Immaginate un mondo in cui l’ordinario si mescola al soprannaturale, dove un’agenzia governativa segreta combatte minacce paranormali in un ufficio che sembra uscito da un sogno psichedelico. Ora prendete questo concetto, aggiungete una spruzzata di azione frenetica, un pizzico di umorismo (e malsana follia) e una base cooperativa, e avrete FBC: Firebreak, il nuovo sparatutto di Remedy Entertainment. Non stiamo parlando di un seguito diretto di Control, ma di uno spin-off che prende piede nell’universo narrativo del Federal Bureau of Control e si collega al Remedy Connected Universe.
FBC: Firebreak è un progetto che si discosta dal DNA tradizionale di Remedy, noto per esperienze single-player ricche fortemente orientate alla narrazione come Max Payne, Alan Wake 1/2 e Control. Qui il focus si sposta sulla cooperativa, con un approccio che ricorda molto Left 4 Dead, ma con quel tocco “di strano” che solo Remedy sa dare. Non è un game as a service “infinito”, ma un’esperienza basata su pochi livelli, pensata per essere rigiocata grazie a una varietà di personaggi, armi e missioni ed una scalabilità della livello di difficoltà piuttosto importante. Vi lasciamo, dunque, alla nostra recensione di FBC: Firebreak, titolo giocato nella sua versione per console PS5.
Bentornati alla Oldest House
L’universo di FBC: Firebreak è un’estensione dell’affascinante mondo di Control, ma con una prospettiva diversa. Siamo sempre nell’Oldest House, il quartier generale del Federal Bureau of Control, un edificio che sfida le leggi della fisica e della logica con corridoi che si spostano e stanze che sembrano vive. Tuttavia, la trama non è densa e complessa come quella dell’avventura vissuta nei panni di Jesse Faden. FBC: Firebreak adotta un approccio più snello, mettendo al centro i Firebreakers, un’unità speciale dell’FBC incaricata di affrontare le minacce paranormali più pericolose. La storia non è il fulcro del gioco, ma funge da collante per le missioni cooperative, e la trama si sviluppa attraverso dialoghi, filmati e dettagli ambientali, senza però soffocare il ritmo dell’azione. È un racconto di eroismo quotidiano, con un pizzico di umorismo e assurdità che rendono l’atmosfera meno “opprimente” rispetto a Control.
La forza della storia sta nella sua leggerezza e nel modo in cui si integra con il gameplay. I dialoghi tra i Firebreakers sono un punto di forza, con battute che alleggeriscono l’atmosfera e frammenti di lore che arricchiscono il contesto. L’Oldest House stessa è un personaggio, con ambienti che raccontano storie attraverso documenti sparsi e trasmissioni radio. Per i fan di Control, questi dettagli sono un tesoro, ma anche i nuovi giocatori possono godersi l’atmosfera senza sentirsi persi. Tuttavia la storia si presenta troppo minimalista, per un titolo che è parte di un universo ben più grande da quello di Control. I personaggi, inoltre, per quanto carismatici, non hanno minimante lo spessore degli altri frequentatori della Oldest House, e la loro caretterizzazione sembra relegata alle sole linee di dialogo. Per un gioco cooperativo potrebbe anche andar bene, ma le premesse non lasciavano intendere “solo” questo.
La dura vita del Firebreaker
Se la storia è il condimento, il gameplay di FBC: Firebreak è il piatto principale. Remedy ha preso l’azione frenetica di Control e l’ha trasformata in uno sparatutto cooperativo per tre giocatori che non “dovrebbe” dare un attimo di respiro (passateci il condizionale, a breve verrà contestualizzato). Volendo riassumere la nostra esperienza: un mix di sparatorie intense, abilità uniche e un pizzico di strategia, con un focus sull’azione PvE contro orde di nemici paranormali. Ogni missione si svolge in una “Breakout Zone” della Oldest House, aree infestate da minacce come gli Hiss o fenomeni soprannaturali.
