Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è il remake che ogni fan della saga di Metal Gear aspettava già da diverso tempo. Un ritorno al 1964, nella giungla selvaggia di Tselinoyarsk, dove Naked Snake ha scritto le prime pagine della leggenda di Big Boss. Konami, con l’aiuto dello studio Virtuos, ha preso un capolavoro del 2004 e lo ha riportato in vita con una veste grafica mozzafiato e un gameplay “rivisitato” ma sempre fedele alle sue radici.
La scelta di Konami – con un remake di Metal Gear Solid 3 invece di un capitolo più recente o del primo Metal Gear Solid – ha fatto discutere. Ma la decisione sembra avere il suo senso. Come spiegato da un portavoce di Konami in un’intervista, Snake Eater è il punto di partenza cronologico della saga, raccontando le origini di Big Boss. Questo lo rende un ingresso perfetto per i nuovi giocatori, senza richiedere una conoscenza pregressa della serie. Inoltre, i fan hanno chiesto a gran voce un remake di questo capitolo per anni, grazie alla sua trama potente e al gameplay innovativo per l’epoca.
Il simbolo “Δ” (Delta) nel titolo riflette l’approccio di Konami: un cambiamento che non altera la struttura originale. Il Remake, infatti, punta a essere una “riproduzione fedele” con una grafica moderna e un’esperienza utente migliorata. Questo equilibrio tra nostalgia e innovazione è ciò che rende Delta uno dei titoli più attesi di questo 2025, ma anche piuttosto rischioso. Le operazioni nostalgia ci hanno insegnato che non è sempre facile tirare a lucido titoli che hanno accomulato decenni di polvere “sulla schiena”. Senza Kojima al timone, per di più, il rischio è quello di vedere un progetto che possa perdere l’anima, mostrando solo un guscio esteticamente bello ma vuoto al suo interno. Tuttavia, il coinvolgimento di veterani come Noriaki Okamura e Yuji Korekado rassicura sulla qualità finali del prodotto, indi per cui non ci tocca che vedere per credere.
Un tuffo nel passato: un’epopea di spionaggio e tradimenti
Ambientato nel cuore della Guerra Fredda, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater segue le vicende di Naked Snake, un soldato d’élite dell’unità FOX. La sua missione? Infiltrarsi in territorio sovietico per salvare lo scienziato Nikolai Sokolov e impedire lo sviluppo dello Shagohod, un carro armato in grado di lanciare più testate atomiche, rappresentando una seria minaccia per l’equilibrio globale. Ma la trama, come ogni opera di Hideo Kojima, non è mai così semplice. Tradimenti, doppi giochi e dilemmi morali si intrecciano in una narrazione che mescola spionaggio, politica e umanità.
Il punto di svolta arriva quando The Boss, mentore di Snake e figura quasi materna, sembra passare al nemico. Questo colpo di scena getta il protagonista in un vortice di dubbi e conflitti interiori. La missione si trasforma in un viaggio personale, dove Snake deve affrontare non solo nemici carismatici come l’Unità Cobra, ma anche le sue stesse convinzioni. Ogni personaggio, da Ocelot a EVA, porta con sé una storia unica, arricchendo un racconto che parla di lealtà, sacrificio e costo della guerra. Ma quì giunge il primo passo falso perchè, nell’esperienza originale, si arrivava a questo punto dopo aver già giocato due capitoli della serie, tra cui il primo che aveva il ruolo di introdurre il famoso progetto dei “Les Enfants Terribles”, il coinvolgimento del Governo, il progetto di sviluppo futuro dello Shagohod e l’evoluzioni di alcuni personaggi chiave come Ocelot. Il vortice informativo, a cui si viene sottoposti, è importante e finisce col dare troppe cose per scontate, con un riadattamento che non tiene conto di questo fattore. E quì, purtroppo, si sente la mancanza del suo creatore, che poteva dare un contributo importante in tal senso, in ottica reingegnerizzazione dell’impianto narrativo, magari rivedendo delle righe di dialogo o introducendone di nuove.
Konami ha scelto di mantenere la trama intatta, rispettando l’eredità di Kojima. Le cutscene sono state rifatte con una cura maniacale per i dettagli, sfruttando la potenza di Unreal Engine 5 per dare nuova vita a momenti iconici come il lancio del sigaro di Snake o il primo confronto sul ponte di legno con The Boss. Le voci originali, con David Hayter che torna a prestare la sua voce a Naked Snake, sono state preservate, garantendo un’esperienza che sa di nostalgia ma con un impatto visivo moderno.
