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Home»Articoli»Recensioni»South of Midnight, la recensione: punto croce con il destino

South of Midnight, la recensione: punto croce con il destino

Un viaggio metafisico alla scoperta di se stessi e del proprio ruolo nel mondo, Hazel ci porterà nel misterios
Dino CioceBy Dino Cioce5 Aprile 2025Updated:5 Aprile 2025
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La protagonista di South of Midnight
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Un’avventura immersa nel misterioso ed esoterico profondo Sud americano, con quei miti e leggende che ancora oggi restano incastonati nella storia di un popolo. Sono queste le premesse di South of Midnight, ultima fatica di Compulsion Games ed edito da Xbox Game Studios. La software house canadese prosegue nel suo credo progettuale, con degli innesti artistici atti a mescolare tecnica e creatività. Un’operazione riuscita in parte, ma che merita una menzione degna di nota.

La protagonista di questa avventura è Hazel, una giovane ragazza che vive con sua madre nell’immaginaria cittadina di Prospero. Una violenta tempesta cancella, in pochissimi istanti, gran parte del centro abitato e con esso la loro abitazione. Un evento che sconvolge la vita della giovane ma che le consente di affrontare un nuovo cammino di consapevolezza verso un non preventivato destino, immerso nella magia e nel misticismo del profondo sud.

La software house canadese tenta di dipingere una nuova tela, caratterizzando il gioco attraverso una mescolanza tra stop-motion e 60 fps ed uno stile grafico simil cartoons. Una volontà che riesce in parte, con una fluidità di gameplay sempre garantita ed un contesto di gioco che sembra perdersi (volontariamente) qualche frame per strada. Il risultato finisce talvolta per “disturbare”. Benissimo le colonne sonore di accompagnamento, un mix tra sound tipici di quelle tradizioni del luogo. Che dire, non ci resta che archiviare il nostro prologo e lasciare lo spazio alla recensione di South of Midnight, giocato in esclusiva su console Xbox Series X.

ll profondo Sud, tra storie e leggende

Un coccodrillo gigante di South of Midnight

Un viaggio metafisico quello compiuto da Hazel, complice un devastante uragano che ha devastato Prospero, la città in cui viveva con la madre. A seguito di questo terribile evento, la giovane inizia una strana avventura, a metà tra Alice nel Paese delle Meraviglie e un bizzarro sogno ad occhi aperti. Strane creature antropomorfe si celano nel profondo sud degli States, che da sempre è stato la dimora perfetta per miti e leggende. Ed è proprio dalle tematiche celate nel loro sottotesto che attinge gran parte del comparto narrativo, che ci mette sicuramente del suo ma la matrice ispirativa è fortemente presente.

Hazel come Alice, un sogno o son desto? Ovviamente non ve lo diciamo, ma vi possiamo assicurare che è una storia che merita di essere vissuta. Hazel ha un singolare potere, tanto magico quanto penetrante. La giovane scopre, infatti, di avere le abilità di una tessitrice, ovvero una entità che vive a meta tra il reale e lo spirituale, in grado di ricucire gli strappi delle vite passate. Questi vengono percepiti come dei fili di un gomitolo, con matasse da sbrogliare per riportare la situazione alla normalità.

Un compito non facile per via dell’angoscia che queste particolari questioni in sospeso si portano appresso, e che per osmosi vengono assorbite dalla giovane Hazel. Attraverso la loro risoluzione la famosa “polvere sotto il tappeto” comincia a riaffiorare, tra cui scomode bugie e dolorose verità. Ci finisce in mezzo, questo è un dato di fatto, ma con il tempo e la padronanza delle sue abilità la giovane comincia a prendere in mano il suo destino.

Il percorso di crescita di Hazel si dimostra credibile sul lungo periodo, con momenti di alti e bassi generati da situazioni di empasse. Il primo scoglio da superare è quello iniziale, complice una sequenza di gioco che vede la protagonista correre senza meta in corridoi virtuali e senza che nulla di concreto accada anche a livello narrativo. Fortunatamente, una volta superato questa inerzia, il “guscio” si apre. Anche i personaggi di contesto, spesso e volentieri, si dimostrano inconcludenti in alcuni frangenti, come se ci fosse un’ostentazione nel voler generare suspence e mistero. Per carità, per il fattore aggro è un toccasana, ma il troppo storpia.

Un racconto tutto da giocare

La protagonista di South of Midnight seduta su un mostro

La componente narrativa ha il predominio rispetto all’economia dell’esperienza in South of Midnight, accompagnata da quella action e ruolistica che viaggiano in secondo piano rispetto allo svolgersi degli eventi. D’altronde, questo preciso approccio, rappresenta quello che è il marchio di fabbrica di Compulsion Games e già ampiamente dimostrato nelle precedenti esperienze di Contrast e We Happy Few. Un approccio, quello dei canadesi, che guarda con attenzione anche allo stile, sempre ricercato e denso di significato (ricordando sempre quella regola del “troppo che storpia”).