L’obiettivo è semplice: sopravvivere, completare gli obiettivi e uscirne vivi. Ogni Firebreaker ha un set di abilità specifiche che si combinano con le armi, chiamate “Strumenti Operativi”. Le armi sono una vera chicca sotto il profilo creativo: pistole che sparano melma, granate che creano bolle gravitazionali e persino un’arma che trasforma i nemici in alleati temporanei. Questo arsenale bizzarro è ciò che dà a FBC: Firebreak un bel tocco di colore, utile per distinguersi dalla massa. Le abilità dei personaggi, come scudi energetici o sprint sovrumani, aggiungono un ulteriore strato di personalizzazione. Le meccaniche di gioco premiano la sinergia (e il dialogo) tra i giocatori: un Firebreaker può piazzare una barriera per proteggere il team, mentre un altro usa un’arma ad area per falciare i nemici.
L’IA dei bot, usata quando si gioca in solo, non è sempre all’altezza, con comportamenti prevedibili che possono frustrare nelle missioni più difficili. Il bilanciamento di alcune abilità e armi sembra ancora in fase di rifinitura, con combinazioni che potrebbero risultare troppo potenti o deboli. Le missioni, inoltre, ci hanno inesorabilmente trascinato nel vortice della monotonia per via della loro incapacità di proporre degli obiettivi stimolanti anche in termini di difficoltà. La spawn dei nemici prevedibile forzava ad utilizzare le medesime strategie sino al termine del livello, con quella contestuale apatia che ci ha ricordato quella vissuta in Concord.
A peggiorare il tutto ci ha pensato anche la nostra sfortuna, se così la vogliamo chiamare. Per quanto gli sviluppatori si siano messi a disposizione per la parte organizzativa (con tanto di creazione di canale Discord ad-hoc), solo in due sessioni siamo riusciti a giocare in cooperativa. Per carità, non eravamo nella finestra di lancio ufficiale del gioco, e le sessioni vedevano impegnati i soli addetti ai lavori, però la risposta (in termini di “preventiva” accoglienza) non è stata delle migliori, almeno per quello che riguarda il Belpaese.
La “visione” di Remedy c’è sempre
Se c’è una cosa che Remedy sa fare, è quella di creare mondi in grado di catturare, sin da subito, il giocatore. FBC: Firebreak non fa eccezione, con un’estetica che mescola brutalismo architettonico, surrealismo e un tocco di anni ’80. L’Oldest House è un trionfo visivo, con i suoi corridoi di cemento che si trasformano in labirinti impossibili e stanze che sembrano sospese in un sogno onirico. Al pari di Control, lo stile artistico riesce a rendere ogni ambiente vivo e minaccioso. Gli effetti di luce dinamica, con neon che si accendono e ombre che sembrano muoversi da sole, creano un’atmosfera che è allo stesso tempo opprimente e affascinante. I colori sono saturi ma mai eccessivi, con rossi e blu che spiccano contro il grigio dell’architettura.
Il design dei nemici è un altro punto di forza. Gli Hiss, entità paranormali che infestano l’Oldest House, hanno un aspetto che spazia dal grottesco al surreale, con forme che sembrano sfidare la logica. Le armi, con il loro design bizzarro, si integrano perfettamente in questo mondo. Una pistola che spara melma non è solo un’arma, ma un pezzo di arte che sembra uscito da un film di David Cronenberg. Anche i Firebreakers hanno un look distintivo, con tute che mescolano funzionalità militare e dettagli eccentrici, come patch colorate o accessori personalizzati.
La colonna sonora, un altro marchio di fabbrica di Remedy, è un mix di sintetizzatori elettronici e ritmi pulsanti che amplificano l’azione. La musica riesce sempre ad adattarsi al ritmo delle missioni, passando da toni atmosferici a esplosioni di adrenalina durante gli scontri. Su PS5, al netto di due riavvi della console causa errore, sotto il profilo tecnico si è comportato piuttosto bene.
La recensione in breve
FBC: Firebreak è un’esplosione di creatività che dimostra come Remedy possa uscire dalla sua zona di comfort, ma, al tempo stesso, porta con se le cicatrici di questa scelta. Storia e personaggi, da sempre punto di forza dello studio Finlandese, non sono minimante all'altezza delle precedenti uscite e tradiscono, in parte, quelle premesse circa la conessione con il Remedy Connected Universe. Il gameplay che unisce azione frenetica e cooperazione, soffre terribilmente il peso di un AI assolutamente da rivedere ed un livello di sfida che risulta, allo stato "non pervenuto". Bene la dimensione artistica, il Northlight è una garanzia.
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Voto Game-Experience