Gameplay: il trittico stealth, strategia e libertà ha colpito ancora?
Il cuore di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è il gameplay stealth, un marchio di fabbrica della serie. Qui non si tratta solo di sparare o correre. Ogni mossa richiede pianificazione, astuzia e un pizzico di creatività. La giungla è un personaggio a sé, un ambiente vivo e ostile che costringe il giocatore a pensare fuori dagli schemi. Vuoi passare inosservato? Mimetizzati nel fango. Vuoi distrarre i nemici? Spara a un alveare e lascia che le api facciano il lavoro sporco. Ogni scelta ha un peso, e il gioco premia chi sa adattarsi.
Rispetto all’originale, Delta introduce alcune novità che rendono l’esperienza più fluida. La telecamera libera in terza persona, ispirata a Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, permette di controllare Snake con una precisione mai vista prima. Ma per i puristi, c’è la modalità “Classica”, che riporta la visuale fissa dall’alto e i controlli classici del 2004. Questa doppia opzione è un omaggio ai fan di lunga data e un invito ai nuovi giocatori a scoprire un classico senza barriere…o quasi. A conti fatti, entrambe le modalità condividono la stessa criticità: il caricamento dei vari livelli. Ogni sequenza è collegata da un momento in cui Snake percorre un simil corridoio che da luogo ad un fastidioso effetto di transizione fade in/fade out di qualche secondo. La presenza di un SSD, sulle console di nuova generazione, fa si che questo micro caricamento sia immediato, ma nel 2004 questo artificio del “corridoio invisibile” serviva per effettuare i lenti caricamenti in background. Trattandosi di un Remake, questa barriera andava eliminata, visto che l’effetto “isterico” delle multi transizioni peggiora ulteriormente in presenza delle cutscene (mentre queste potevano essere utilizzate per mascherare i micro caricamenti).
Il sistema di mimetizzazione è stato migliorato. Cambiare uniforme per confondersi con l’ambiente è ora più rapido e intuitivo, grazie a un’interfaccia semplificata. Le animazioni di Snake sono più fluide, con mosse come la rotolata evasiva o il movimento accovacciato prese direttamente dai capitoli più recenti della serie. Anche il combattimento corpo a corpo, con le tecniche CQC, è stato affinato per risultare più naturale, anche se le hitbox dei nemici vanno un attimino rivisitate in ottica precisione.
Un’altra chicca è il Battle Damage System. Le ferite di Snake non sono solo estetiche: ogni taglio, livido o proiettile lascia un segno permanente sul suo corpo, trasformandolo in una sorta di diario vivente della missione. Il Survival Viewer, che permette di curare le ferite, è stato trasformato in un’esperienza più immersiva, quasi come se fosse un vero e proprio bollettino medico. Questi dettagli aggiungono un livello di realismo che rende ogni partita unica (con tanto di radiografia, diagnosi e prognosi).
Grafica e sonoro: la giungla prende vita
Grazie a Unreal Engine 5, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un piacere per gli occhi. La giungla di Tselinoyarsk è un’esplosione di dettagli: la luce filtra tra le foglie, il fango si attacca agli stivali di Snake, e ogni animale, dalle rane alle scimmie, sembra vivo. I personaggi sono stati ricreati con una fedeltà impressionante. I volti mostrano rughe, pori e persino il sudore, mentre le animazioni facciali danno nuova profondità alle emozioni dei protagonisti. La photo-mode non mente, provatela se volete rubare degli scatti memorabili. Considerazioni che possiamo fare in seno alla modalità Fedeltà, che predilige la risoluzione (1440p e non 2160p) ai fotogrammi per secondo (bloccati a 30fps). Se si vogliono i 60fps della modalità Prestazioni tutto cala drasticamente, con le considerazioni di prima che vanno riviste in maniera importante. Dulcis in fundo, non esiste una modalità che riesce a trovare un giusto compromesso tra le due, e a distanza di due decenni è un vero rammarico (specie se ci troviamo innanzi ad un Remake).
Il sonoro non è da meno. L’audio 3D immerge il giocatore nella giungla, con il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli e i passi dei nemici che creano un’atmosfera di tensione costante. Le musiche, fedeli all’originale, sono state riarrangiate per sfruttare al meglio le tecnologie moderne, mentre la colonna sonora include una nuova versione della leggendaria “Snake Eater”.
