Volevamo e pretendevamo risposte a tutti i costi, e questa era l’occasione perfetta per trovarle. Un’ultima chance, il saluto finale dell’esperienza vissuta in Alan Wake 2 con il secondo DLC intitolato The Lake House. Le speranze riposte, ahinoi, finiscono (in parte) per incenerirsi, colpa di un fraintendimento circa la reale finalità di questa espansione. Una volta digerita la mission di Sam Lake & Co. tutto diventa più chiaro (ma il bisogno di avere delle risposte non viene saziato).
Il pallino del gioco passa nelle mani dell’agente speciale dell’FBC Kiran Estevez, figura conosciuta “di riflesso” in Alan Wake 2. Le tocca l’ingrato compito di comprendere i motivi dietro l’improvviso isolamento comunicativo del centro di ricerca adiacente al Cauldron Lake. I responsabili del laboratorio governativo non avevano annunciato strani esperimenti, indi per cui il silenzio radio ha fatto preoccupare le alte sfere. L’agente speciale si trova dinnanzi ad una situazione spettrale, che diventa sempre più lugubre una volta intrapresa la discesa verso le profondità del centro di ricerca. Una nuova e pericolosa minaccia incombe su di lei.
Location e contesto ricordano quelli di Control, e la somiglianza è voluta. Quando prima vi parlavamo di quel fraintendimento e del come non ci siamo accorti subito che eravamo dinnanzi al preludio di Control 2. Un cambio di favore dopo il DLC AWE che vedeva protagonista Jesse Faden e che poi di fatto preannunciava Alan Wake 2. E poi tutto l’indotto informativo circa l’esistenza del Remedyverse, con quelle autostrade di interconnnessioni narrative da non perdere. Il tutto in un’esperienza da portare a casa in circa 2/3 ore.
Bene, vi lasciamo al racconto della nostra avventura in compagnia dell’agente Kiran Estevez, con i pensieri tradotti in parole nella nostra recensione di Alan Wake 2: The Lake House, ultimo DLC di questa seconda iterazione che vede il famoso scrittore fare i conti con il suo “potere”.
Domande senza risposte
In molti si chiedevano se alcuni dei tanti (e forse troppi) interrogativi lasciati in sospeso in Alan Wake 2, avrebbero trovato una risposta in questo secondo ed ultimo DLC. Night Spring ci aveva provato, ma non era abbastanza. Ed ecco che quelle flebili speranze sono state riposte nell’atto conclusivo della creatura (im)perfetta ideata da Sam Lake & Co., ma il responso non è dei migliori. Ci dispiace dirlo, ma molte (e forse troppe) domande elevate nel corso della seconda avventura del noto scrittore non trovano risposta. Esiste un gigantesco “Però”, fondamentale per la comprensione di questo DLC, corrispondente a questa precisa domanda: Che cos’è veramente The Lake House?
Per rispondere a questo interrogativo dobbiamo spoilerarvi un po’ di storia. L’agente speciale Kiran Estevez viene chiamata ad ispezionare su uno strano silenzio proveniente dal centro di ricerca del FBC sulle rive del Cauldron Lake. Se vi ricordate tale personaggio si incontra con Alan Wake nel corso del capitolo 6, quando lo scrittore riemerge dalle acque del lago. Ebbene l’agente speciale comprende subito che qualcosa non quadra, anche perché riesce ad entrare in un centro di ricerca governativo senza intravedere l’ombra di alcun agente di sicurezza.
Varcata la soglia dell’ingresso, la situazione è più che spettrale, con gli jumpscare lanciati come coriandoli. Gli uffici sono vuoti, nessun traccia di agenti o personale addetto. Nulla di niente, solo un assordante silenzio rotto dalle tremanti parole della protagonista ed una torcia che fende la penombra. L’agente Estevez comprende subito che le tocca auto-affidarsi un incarico: prendere l’ascensore e scendere nei 5 livelli al di sotto di lei. Una discesa “metaforica” verso le tenebre e affrontare un nuovo manipolatore della Materia Oscura.
Fondamentale diventa l’analisi del materiale a disposizione, inteso come documenti, pellicole, registrazioni e appunti su lavagne o altro. È vero che sulla carta l’esperienza con questo DLC si attesta attorno alle 2/3 ore, ma il tempo impiegato ad analizzare la mole di dati a disposizione fa tendere il contatore delle ore verso la cifra dispari. Per carità, nessuno vi obbliga ad essere curiosi, ma alcune di quelle famose domande rimaste in sospeso potrebbero trovare finalmente una risposta (alcune eh, mi raccomando).
Aspettando Control 2
Il Remedyverse è ormai una certezza. Sam Lake ha tolto il velo circa la sua esistenza, fornendo dei chiari indizi sulla sua origine. Tutto nasce con il primo capitolo di Alan Wake, anche se sia in Quantum Break che nella trilogia di Max Payne qualche riferimento – seppur in maniera molto velata – esisteva. Per quanto la prima avventura del noto scrittore non lasciava presagire l’esistenza di una realtà interconnessa, questo dubbio venne dissipato in Control una volta per tutte. Le avventure di Jesse Faden non avevano nulla a che fare con quelle di Alan Wake, e le due esperienze sembravano non essere connesse in alcun modo. Fu solo dopo il secondo DLC “AWE” (che sta per Altered World Event), che i mondi iniziarono ad interconnettersi.
Ed ecco che giungiamo ad Alan Wake 2 con il secondo DLC che non soddisfa sì i “ricercatori dei perché”, ma lancia un assist clamoroso verso Control 2. Remedy non ci va tanto per il sottile, costruendo una vera e propria propaggine dell’ambientazione che ha visto impegnata Jesse Faden. Un concentrato di riferimenti – più o meno espliciti – all’esistenza del piano astrale e a questi “soggetti” in grado di manipolarlo attraverso abilità innate. L’agente dell’FBC Estevez se la deve, infatti, vedere con un manipolatore delle arti visive, in grado di creare dei veri e propri mostri di pittura, all’apparenza immortali (fino al ritrovamento di una certa pietra “scura”…).
Di Alan Wake nessuna traccia e nemmeno di Jesse Faden, ma gli eventi e il contesto generale fanno assomigliare questo DLC ad un prequel di Control 2. Per quanto questa affermazione non abbia ricevuto alcuna conferma da parte della combriccola capitanata da Sam Lake, non escludiamo che il suo genio creativo lo abbia già inteso come tale. Oppure, ancora più semplicemente, lascerà che il suo silenzio venga riempito dalle folli teorie dei suoi fan. Toh, stiamo parlando di noi.
La recensione in breve
Volevamo risposte... e invece sono sorte altre domande. L'ultimo saluto di Alan Wake si traduce con un simil prequel di Control 2, a colpi di jumpscare e situazioni ansiolitiche. Graficamente in linea con l'esperienza originale, così come il gameplay in generale. Si torna ancora a parlare - in maniera intelligente - del Remedyverse, e la pagnotta la porta a casa anche per questo. Una degna conclusione?!
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Voto Game-Experience