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Home»Articoli»Recensioni»Blades of Fire, la recensione: c’era una volta un fabbro che forgiava il suo destino

Blades of Fire, la recensione: c’era una volta un fabbro che forgiava il suo destino

Aran nasconde un mistero, celato tra le pieghe del tempo, ma il destino lo chiama per una nuova missione: salvare il regno di Lir.
Dino CioceBy Dino Cioce3 Giugno 2025
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Blades of Fire, la cover art
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Blades of Fire è un action RPG arrivato in silenzio, ma che si sta ritagliando il suo “spazietto” nel panorama videoludico. Sviluppato da MercurySteam, lo studio spagnolo dietro Metroid Dread e Castlevania: Lords of Shadow, è arrivato sugli scaffali lo scorso 22 maggio 2025 su PS5, Xbox Series X/S e PC. Ambientato nel regno di Lir, un mondo dark fantasy (che vagamannte ha ricordato quello di Dragon’s Dogma 2), il gioco si fonda su una premessa tanto semplice quanto accattivante. La regina Nerea, con un sortilegio, ha trasformato l’acciaio in pietra, lasciando il popolo disarmato contro il suo esercito. Aran de Lira, fabbro-guerriero dal passato oscuro e misterioso, è l’eroe destinato a sfidarla. Certo, non saremo davanti ad un tripla A con budget faraonici, ma il titolo punta su idee audaci e un’identità distinta.

Qualche libera ispirazione l’abbiamo, però, rilevata: God of War per l’epicità, For Honor per il combattimento tattico e Dark Souls per il livello di sfida. Nonostante questo, Blades of Fire costruisce una sua formula unica. Il suo cuore pulsante è il sistema di combattimento direzionale, unito alla forgiatura di armi personalizzate.

Questi elementi lo rendono fresco e coinvolgente, anche se non privo di imperfezioni. La campagna principale offre circa 30 ore di gioco, ma esplorando segreti e missioni opzionali si può arrivare quasi a raddoppiarle. Non è un titolo perfetto: cali tecnici e una narrazione a tratti prevedibile ne limitano il potenziale. Tuttavia, per gli amanti del dark fantasy, si presenta come un’avventura coinvolgente. MercurySteam ha dimostrato passione, rendendo Blades of Fire una perla grezza che ha meritato la nostra attenzione.

Storia e Personaggi: l’acciaio non è per tutti

La trama di Blades of Fire si dipana nel regno di Lir, un mondo devastato dal potere della regina Nerea. Alleata con i Taumaturghi (una setta di maghi oscuri), Nerea ha compiuto un sortilegio che ha trasformato ogni arma d’acciaio in pietra. Questo lascia il popolo di Lir alla mercé del suo esercito, l’unico a brandire lame vere. Al centro della storia c’è Aran de Lira, un fabbro-guerriero segnato da tragedie personali che affliggono il suo padsato. Figlio di un generale caduto, Aran vive come eremita fino a quando non decide di affrontare Nerea. Il suo carattere – cupo ma determinato – richiama eroi come Kratos di God of War. Di sicuro non vince il premio per l’originalità del personaggio, ma la sua rabbia trattenuta e il senso di giustizia lo rendono carismatico.

Accanto ad Aran c’è Adso de Zelk, un giovane monaco erudito che funge da guida e narratore. Adso spiega il lore di Lir, aiuta a decifrare enigmi e offre commenti ironici. Il rapporto tra i due si sviluppa gradualmente, con dialoghi che alternano momenti leggeri e riflessioni più profonde. Non raggiunge la complessità emotiva di coppie come Joel ed Ellie di The Last of Us, ma è credibile e ben scritto. Tra i personaggi secondari spiccano Elyse, una maestra forgiatrice che insegna ad Aran i segreti della Forgia, e Tork, una creatura gnomica dal passato misterioso. Nerea è una figura imponente, ma la sua caratterizzazione rimane superficiale. Le sue motivazioni sono accennate, ma mancano scene che la rendano davvero memorabile.

Le operazioni di forgiatura dell'acciaio

Il mondo di gioco è uno dei punti forti di Blades of Fire. Lir è un regno ricco di storia, con città in rovina, foreste nebbiose e caverne illuminate da cristalli pulsanti. I Forgiatori, antichi giganti che plasmarono l’umanità e l’acciaio, sono al centro del lore. Frammenti di narrazione si trovano in pergamene sparse, iscrizioni sulle mura o statue dimenticate. Questo approccio (che ricorda Dark Souls), invita a esplorare per ricostruire la storia. La trama principale segue una struttura classica da viaggio dell’eroe, con delle note nel simboliche che ricordano Il Signore degli Anelli o Excalibur. La Fortezza di Pietra (dimora di Nerea) è un simbolo di oppressione, mentre il Bosco dei Lamenti trasmette un senso di perdita.