Nonostante il lavoro degno di nota, le animazioni di gioco si dimostrano un po’ rigide rispetto agli standard odierni, anche perchè il motion capture è ripreso dalla versione originale (con tutti i suoi vizi e virtù). Un piccolo prezzo da pagare per un Remake che punta tutto sulla fedeltà rispetto all’esperienza originale, senza stravolgerne l’essenza. Ultima sbavatura la rinveniamo nella gestione delle vibrazioni aptiche e l’utilizzo dei trigger adattivi su console PS5, assolutamente non in linea con i titoli del momento che sfruttano il potenziale del Dual Sense.
Nuove modalità: caccia alle scimmie e multigiocatore
Metal Gear Solid Delta: Snake Eater non si limita a rifare il gioco base. Konami ha aggiunto una serie di modalità extra che arricchiscono l’esperienza e strizzano l’occhio ai fan. La più curiosa è “Snake vs Monkey”, un crossover con Ape Escape esclusivo per PlayStation 5 e PC. In questa modalità, Snake deve catturare scimmie dispettose sparse nei livelli, un’attività tanto assurda quanto divertente che richiama il mini-gioco presente nell’originale. Per i giocatori Xbox, invece, c’è “Snake vs Bomberman”, dove Snake affronta il leggendario Bomberman in un duello esplosivo. Queste modalità sono un omaggio alla creatività stravagante di Kojima, anche se il maestro non è coinvolto nel progetto.
Peccato non aver messo le mani su “Fox Hunt”, la modalità multigiocatore online che si svolge nello stesso universo narrativo del gioco. Qui i giocatori si sfidano in match basati su furtività e astuzia, dove vince chi sa nascondersi meglio o stanare gli avversari. Konami ha promesso che il gameplay sarà “completamente diverso” dalla campagna principale, anche se i dettagli sono ancora scarsi. Fox Hunt dovrebbe arrivare nel corso del 2025, (si spera poco dopo il lancio del gioco).
Infine, c’è il “Secret Theater”, dove i giocatori possono sbloccare filmati inediti e divertenti recuperando pellicole da 8 mm nascoste nei livelli. Questi extra aggiungono un tocco di leggerezza e varietà, rendendo Delta un’esperienza non solo rivolta ai nostalgici.
Un remake (al gusto di Remastered) che guarda al futuro
Metal Gear Solid Delta: Snake Eater non è solo un omaggio al passato, ma anche un ponte verso il futuro della serie. Con il ritorno di Konami al centro della scena videoludica, grazie anche a progetti come Silent Hill 2 Remake, questo titolo potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per Metal Gear. La Master Collection Vol. 1 ha già dimostrato che c’è ancora interesse per la saga, e un successo di Delta potrebbe aprire la porta a ulteriori remake o persino a nuovi capitoli.
Il gioco si rivolge a due pubblici: i veterani, che vogliono rivivere la magia del 2004, e i nuovi giocatori, attratti da una grafica spettacolare e un gameplay accessibile. La scelta di offrire due modalità di controllo, insieme a extra come Snake vs Monkey, mostra l’impegno di Konami nel bilanciare tradizione e innovazione. Anche se alcune animazioni possono sembrare datate e l’intelligenza artificiale dei nemici non è stata rivoluzionata, il Remake riesce a catturare l’essenza di ciò che ha reso Metal Gear Solid 3 un capolavoro.
Ma quando si parla di Remake occorre sempre andarci con i piedi di piombo. Quello che abbiamo potuto toccare con mano non è un rifacimento nel senso stretto del termine, e a tratti sembra di avere tra le mani un’edizione Remastered che ha voluto elevare al massimo la dimensione artistica dell’esperienza originale. Il risultato è quello di una componente tecnica del gameplay oltremodo datata, specie se tale assunto arriva al netto di un assett oggetto di rivisitazione. Metal Gear Solid Delta: Snake Eater doveva essere la nuova vita della saga – così come anticipato in diverse occasioni dagli sviluppatori – in questa generazione di console, forte di un impianto narrativo che non ha bisogno di alcun intervento importante. Serviva solo un gameplay più al passo con i tempi e le esigenze del momento, pur restando fedele alle sue origini, ma purtroppo così non è stato.
La recensione in breve
Un ritorno sulla scena celebrato con un Remake, che a tratti presenta i contorni di una Remastered. Konami punta tutto sulla dimensione artistica, forte del pieno supporto dell'UE5, ma decide di non calcare troppo la mano sul gameplay. Ok il non voler oltremodo snaturare l'essenza originale, ma un Remake è una ristrutturazione generale del gioco. E di cose di ristrutturare ce ne erano, eccome. Al netto di queste considerazioni, la starting point è segnato. La saga ricomincia dalle origini del titolo di Big Boss: il mito è tornato.
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Voto Game-Experience