Il piccolo robottino protagonista di Astrobot lo avevamo già trovato all’interno della Playroom VR, quell’insieme di applicazioni gratuite rilasciate da Sony per offrire alcune demo tecniche e giochi di gruppo con cui fare pratica con il VR. Di quelle applicazioni, una ritorna ora con Rescue Mission per mostrare come il VR stia diventando una tecnologia matura.
Astro Boy era quello di Osamu Tezuka
Soffermiamoci brevemente sulla trama, che si limita ad offrire un banale pretesto per lanciarsi in azione, al pari di molti platform. Similmente a come l’idraulico baffuto deve ogni volta salvare stelline o principesse dall’intervento del cattivo, anche il piccolo Bot deve recuperare tutti i robottini suoi amici dopo che questi sono stati dispersi da un marziano malvagio.
Una volta iniziata l’esplorazione di uno dei cinque mondi disponibili, l’incanto inizia e fa presto scordare l’esigua narrativa. Il giocatore segue l’azione osservando il robottino a distanza, ma senza contare su di una telecamera mobile. Il bello della tecnologia VR difatti sta proprio nell’essere noi, spostando semplicemente la testa e guardandoci attorno, a poter orientare la visuale e decidere dove seguire gli spostamenti del protagonista. Questo aspetto infatti è stato implementato in modo eccezionale, senza limitarsi ad amplificare la sola spettacolarità, ma diventando anche un elemento ludico indispensabile. Alcuni passaggi su cui Astro dovrà passare richiederanno difatti di seguire l’azione girandoci da ogni lato serva per accompagnare il robottotino; dove lui va, noi ci voltiamo e lo comandiamo per portarlo illeso sino alla conclusione del livello. Su questo aspetto bisogna specificare come il level design sia estremamente curato, non solo per risultare divertente da giocare, ma anche per enfatizzare ogni singola inquadratura potenziata dalla realtà virtuale.
Il robot più simpatico del mondo dei platform
Molteplici passaggi infatti sono studiati per risultare creativi e divertenti nel combinare esplorazione e interazione, inserendo in ciascuna area delle idee particolari e gradevoli con cui offrire uno spunto ludico apprezzabile da chi voglia un platform con la “P” maiuscola. Altri invece offrono momenti di puro spettacolo, facendo ubriacare l’utente grazie prospettive che nessun televisore 4K può riprodurre. Astro Bot Rescue Mission pone il giocatore in una posizione davvero centrale all’interno dell’azione e pur non essendo direttamente coinvolto, la sua vicinanza al robottino e al mondo è tale da lasciare a bocca aperta.
Ci si sente sovrastati quando qualcosa di enorme si sposta fluidamente sopra di noi mentre teniamo il passo del nostro eroe. Rimaniamo intimoriti dalla stazza di un boss, oppure sbirciamo dietro ogni angolo per scorgere un’altro robot da salvare o qualche bonus che ancora ci è sfuggito, senza trascurare il senso di altezza ricreato in moltissimi passaggi. L’insieme complessivo è quindi ben progettato anche per intrattenere gli amanti dei platform, i quali troveranno spunti interessanti di cui la realtà virtuale sarà un coadiuvante e non un palliativo. I combattimenti con i boss finali sono anch’essi soddisfacenti e studiati per mettere alla prova il giocatore, il quale dovrà superarne gli attacchi usando la giusta combinazione per vincere. Forse una difficoltà più blanda caratterizza i livelli che compongono ogni mondo, tuttavia questo difetto sembra essere comune alla stragrande maggioranza dei platform 3D in uscita negli ultimi anni (nessuno esente, che sia Ratchet, Mario Odissey o Sonic Forces), forse desiderosi di rendersi accessibili per i giovanissimi, senza però garantire una sfida all’altezza dei veterani di questo genere.
Diventa ripetitivo ripetere “killer app per la VR” dopo Firewall? Eppure….
La longevità si assesta intorno alle sei ore circa, un lasso non elevato ma proporzionato ad un gioco in vendita a prezzo ridotto e che implementa una realtà virtuale di qualità così elevata. Per ottenere del divertimento extra comunque non mancano gli incentivi: sono presenti delle sfide aggiuntive da sbloccare, così come monete e altre amenità da raccogliere lungo i livelli. Per ottenere il 100% bisognerà darsi da fare per raggiungere ogni angolo, mettendo ulteriormente in mostra un level design creativo. Il lato platform rimane sempre preciso e affidabile e ogni salto o manovra denota una giocabilità egregia.
Il valore dell’intero gioco quindi non poggia sulla semplice esperienza VR, ma ha basi platform solide, che sarebbe interessante valorizzare anche in un progetto non dedicato a questa tecnologia. Dalle fila dello studio di prima parte Sony dei Japan Dev sono fuoriusciti spesso titoli estremamente interessanti, originali e curati, anche se spesso non valorizzati da campagne pubblicitarie atte a farli conoscere come si deve. Viene da pensare a Gravity Rush 2, traghettato sull’ammiraglia PS4 per restare in ombra nonostante avesse molto più da dire rispetto a parecchie altre esclusive. La pubblicazione di Astro Bot infatti non è accompagnata da squilli di fanfare, nonostante dovrebbe esserlo, ma non fatevi ingannare da ciò: siamo di fronte un titolo che potrebbe spingervi il visore in fronte magari anche a discapito di qualche Tripla-A autunnale più blasonato.
Pro
- Uno dei migliori giochi in VR pubblicati sino ad ora
- Sezioni platform ben realizzate
- Level design di buona qualità
Contro
- La sfida non è sempre elevata per gli appassionati