Nonostante la lore ricca, la narrazione inciampa in alcuni momenti e i dialoghi, pur ben scritti, a volte cadono in cliché fantasy. Adso, con la sua tendenza a spiegare ogni dettaglio, può risultare invadente, spezzando l’immersione. Alcuni personaggi secondari (come i mercanti o i ribelli), mancano di spessore, servendo più come funzioni narrative che come figure vive. Tuttavia, la storia tiene incollati grazie al ritmo e ai segreti nascosti. La missione di Aran, pur lineare, è arricchita da scelte morali leggere (come decidere se salvare un villaggio o inseguire un nemico). Queste scelte non cambiano il finale, ma aggiungono una nota di colore. Blades of Fire non rivoluziona il genere narrativo, questo è indubbio, ma offre un’avventura solida e coinvolgente.

Il gameplay: quel souls che non ci voleva provare

Il gameplay di Blades of Fire è il vero protagonista di questa esperienza, con un sistema di combattimento che sa emergere per originalità e profondità. Ogni tasto frontale del controller (quadrato, cerchio, triangolo, X) attiva un attacco direzionale: alto, basso, sinistra o destra. I nemici mostrano punti deboli con aure colorate che appaiono sulle sagome degli NPC nemici, e colpire il punto giusto infligge danni notevoli. Un attacco sbagliato viene bloccato o fa danni minimi, creando una danza tattica che richiama i fasti di For Honor. Gli attacchi leggeri sono rapidi, perfetti per nemici agili, quelli pesanti, invece, consumano stamina ma abbattono avversari corazzati e simil mini boss. La stamina si ricarica solo tenendo la guardia alzata, una meccanica che obbliga a bilanciare attacco e difesa con attenzione, oltre che capire anche quando è il momento di avanzare una sommessa ritirata.

Le parate e le schivate aggiungono, inoltre, un ulteriore layer strategico. Una parata ben eseguita stordisce il nemico, aprendo a combo devastanti. Le schivate, invece, sono essenziali contro boss con attacchi ad area, e se effettuate con il giusto tempismo forniscono un vantaggio che vale la pena sfruttare. Tuttavia, la finestra per parare è stretta, e un tempismo sbagliato può costare caro. Questo rende i combattimenti contro gruppi di nemici o boss particolarmente intensi. I boss, come il Drago d’Ossidiana o il Guardiano della Forgia, offrono un livello di sfida memorabile, con pattern complessi che richiedono studio e riflessi. Alcuni scontri, però, soffrono di cali di framerate (parliamo sempre della versione PS5), specialmente in aree affollate. Bug occasionali, come nemici incastrati o animazioni interrotte, possono spezzare il ritmo (ma non danneggiano irreparabilmente l’esperienza).

Aran de Lira combatte contro un troll

La varietà di nemici è un punto di forza. Si passa da soldati semplici a creature mitologiche come golem di cristallo o spiriti della foresta. Ogni tipo richiede un approccio diverso: i lupi sono veloci e attaccano in branco, mentre i golem sono lenti ma resistenti. Le combo, sbloccabili tramite cristalli, permettono di concatenare attacchi leggeri e pesanti per creare sequenze fluide. Ad esempio, un attacco alto seguito da uno basso può spezzare la guardia di un cavaliere. La gestione della stamina è cruciale: esaurirla lascia Aran vulnerabile, costringendo a un gioco più “oculato”.

La forgiatura è l’elemento che eleva Blades of Fire sopra molti concorrenti. Aran può accedere alla Forgia attraverso un colpo del suo martello su di una speciale incudine, teletrasportandolo in un regno mistico ed ultraterreno. Qui può creare spade, lance, martelli o asce, personalizzando ogni componente: lama, impugnatura, metallo e peso. Una spada leggera con impugnatura in cuoio è veloce ma fragile, mentre un martello pesante in acciaio nero è lento ma letale. Ogni scelta influenza velocità, danno e resistenza, creando un sistema di compromessi strategici. Le Pergamene della Forgia, droppate dai nemici, sbloccano nuove opzioni di crafting. Materiali come cristalli o metalli rari si trovano esplorando grotte o sconfiggendo mini-boss.

Le operazioni di forgiatura dell'acciaio

Le armi si consumano in battaglia, costringendo a ripararle o crearne di nuove. Questo aggiunge una componente gestionale che ricorda vagamente Monster Hunter, ma più snella e accessibile. L’esplorazione è fondamentale per trovare risorse, con aree nascoste che nascondono cristalli per potenziare salute, stamina o capacità di forgiatura. Il level design è un ibrido tra metroidvania e struttura lineare. Le quattro macro-regioni di Lir, come la Fortezza di Pietra o il Bosco dei Lamenti, sono interconnesse, con scorciatoie e segreti che premiano i curiosi. La Fortezza, con i suoi corridoi labirintici, è un dedalo di trappole e nemici. Il Bosco, invece, è un’area aperta con percorsi multipli.

