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Home»Articoli»Recensioni»To a T, la recensione: un gioco volutamente imperfetto

To a T, la recensione: un gioco volutamente imperfetto

La recensione di To a T, il nuovo esperimento per bambini di Keita Takahashi che gioca su imperfezioni, rispetto e surrealismo.
Francesco SantinBy Francesco Santin5 Giugno 2025
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Immagine di copertina di To a T
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Tra Katamari Damacy, Wattam e altri progetti meno noti al pubblico, Keita Takahashi è sempre riuscito a proporre delle esperienze ludiche surreali caratterizzate da un’accessibilità elevata e un forte interesse verso la dimensione fanciullesca. Senza mai guardare al raggiungimento della perfezione, l’artista e sviluppatore giapponese ha reso questo medium un potente veicolo di messaggi pro-sociali dedicati ai bambini e non solo. Una missione che sembra avere trovato massima espressione ora con To a T.

L’ultimo progetto sviluppato dal suo studio indipendente Uvula e pubblicato da Annapurna Interactive guarda proprio alle imperfezioni come stimolo di vita e fonte di felicità. Il titolo stesso è imperfetto; eppure, se ciò lo rende tecnicamente criticabile, dal punto di vista educativo e ludico resta un punto di forza. Scoprite perché nella nostra recensione di To a T.

L’imperfezione è perfetta

Ragazzo protagonista di To a T circondato da amici

Questa avventura tridimensionale ci fa vestire i panni di un ragazzino nel 1999, giusto in tempo per il suo tredicesimo compleanno. Un’età che sancisce il passaggio all’adolescenza e a un importante cambio di responsabilità, evidenziato anche dalle parole della mamma, ma anche di consapevolezza di sé e di ciò che lo circonda. Data la sua forma a T, con braccia sempre estese che si trasformano in disabilità, non mancano le prese in giro dei bulli della scuola. Un grave problema che, alla fine, trasforma la quotidianità in un inferno.

Vestirsi è difficile, andare in bagno è altresì complicato. Fortunatamente, la situazione cambia in fretta poiché, con il passare dei giorni, il ragazzino si accorge che la sua diversità non è così male. Anzi, se è diverso è per una ragione davvero bizzarra ed entusiasmante.

La storia è suddivisa in otto episodi per una durata complessiva di circa 5-6 ore. Nulla di pesante di per sé, proprio in ottica di rendere To a T gradevole e non prolisso, strutturato in maniera tale da trasmettere la bellezza dell’imperfezione ai piccini.

Il gameplay di To a T: la Melevisione fatta videogioco

Bambino con braccia stese a T in To a T indossa una divisa scolastica e aspetta un treno

La natura episodica e fatta di routine di To a T ricorda molto trasmissioni televisive come la Melevisione. Il protagonista interagisce direttamente con il giocatore-spettatore sfondando la quarta parete, rendendolo direttamente parte di questa imperfezione. Quasi tutte le giornate richiedono di vestirsi adeguatamente, fare colazione, lavarsi il viso e i denti, prendere il pranzo al sacco e andare a scuola. Una sequenza che potrebbe stancare ma ha una raison d’être specifica: far comprendere le problematiche di alcune disabilità nella quotidianità.

Esplorando la città si scoprono poi altre attività bizzarre, minigiochi divertenti, persino monete da raccogliere per poi poter acquistare nuovi vestiti. Abiti che, peraltro, possono essere scelti liberamente nella propria casa tra indumenti tipicamente maschili e femminili guardando esclusivamente alla rappresentazione personale.

A rendere ancor più entusiasmante l’avventura è la colonna sonora di To a T. La sigla iniziale di ciascun episodio è un’autentica hit musicale e recita il motivetto chiave dell’intero gioco: Tu sei la forma perfetta, noi siamo la forma perfetta. Non manca poi una simpatica sigla conclusiva, preceduta da sottofondi strumentali di vario genere che si danno il cambio durante l’intero episodio.

In poche parole, il gameplay di To a T si mantiene chiaro e semplice per l’intero arco ludico, permettendo al giocatore di focalizzarsi sul vero significato più intimo del progetto.

I punti deboli di To a T

Ragazzino in T-Pose che cerca di vestirsi. Ha un pigiama con banane disegnate e un cane accanto a lui.

Purtroppo, non mancano delle criticità proprio nei controlli. La telecamera si rivela spesso fastidiosa durante i cambi di area, movimento e anche personaggio controllato. Molti oggetti bloccano la visuale, oppure quest’ultima è eccessivamente ingrandita. Ciò rende anche l’esplorazione delle varie aree poco intrigante, indirizzando il giocatore verso il completamento immediato della storia che, per fortuna, nella sua banalità resta di buona qualità.

I termini di “banalità” e “qualità” sono del tutto relativi, del resto. Un giovane adulto non abituato alle esperienze di Takahashi potrebbe apprezzare poco il surrealismo che caratterizza To a T, tipico anche delle opere precedenti. In più, la narrazione è chiaramente costruita per attirare un bambino. Pertanto, se ai giocatori più stagionati e critici la storia potrebbe apparire povera e ben lontana dall’alta qualità o dalla perfezione, a coloro che già hanno apprezzato i citati Katamari Damacy e Wattam risulterà perfettamente coerente ai precedenti dello sviluppatore, mentre ai più piccoli sembrerà proprio una serie di episodi del loro nuovo cartone animato preferito.

Tecnicamente il titolo è eccellente. Su PC e Steam Deck OLED scorre senza il minimo intoppo a dettagli massimi. A fare storcere il naso è più la traduzione italiana che, pur conservando qualche chicca importante legata alla cultura del Belpaese, presenta una serie di errori.

La recensione in breve

7.5 (Im)perfetto

A un bambino, To a T potrà risultare facilmente un videogioco meraviglioso, grazie alla sua estetica e all’impostazione da cartone animato educativo per i più piccoli. Attraverso un’analisi più tecnica si notano le numerose imperfezioni tra controlli, traduzione italiana con diverse lacune e una certa tediosità nel gameplay. Nell’insieme, però, questo titolo rappresenta perfettamente tutto ciò che Takahashi vuole dal videogioco come medium: un’esperienza accessibile, piacevole, anche surreale ma pur sempre in grado di insegnare qualcosa. In quest’ottica, To a T è (quasi) perfetto nei suoi limiti.

  • Voto Game-Experience 7.5
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