Per il mondo dei videogiochi i dinosauri hanno avuto un ruolo analogo a quello degli zombie, diventando figure capaci di lasciare una traccia ben profonda nell’immaginario collettivo. Nonostante il pubblico più giovane abbia sempre tenuto alta la considerazione per queste creature, la vera spinta alla loro popolarità è arrivata con Jurassic Park e da lì in poi, per qualche tempo, fu un fiorire continuo.
Velociraptor arcade
Nello stesso anno in cui Spielberg porta i dinosauri al cinema, Capcom fa lo stesso nelle sale giochi con Cadillac&Dinosaurs, un picchiaduro a scorrimento simile a Final Fight, tratto dal fumetto Xenozoic Tales edito da Dark Horse. Il fumetto proponeva una storia post-apocalittica, in cui l’umanità perdeva il dominio sul pianeta Terra a favore dei rettili; questo presupposto da fantascienza “camp” giustifica come possano convivere nella stesso titolo le macchine simbolo dell’America da Happy Days e i dinosauri. Anche se la gran parte dei nemici erano umani, capitava di dover affrontare a mani nude raptor e affini, il tutto con l’immediatezza che ha reso godibile il genere a scorrimento.
Grazie alla sua giocabilità e all’ambientazione originale, il cabinato divenne abbastanza diffuso nei bar, nonostante fosse un prodotto ancora molto essenziale nella grafica e nelle meccaniche, più vicino al vecchio Final Fight che non ai successori di quel periodo. Capcom avrebbe espanso il filone l’anno successivo con un altri prodotti su licenza che giravano sulla nuova scheda Cps2: Alien vs Predator e Dungeons & Dragons.
Su licenza ufficiale di Jurassic Park sempre nel 1993, usciva lo sparatutto su binari conosciuto semplicemente come “Jurassic Park – Arcade”, pubblicato da Sega. Il titolo fu sviluppato dallo studio Am3 (i creatori di Sega Rally e Manx TT) ma era un approccio ancora acerbo al genere; il ritmo sin troppo frenetico lasciava poco spazio per la precisione, puntando tutto sullo sparare all’impazzata a qualunque cosa si muovesse su schermo. Il cabinato utilizzava una specie di joystick per comandare il mirino anziché la tipica light-gun e vantava un sedile con sospensioni. Però il successo migliore di Sega in questo campo sarà Virtua Cop (targato Am2, autori di Virtua Fighter e Daytona), che grazie al sensore ad infrarossi della pistola integrata al cabinato, permetteva di poter sparare con precisione e maturare un gioco più attento e meno caotico.
Triceratopi multipiattaforma
Negli anni 90 un titolo multipiattaforma sovente era qualcosa di completamente diverso a seconda di dove veniva pubblicato. Su Super Nintendo Jurassic Park era un gioco esplorativo con visuale dall’alto in stile Zelda, dove il giocatore impersonava Alan Grant alla ricerca di una via di uscita da Isla Nublar. Il seguito, Chaos Continues, invece era un “corri&spara” come Metal Slug e Contra (o il più recente Hard Corps Uprising per Ps3 e Xbox360).
Su Mega Drive invece JP diventa un platform in cui si controlla sempre Alan Grant durante la fuga dalla giungla al centro visitatori. La curiosità è che in alcuni livelli è possibile giocare nei panni di un velociraptor che dà la caccia al buon dottore. Anche il 16 bit Sega può vantare un cambio di meccaniche nel suo seguito: Jurassic Park Rampage difatti è un misto tra platform e azione più simile a Bionic Commando e Rolling Thunder (altra saga dell’era Genesis).
Complice di questa libertà è la diversa responsabilità artistica dei titoli (rispettivamente Ocean per SuperNes e Blue Sky con Interplay per Mega Drive), ma non era infrequente che nello stesso periodo due giochi fossero diversi a seconda della console di uscita e vivessero sotto lo stesso marchio, mantenendo alto l’interesse del pubblico (vedi Shadowrun). Decisamente in controtendenza con l’abitudine odierna di far gestire una licenza ad un solo studio, il quale sovente sviluppa un titolo multipiattaforma identico su ogni sistema. Ma questa è un’altra storia.
Stegosauri combattenti
A cavallo tra console 2d e 3d venne rilasciato Primal Rage: picchiaduro ad incontri che si proponeva al pubblico di Mortal Kombat per il suo alto tasso di violenza e per le animazioni realizzate in Stop-Motion. A tenere alto il visto censura erano le Fatality e la possibilità di mangiare gli esseri umani, i quali incitavano nel fondale le divinità-animalesche del proprio avversario. Pur vivendo all’ombra di Mortal Kombat, Primal Rage ebbe il suo quarto d’ora di celebrità, riuscendo persino a far dimenticare Dino Rex di Taito, uscito nel 1992. Un titolo raffazzonato e trash in cui si poteva utilizzare un T-rex fucsia (!!??) alternando scontri 1vs1 tra dinosauri ad incursioni nel mondo moderno in cui distruggere auto, palazzi e soldati.
Quando di Fps non ne usciva una decina al mese, nel 1997 si fece notare il titolo su licenza pubblicato da Akklaim per Nintendo64: Turok Dinosaur Hunter. Tratto da un fumetto come Cadillac&Dinosaurs, Turok fu uno dei primi segnali di come il genere Fps potesse attecchire con successo su console. Di lì a pochi mesi Rare pubblicherà Goldeneye aprendo una porta che verrà definitivamente sfondata nel 2000 con Perfect Dark, sempre su Nintendo64.
