poteri oscuri del clan Tremere, della società sotterranea Nosferatu, della depravazione artistica dei Toreador, della fredda efficienza degli Assamiti in un solo prodotto videoludico? Avellone ha una bella gatta da pelare, nessun dubbio. Ma se le cose dovessero andar bene, questa è senza dubbio la miglior possibilità che il brand Vampire the Masquerade ha per ottenere un posto al sole (virtualmente, per ovvie ragioni di sopravvivenza fisica) nel mondo dei videogiochi. E personalmente mi auguro di cuore che sia così: ora dobbiamo solo attendere un anno per capire se il freddo corpo dell’anziano brand verrà risvegliato dal torpore.