Tuttavia, la mappa è un punto debole. La sua rappresentazione bidimensionale manca di dettagli, rendendo difficile orientarsi in aree complesse. Il viaggio rapido tra incudini aiuta, ma non risolve del tutto il problema. Gli enigmi ambientali, spesso legati alla Forgia, sono ben integrati (Come, per esempio, l’attivazione delle rune in un ordine specifico utile a sbloccare dei passaggi segreti). Questi non si presentano mai troppo complessi e aiutano a spezzare il ritmo del gameplay (che simpatizza moltissimo verso i combattimenti). La progressione è soddisfacente, con un senso di crescita costante. Tuttavia, la mancanza di indicazioni chiare sul da farsi può generare smarrimento, soprattutto nelle fasi iniziali. Nonostante questi difetti, il gameplay di Blades of Fire è coinvolgente e premia chi dedica tempo a padroneggiarlo.

Dimensione artistica: una forgia da affinare

La direzione artistica di Blades of Fire è un trionfo di atmosfera e immaginazione, che compensa molte delle sue lacune tecniche. Il mondo di Lir è un dark fantasy che cattura fin dal primo sguardo. La Fortezza di Pietra, con le sue torri spezzate e statue dei Forgiatori, trasmette un senso di grandezza decaduta. Il Bosco dei Lamenti, avvolto da nebbia e ombre, crea un’atmosfera di oppressione e mistero. Le caverne di cristallo, illuminate da bagliori azzurri, sembrano vive, con venature pulsanti che raccontano la lore. L’ispirazione a Dark Souls e Shadow of the Colossus è chiara, ma Lir ha una sua identità. I colori, dominati da grigi, verdi e blu, creano un’estetica cupa ma mai monotona.

La luce gioca un ruolo cruciale. Nei dungeon, i raggi che filtrano dalle crepe nelle mura creano contrasti suggestivi. Negli esterni, la nebbia e le ombre danno profondità agli scenari. Le animazioni sono fluide e realistiche. Aran si muove con un peso che rende ogni colpo di spada o martello visivamente appagante. I nemici – dai Cavalieri di Nerea ai mostri (come lupi d’ombra o golem di cristallo) – sono vari e dettagliati. I boss sono il punto culminante: il Drago d’Ossidiana, con squame che riflettono la luce, è uno spettacolo. Il Guardiano della Forgia, un colosso di metallo e fuoco, combina imponenza e minaccia.

Aran de Lira percorre un ponte sospeso

La colonna sonora, composta da Óscar Araujo, è un altro punto di forza. Tracce orchestrali epiche accompagnano i combattimenti contro i boss, con archi e percussioni che aumentano la tensione. Durante l’esplorazione, melodie delicate con pianoforte e flauti creano un’atmosfera di mistero. Gli effetti sonori sono incisivi: il clangore delle spade, il crepitio dei cristalli, il ruggito delle creature. Il doppiaggio italiano è convincente, con le voci di Aran e Adso che riflettono i loro caratteri. Tuttavia, alcuni personaggi secondari, come mercanti o ribelli, hanno voci meno curate, con toni che sembrano “fuori posto”.

Lato tecnico, Blades of Fire mostra qualche crepa. Giocandolo su PS5, abbiamo notato deii cali di framerate nelle aree con un’alta densita di poligoni, come durante scontri con più nemici. I caricamenti sono rapidi, ma bug grafici, come ombre che scompaiono o animazioni bloccate, disturbano l’immersione. L’interfaccia è pulita, con menu intuitivi, ma la mappa poteva essere più dettagliata per aiutare l’orientamento. Nonostante questi limiti, la direzione artistica è di altissimo livello. Lir è un mondo che invita a fermarsi e osservare, con dettagli come rune incise o statue spezzate che arricchiscono la lore. Rispetto a giganti come Elden Ring, Blades of Fire non ha potuto vantare dello stesso budget, ma il suo stile visivo e sonoro lascia il segno.

La recensione in breve

8.0 Da forgiare

Blades of Fire è un action RPG che osa e convince, pur con qualche imperfezione. Il sistema di combattimento direzionale è innovativo, richiedendo strategia e riflessi. La forgiatura aggiunge una profondità unica, rendendo ogni arma una scelta personale che riflette il proprio stile di gioco. La storia, pur non rivoluzionaria, è sorretta da una lore ricca e da personaggi credibili come Aran e Adso. La direzione artistica crea un mondo di Lir che incanta, con scenari e musiche che restano impressi. I limiti tecnici, come cali di framerate e bug, non oscurano il suo fascino. Con una durata generosa e un gameplay che premia la dedizione, è un titolo che i fan di dark fantasy troveranno irresistibile. MercurySteam ha creato un gioco che brilla per ambizione, anche se non raggiunge la perfezione assoluta. Se amate le sfide e le atmosfere oscure, Blades of Fire è un viaggio che merita di essere vissuto.

  • Voto Game-Experience 8.0
  • User Ratings (0 Votes) 0
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