Tornando a noi, la componente action presente in South of Midnight prevede una serie di combattimenti in determinate arene, che si concludono, per lo più, con lo sbroglio di una matassa. Associata a questo operazione, vi è sempre un intermezzo che ci “ficca” sempre un po’ di storia (utile per mascherare i caricamenti degli assett verso l’area successiva). Hazel si diverte a performare spettacolari combo, anche se segnaliamo un parco mosse risicato e direttamente connesso allo sviluppo di un modesto skill tree.

Giusto perché lo abbiamo tirato in ballo, l’albero delle abilità rappresenta il cuore pulsante della componente ruolistica presente in South of Midnight, che aiuta a sviluppare da una parte le abilità combattive della protagonista e dall’altra quelle magiche. Le seconde, fortunatamente, aiutano a togliere quel velo avarizia circa la modestia del numero di combo “fisiche”, costruendo delle meccaniche di gioco che impongono un funzionale alternanza tra “mazzate” e “magie”. Una “tarantella” che funziona bene nei primi livelli ma che poi dimostra il suo limite nel lungo periodo.

L’intelligenza degli sviluppatori è stata quella di “spalmare” la progressione del personaggio nel corso dei vari livelli, chiudendo gli step di sviluppo all’interno di questo preciso schema. Sbirciando lo skill tree si ha, infatti, la possibilità di spoilerare quella che sarà la prossima abilità “candidata”, ma nulla di più. Poteva essere comodo, giusto per mascherare quello che si dimostra un grosso limite “sul lungo”, prevedere la presenza di un modesto build system, giusto per colorare meglio questa componente.

La costante ricerca di uno stile “unico”

Un personaggio di South of Midnight

Non è facile trovare uno stile unico, tale da essere ricordati per aver lasciato il segno ed aver marcato il territorio in maniera fiera e decisa ed essere poi riconosciuti anche solo dopo soli pochi minuti dall’inizio del gioco. E poter dire “Cavoli, ma questo è il classico stile dei canadesi di Compulsion Games”. Eppure non è un caso che questa software house, alla terza esperienza di sviluppo, sia entrata dalla porta d’ingresso nei Xbox Game Studios, passando da 10 a 80 dipendente nel giro di qualche anno.

Il talento e la creatività non mancano ai canadesi, e lo hanno ampiamente dimostrato in quella che è sicuramente stata la loro scommessa più ambiziosa. South of Midnight trasuda di voglia di distinguersi e lasciare il segno, anche compiendo degli “azzardi” sul fronte delle meccaniche di gioco. La scelta di mescolare la tecnica dello stop motion con i 60 fps è “particolare”, un mondo che intorno a te sembra viaggiare a scatti mentre voli e volteggi senza alcun salto frame. Poi, però, quando si arriva agli intermezzi narrativi anche noi ci adeguiamo a questo stile ed ecco che quell’interferenza sul fattore immersivo giunge inesorabile.

Il profondo sud viene descritto in maniera magistrale, regalandoci tutto il fascino di quei misteri e leggende che sono state parte della storia dell’America. La scelta è stata quella di non evidenziare troppo la questione legata alla schiavitù e all’emarginazione sociale, che conosciamo tutti bene essere stata spietata e brutale, puntando i riflettori sui valori che hanno permesso alle popolazioni di quell’infausta epoca di emergere e ribaltare le sorti del proprio destino.

Suoni e luci dipingono degli scenari degni di nota che, per quanto principalmente paludosi e “forestosi”, ospitano dei giochi di luce e colori che non incidono in alcun modo sulle prestazioni generali. Chiudiamo la disquisizione sulla componente artistica con la colonna sonora, in grado di mescolare i ritmi e i generi tipici dello storico profondo sud. Un tripudio di blues, gospel e folk, accompagneranno l’evoluzione di Hazel e la guideranno in un percorso di consapevolezza destinato a cambiarla per sempre.

La recensione in breve

8.0 Stop-Emozionante

La software house canadese tenta di dipingere una nuova tela, ma l'opera si perfeziona "a metà". Il mix di stili e tecniche, con la mescolanza tra stop-motion e 60 fps ed uno stile grafico simil cartoons a farne da padroni, assicura una resa tecnica ineccepebile, anche se talvolta si dimostra "disturbante". Storie e colonne sonore di accompagnamento, creano un contesto in grado di regalarci un scorcio di un tempo che fu.

  • Voto Game-Experience 8.0
  • User Ratings (0 Votes) 0
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