Fa un po’ strano, a distanza di un quarto di secolo, rivivere un ricordo che apparteneva ad un epoca videoludica quasi dimenticata. Si parla di PS1 e PS2, macchine da gioco che hanno scritto un pezzo della storia dei videogiochi e che hanno ridisegnato il concetto stesso di intrattenimento domestico. Tra i vari interpreti di questo processo evolutivo troviamo la saga di Legacy of Kain, che ci ha regalato ben 5 capitoli interconnessi tra loro. Tra questi, quelli conosciuti con il titolo Soul Reaver 1/2 – ovvero il terzo ed il quarto capitolo – sono quelli che hanno riscosso il maggior successo in termini di accoglienza.
Aspyr è andata a bussare alla porta di Crystal Dynamics (detentrice dei diritti) per lanciarsi in un ennesima operazione di Remastered. Dopo averci provato con Tomb Raider I-III e Star Wars Battlefront (con dei risultati altalenanti), la software house ci propone un’ennesima impresa nostalgica, ma stavolta non si tratta di qualcosa meramente “tecnico”. Al netto dei necessari interventi tecnici sul fronte del restyle, vi sono numerosi extra interessanti, alcuni addirittura inediti. Parliamo dei Livelli Perduti, porzioni di gioco eliminati dalla versione commercializzata. E ancora Soundtrack, bozzetti preparatori, fan art e molto altro.
Insomma, il buon Raziel ritorna nuovamente in azione per un ultimo viaggio a Nosgoth nella sua crociata contro Kain. Vi lasciamo alla nostra recensione di Legacy of Kain: Soul Reaver 1 & 2 Remastered, titolo giocato nella sua versione per console Xbox Series X.
Ricordare un’emozione o (ri)vivere il ricordo?
Aspyr e Crystal Dynamic ci servono, su un piatto d’argento, quella che ha tutti i connotati per essere definita un’operazione Nostalgia. I fan – quelli più attempati – è da diverso tempo che reclamavano un ritorno sulla scena di Raziel (e non abbiamo detto di Kain, si ben chiaro). Qualche tempo fa la speranza della community si riaccese per via di un questionario con argomento la saga e i suoi personaggi, e il treno della fantasia già era partito a grande velocità. Remake? Nuovo capitolo? Remastered?
Alla fine l’ha spuntata la terza, con un’edizione che non si limita a fare solo il “compitino” assegnato circa la ridefinizione grafica dell’avventura – avendo a riguardo contesto e personaggi – e di tutte quelle componenti tecniche connesse alla finalità (comparto audio, controlli e qualche lieve area del gameplay). Aspyr riesuma qualcos’altro, qualcosa che nessuno mai aveva visto e provato sinora. Ma prima di svelare il contenuto di questo magico scrigno, soffermiamoci sulla parte tecnica di questa operazione di rimasterizzazione.
Legacy of Kain: Soul Reaver 1 & 2 Remastered offre la possibilità di apprezzare “senza filtri” il miglioramento grafico tra la versione base e l’attuale oggetto della nostra recensione (con tanto di “switch” in tempo reale). Gli aspetti che maggiormente saltano, come dire, “all’occhio” riguardano la risoluzione delle texture, il livello di dettaglio generale (senza urlare al miracolo) e la profondità cromatica (i colori, per quanto sul tono “spento”, sembrano aprirsi con un gradiente maggiore). Anche la componente dell’illuminazione sembra aggiornata, con una gestione dell’occlusione ambientale che non crea delle “pesantezze” a livello visivo.
Se da una parte il fronte artistico è quello che sembra aver ricevuto delle maggiori attenzioni dagli sviluppatori, quello del gameplay si trascina sui fasti del successo originale. Al netto di alcuni accorgimenti sulla gestione della telecamera, le meccaniche di gioco (hanno inserito la bussola…ma serviva?!) e il layout dei controlli si è fermato a quasi 25 anni fa. Un quarto di secolo è un tempo abbastanza congruo per constatare la grandezza di un gioco, dando alla sua creatrice il giusto riconoscimento. Ma di acqua sotto i ponti ne è passata e i segni del tempo, ahinoi, purtroppo si vedono tutti.
Nonostante questo, ancora oggi entrambi i capitoli si fanno apprezzare per via del loro approccio non perfettamente linare, con uno platform strategico che sorride alle sequenze action ma senza lasciarsi andare troppo all’azione pura. Ogni nemico va affrontato nel giusto modo e l’ambientazione non subisce passivamente l’azione, tutt’altro. La componente platform viene enfatizzata dalla presenza di un doppio piano, quello materiale e quello spirituale (se ci pensate bene, anche The Medium aveva un approccio simile). Il tutto, senza considerare che gli enigmi sono tutti serviti nella loro versione originale (e dannatamente complessa). Giusto per capire quello che amavamo di un videogioco e che, evidentemente, abbiamo dimenticato.
Quello che non è mai stato svelato
Dopo 25 anni dal suo primo approdo sulle piattaforme di gioco di allora – si parla della fine del ciclo di PS1 e l’inizio di quello PS2 – le avventure di Raziel (ad esclusione del capitolo conclusivo Defiance) hanno ancora qualcosa da raccontare. Come è stato rivelato da coloro che hanno reso tutto questo possibile, è giusto anche riconoscere alcuni meriti. Se oggi siamo qui a raccontarvi, nuovamente, di un gradito ritorno di un’icona del mondo del gaming il merito va riconosciuto a tutti coloro che non hanno mai smesso di credere in tutto questo. Parliamo della community, che si divide tra modder, fanartist, cosplayer e content creator di ogni genere e tipo, che si sono prodigati in questi anni per mantenere vivo il fuoco dell’interesse, sperando in un ritorno a Nosgoth. Di fatto avvenuto.
Aspyr, in collaborazione con Crystal Dynamics, fanno anche una loro parte non indifferente, riesumando delle reliquie videoludiche davvero inedite (e che valgono anche il prezzo del biglietto). Parliamo dei Livelli Perduti, porzioni di gioco eliminate dal prodotto definitivo e che, per ovvi motivi, sono finite perse (forse era meglio definirli sconosciuti, visto che vengono a galla solo in questa occasione).
Questi livelli sono fruibili solo nella sezione Bonus Content, nella loro versione originale (sia a livello grafico che di gameplay). Una trovata interessante, anche per via della finalità extra-ludica. Dare una sbirciatina a come i videogiochi nascono – e crescono – aiuta ad entrare in empatia con il lavoro (e sacrifici) degli addetti ai lavori.
Un tributo che viene anche celebrato attraverso la componente artistica, con i numerosi video originali in FMV, trailer di lancio e presentazione e bozzetti preparatori realizzati dagli artisti dell’epoca. Stupenda la sezione Dark Chronicle, che regala una versione concisa e testuale degli script di entrambe le avventure di Raziel (con tanto di battute iconiche). Diamine, ci stavamo dimenticando le colonne sonore originali con un player dedicato, rigorosamente da ascoltare con cuffie (e magari un po’ penombra, giusto per creare atmosfera).
La recensione in breve
Finalmente Aspyr ha capito come rilanciare dei progetti che, per via delle evidenti connessioni spazio-tempo, arrivano fisiologicamente "troppo" vecchi. Non si è limitata a svolgere il compitino tecnico grafico ma ha inserito delle chicche che non passano di certo inosservato. Qualcosina in più si poteva fare per migliorare la Quality of Life lato gameplay, ma va bene così. Raziel non ha bisogno di altro per tornare a farci divertire...in attesa di un Remake!
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Voto Game-Experience