Hollow Knight: Silksong ha conquistato pubblico e critica, ma uno degli argomenti più discussi riguarda la sua difficoltà, decisamente marcata e per alcuni un po’ troppo alta. Infatti molti giocatori hanno definito l’esperienza “troppo dura” e persino “crudele”, segnalando miniboss ostici già nelle prime ore e criticando i frequenti “runback” che allungano le sessioni di gioco. Nonostante ciò, Team Cherry ha chiarito i motivi dietro le proprie scelte di design.
Durante l’evento ACMI Game Worlds in Australia, Ari Gibson e William Pellen hanno spiegato (grazie ad IGN) che la protagonista Hornet, essendo più agile e tecnica del Cavaliere del primo capitolo, ha richiesto avversari all’altezza. Per questo motivo persino i nemici comuni hanno schemi di attacco più complessi: ad esempio, la formica guerriera è stata costruita partendo dallo stesso set di mosse che Hornet usava come boss in Hollow Knight. Questo ha portato a un livello di sfida naturalmente più elevato.
Gli sviluppatori sottolineano però che Hollow Knight: Silksong non vuole bloccare i giocatori in un punto preciso: la libertà di esplorazione consente di deviare dal percorso principale, allenarsi altrove, o addirittura evitare una sfida troppo ostica fino a quando non si è pronti. Secondo Gibson, la difficoltà è un elemento importante per rendere appagante il viaggio, ma sempre mitigabile con l’apprendimento o con la scoperta di nuove strade.
Nonostante la difesa, Team Cherry ha già riconosciuto alcuni eccessi: la prima patch post-lancio ha alleggerito l’inizio dell’avventura, mentre una seconda è in arrivo con ulteriori correzioni e miglioramenti. Così, Silksong si conferma un’opera che punta in alto, cercando di bilanciare sfida, libertà e soddisfazione del giocatore in un mondo che resta uno dei più attesi e discussi degli ultimi anni.