Nel mercato delle sale giochi Sega ci riprovò sempre con uno sparatutto su binari con lightgun, dedicato all’uscito del film de Il Mondo Perduto, sempre sviluppato da Am3. Forti dell’esperienza dei colleghi, gli sviluppatori questa volta si presentano con un titolo molto solido. L’edizione speciale del cabinato vantava addirittura aggiunte da “cinema 4D”: nuovi sedili idraulici in grado di muoversi per scuotere il giocatore simulando i sobbalzi e sbuffi d’aria durante il ruggito del tirannosauro. Il cabinato venne prodotto anche in versione “liscia”, con le classiche due pistole per il gioco cooperativo.
Pterodattili da survival horror
Sulla generazione 32 Bit (Playstation e Saturn) uscì il gioco del Mondo Perduto (Jurassic Park2), che riproponeva l’esperienza dal punto di vista dei dinosauri, in lotta tra loro su Isla Sorna e dediti ad esplorare l’ambiente e collezionare potenziamenti. Nonostante fosse interessante giocare dalla parte dei cattivi il titolo “dinosaurico” che tutti ricordano fu Dino Crisis per Psx. Capcom ritorna al giurassico e confeziona un survival horror in cui una soldatessa, membro di un commando, fa irruzione su un’isola infestata da creature ostili e devastata da esperimenti segreti sfuggiti ad ogni controllo (regalando al giocatore un ottimo colpo di scena sull’origine dei rettili).
Il titolo, in sostanza, era “soltanto” un Resident Evil con i dinosauri al posto degli zombie, ma l’ottima direzione di Shinji Mikami (recentemente tornato con The Evil Within) garantiva una grande giocabilità e un’atmosfera senza pari, facendo sentire il giocatore la preda, più che il cacciatore.
I suoi seguiti però non ottennero molto successo dato che il secondo (sempre su Psx) manteneva l’impianto estetico del survival horror abbandonando però, di fatto, il genere, visto che le meccaniche erano basate sul realizzare combo di abbattimenti correndo lungo livelli abbastanza lineari. Il terzo capitolo invece è stato volutamente dimenticato dai fan della serie dato il non riuscito miscuglio di astronavi, fantascienza e dinosauri. Lo spinoff Gun Survivor 3 dedicato a Dino Crisis (i primi due erano legati a Resident Evil) mantiene però un buon livello qualitativo, ma all’epoca (parliamo del 2002 su Playstation2) gli sparatutto su binari con light-gun avevano perso popolarità e, nonostante il nome della serie, Dino Stalker fu poco considerato.
I primi anni 2000 segnarono un lento declino del genere, i dinosauri non erano più così popolari e le loro apparizioni iniziavano ad essere più rarefatte o limitate al ruolo di comprimari.
Come già ricordato Dino Crisis 3 su Xbox fu un insuccesso dovuto anche a fattori come la gestione confusa della telecamera e un miscuglio di elementi come armi futuristiche e jetpack, che tradotte nella giocabilità rendevano il titolo ancora meno survival rispetto le origini. Su Playstation2 arrivò quel Gun Survivor legato all’utilizzo di una periferica light-gun, compatibile solo con gli sparatutto su binari, genere poco popolare sulle console casalinghe e più sfruttato nel mondo arcade, su cui però, inspiegabilmente, Dino Stalker non venne rilasciato da Capcom.
Per gli amanti della strategia Universal Interactive pubblicò Jurassic Park Operation Genesis, un titolo che si rifaceva ai gestionali come Sim City o Theme Park. In Operation Genesis il giocatore può gestire ogni aspetto del parco tematico come la sicurezza, le condizioni dei dinosauri oltre che consultarsi con alcuni personaggi del film in cerca di consigli. Un approccio inedito, che merita di essere citato.
Tirannosauri videoludici
Negli ultimi anni i dinosauri non sono tornati alla frequenza di un tempo ma non hanno neanche perso carisma, facendo capolino di tanto in tanto come veri protagonisti. A prova di ciò troviamo Dino D-day, un bizzarro fps che mescola la Seconda Guerra Mondiale con l’impiego di dinosauri da parte dell’Asse. Telltale, prima del grande riscontro di pubblico dovuto a The Walking Dead pubblicò un’avventura simile proprio su Jurassic Park. La trama del gioco si aggancia a film e romanzo esplorando però il punto di vista di personaggi minori e aspetti della storia rimasti oscuri.
Sul recente ritorno nelle sale con Jurassic World è stato prodotto solo un gioco a tema Lego e un nuovo sparatutto su binari (di RawThrills stavolta) per le sale giochi (ormai praticamente scomparse nel nostro paese), senza titoli tripla-A ispirati direttamente al film.
E gli altri? Volendo citare altri titoli con protagonisti i dinosauri non possiamo dimenticare Yoshi, mascotte Nintendo o i protagonisti di Bubble Bobble (storico platform a livelli chiusi) ritornati nella serie Puzzle Bobble. Questa sfilza costante di titoli non può che consacrare i dinosauri come figure importanti per il mondo dei videogiochi, forse non più incisivi come un tempo ma ancora irrinunciabili.