I tempi di Command & Conquer sono distanti ma affatto dimenticati dai veri fan degli strategici in tempo reale. La storica saga videoludica lanciata da Westwood Studios solo recentemente è stata ripresa in mano da EA con il lancio della Remastered Collection e di Command & Conquer: The Ultimate Collection, la raccolta definitiva dei capitoli del franchise. Nessuno, però, fino a oggi ha osato proporsi come effettivo erede spirituale di queste icone del genere. Un vuoto difficile da colmare, percepito da tutti gli amanti degli RTS.
L’ultima promessa nel settore è Tempest Rising, titolo sviluppato da Slipgate Ironworks e pubblicato da 3D Realms. Su Steam viene descritto dallo stesso team di sviluppo come un “RTS ispirato ai grandi RTS degli anni 90 e 2000”, richiamando senza troppi peli sulla lingua C&C e altri classici intramontabili del periodo d’oro del genere. Si tratta di un claim pretenzioso e inadeguato, o di una descrizione corretta per ciò che il gioco offre? Scopritelo nella recensione di Tempest Rising.
La duplice campagna di Tempest Rising
Le similitudini con C&C sono evidenti già nella premessa della campagna stessa, proposta in due salse differenti. Da un lato si controlla la Global Defence Force o GDF, forza militare frutto di una grande alleanza occidentale. Dall’altra, invece, la Tempest Dynasty o DYN è la coalizione tra Unione Sovietica, nazioni est europee e asiatiche. La prima è più pragmatica, metodica, la classica fazione americaneggiante che combatte contro il tipico villain. La seconda, invece, è più impulsiva e opera secondo logiche di guerriglia.
Entrambe le campagne si focalizzano sul controllo territoriale e della risorsa che dà titolo al gioco: la Tempest, una strana struttura floreale che non è una vera e propria pianta ma ne assume le sembianze. Uno strano oggetto radioattivo, dannoso per la salute umana e fonte energetica abbondante.
La logica delle due fazioni e delle due campagne distinte ricorda molto l’approccio di mamma Westwood. Queste due opzioni garantiscono alla campagna singolo giocatore una durata di almeno 25 ore. Per chi non ama il multigiocatore e vuole godersi uno strategico in solitaria, è già una garanzia decisamente di rilievo. La scrittura non sarà magistrale, ma resta una proposta soddisfacente.
Il gameplay: tra nostalgia…
Il gameplay è del tutto tradizionale, contiene ciò che gli RTS più esemplari sanno e vogliono offrire da sempre. La partita inizia, il giocatore inizia a creare la base in un angolo della mappa per raccogliere le risorse chiave, si sviluppano le strutture per assicurarsi una buona difesa e si recluta un’armata mista di veicoli e fanteria. Nulla di nuovo ma, per fortuna, ritmo e metodo di controllo sono ben distinti per DYN e GDF.
In primis, per raccogliere la Tempest la Dynasty utilizza una base mobile con dei robottini. Al contrario, la GDF si affida a veicoli raccoglitori che viaggiano tra il deposito e la foresta di Tempest. La costruzione delle basi è altrettanto differente. Per i DYN il piazzamento e assemblamento è pressoché immediato, ma bisogna gestire al meglio la coda di preparazione. Invece, per i GDF bisogna solo piazzare il piano di costruzione sul terreno e aspettare qualche secondo.
Le unità a disposizione rappresentano infine l’asimmetria presente in Tempest Rising. Esse impongono l’adozione di strategie diametralmente opposte tra le due fazioni. I GDF richiedono tempo per crescere e maturare, sviluppando tecnologie avanzate, raccogliendo risorse e schierando sul campo di battaglia unità meccaniche e di fanteria per cui è necessario molto micromanagement. I DYN sono più rapidi e preferiscono incursioni veloci, assai pericolose. Tra lanciafiamme e razzi è difficile sopravvivere ai loro attacchi nelle prime fasi della partita.
…e poca innovazione
La caratterizzazione delle unità avviene anche attraverso le loro abilità uniche, capaci di ribaltare le sorti di uno scontro. Inoltre, esiste una serie di perk sbloccabili attraverso il superamento delle varie missioni in campagna. Si tratta di bonus molto utili, diversi per ogni fazione e da selezionare appropriatamente prima di un match. Non essendo possibile attivarli tutti, viene richiesta una certa attenzione a quali sfruttare nella partita successiva.
Il risultato di questa diversificazione tra le due fazioni (e ne arriverà una terza in futuro, presente anche nelle campagne originali già disponibili) e della garantita variabilità nel setup iniziale si vede nelle battaglie. Pur rivelandosi infine dei semplici scontri effettuati successivamente all’accumulo sfrenato di unità, manovrandole saggiamente e imparando a sfruttare al meglio le loro abilità o le incursioni in una determinata fase del gioco, è sempre possibile dirigere la battaglia come sperato, ottenendo una rapida supremazia o sconfiggendo il nemico nelle battute finali.
Il pacchetto ludico di Tempest Rising non è comunque così innovativo. La nostalgia permea l’aria di questo RTS, che punta sui richiami a C&C per catturare l’attenzione. Giocandolo, però, ci si rende subito conto dell’amore che esso trasuda e dell’appeal del gameplay e pure visivo. Nessun azzardo, nessun esperimento: Tempest Rising è solo un insieme di certezze perfettamente confezionate. In fondo, a volte non si chiede altro.
Tempest Rising è sinonimo di solidità
L’estetica di Tempest Rising è moderna e molto accattivante soprattutto in partita, con effetti speciali gustosi e una qualità lodevole di mappe e singole unità. Decisamente meno convincenti sono le cutscene poste come intermezzo tra una missione e un’altra. I movimenti facciali di comandanti e altre figure leader delle due fazioni non sono sempre perfetti. Ciononostante, la sensazione di nostalgia per i vecchi tempi degli RTS deriva anche da questo elemento e potrebbe essere molto gradita ai giocatori della vecchia scuola.
Dal punto di vista delle performance non abbiamo riscontrato alcun problema eseguendolo su un sistema dotato di CPU AMD Ryzen 7 9700X, GPU AMD Radeon RX 7800 XT e 32 GB di RAM. Mantenendo i dettagli al massimo in 1080p e 2K non si sono registrati cali di frame, nemmeno in temibili circostanze eccezionali con numerose unità ed effetti su schermo a massima risoluzione e qualità.
Anche il comparto sonoro contribuisce a determinare la solidità generale del prodotto. Oltre agli effetti audio delle varie unità e al doppiaggio dei comandanti, è la colonna sonora firmata da Frank Klepacki a spiccare. Il compositore originale delle musiche di Command & Conquer torna alla carica proprio per aiutare Tempest Rising a proporsi come l’effettivo erede di C&C, riuscendoci con uno stile iconico, caratteristico e sempreverde per un RTS con queste ambientazioni.
La recensione in breve
Vendersi come successore spirituale di Command & Conquer non è semplice, ma Tempest Rising c’è riuscito. La sua missione di ereditare gli aspetti visivi e ludici caratteristici della storica saga di RTS gestita da EA è giudicabile compiuta, grazie anche a una campagna ben costruita e un gameplay che varia al punto giusto, senza esagerare e risultando sempre soddisfacente. Un omaggio che, anche tecnicamente, è notevole. Peccato per l’assenza di innovazioni di rilievo, elemento che rende Tempest Rising molto derivativo nel bene, ma anche nel male.
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Voto Game-Experience