Sei una unità. Un tassello del domino. Il tuo nome è n° 103.683 e fai parte di una grande Colonia. E la legge è chiara: combattete per la Regina e per la Federazione. Faccio fatica a dare un unica categoria a Empire of the Ants: a tutti gli effetti si tratta di un gioco di strategia in tempo reale, in terza persona e fotorealistico (come promesso dai trailer di annuncio), ma in verità è molto di più, e le possibilità in game lo dimostrano.
Il giocatore è chiamato a elevarsi, da semplice e piccolo pedone della scacchiera a componente fondamentale e leader della sua colonia, il tutto in un mondo selvaggio e spietato, fatto di battaglie, esplorazioni e un solo obbiettivo in testa: sopravvivere.
Romanticismi a parte, il titolo sviluppato da casa Tower Five, con publisher Microids, fa il suo ingresso nel mercato in un momento ideale: mancano le novità, gli azzardi. Tra colossi e remake, riscopriamo come a volte anche una piccola formica, può fare la differenza.
Il titolo è l’adattamento del romanzo “Formiche” di Bernard Werber (1991). Per meglio dire, la storia di gioco è basata sul libro, e la narrazione è co-scritta assieme all’autore originale. La storia segue le vicende della Federazione tramite le antenne di n° 103.683, tra cambi di stagioni, cataclismi, battaglie e varie vicende. Il mondo è in perfetta armonia con la Colonia, e tutto ciò influenza le abilità e i comportamenti delle singole unità.
Proprio perché di trama si è da subito chiamati al dovere, è sorprendente come man mano che si prosegue nella storia, salga pian paino un costante senso di curiosità nell’esplorare: in che anno ci troviamo? Cosa c’è “alla fine del mondo”? E queste domande trovano man mano una risposta con un lasciato più o meno invasivo degli umani: dalla bottiglia di plastica da scavalcare al copertone di una ruota di un camion, da un pallone da calcio all’altalena che vediamo in alto, in lontananza.
La trama la scopriamo tramite i dialoghi di gioco tra le sorelle formiche, che vengono scritti e non recitati a voce. Una scelta azzardata ma giusta, che aiuta nell’immedesimazione. Scelta azzardata e sbagliata quella di non poter personalizzare i sottotitoli con dimensioni e colori differenti. Apprezzati invece i dialoghi con scelte multiple opzionali che permettono di approfondire meglio una situazione di gioco e trama, dando profondità ai personaggi.
Il mondo di gioco è un piacere assoluto da esplorare
Come spiegavo all’inizio, trovo difficile rinchiudere il titolo in una singola categoria. Principalmente parliamo di uno strategico in terza persona, beninteso, ma in game i giocatori hanno anche modo e dovere di esplorare e documentare il mondo che li circonda.
Dal semplice bestiario degli insetti, che si aggiorna automaticamente incontrando una nuova specie, al dover analizzare gli odori sulla superfice di oggetti sconosciuti, che verranno poi documentati in un glossario. Come non bastasse, vagando per terre lontane si aggiunge anche una componente platform. È possibile correre, arrampicarsi e saltare tra un punto e l’altro, a patto di non finire in acqua e perdere la vita.
Il mondo di Empire of the Ants è vivo e ricco di possibilità. Il fotorealismo dell’Unreal Engine 5.4 si scatena anche nelle macchine meno performanti, essendo i requisiti PC incredibilmente bassi. Da un punto di vista così minuscolo, l’esplorazione diventa giocosa, e i movimenti della formica rispondono molto bene ai comandi impartiti. Arrampicandosi nelle superfici più sottili, come gli steli di un fiore, non si può non notare come gli sviluppatori abbiano dedicato parecchia attenzione alle hitbox dei terreni percorribili.
Unica nota dolente è quando ci si ritrova a percorrere un terreno sottosopra, come il sotto di una foglia: in quel momento si fa facilmente confusione tra direzione di camera (che si capovolge!) e direzione impartita, e bisogna faticare per ritrovare il senso del dritto e della direzione.
Ma immergiamoci sul fulcro di gioco: le battaglie. Come può una formica gestire un campo di battaglia, tra il dover creare le legioni, spostarle, impartire ordini e difendersi contro i nemici? In una maniera molto più semplice di quel che sembra.
Ogni battaglia viene svolta in una mappa nuova, e ciascuna ha la sua conformazione differente rispetto alle altre. Partendo da un nido formicaio di base, il giocatore ha il compito di creare legioni e difese, espandere il numero di nidi conquistando quelli neutrali e sconfiggere i nemici. Le cose da fare sono molte, ma il gioco accompagna obbiettivo dopo obbiettivo il giocatore, rendendo più accessibile l’esperienza (aiuti che possono essere ovviamente disattivati).
Ogni nido ha 5 sezioni dalle quali selezionare gli upgrade: legioni, difesa, poteri in battaglia (i feromoni), upgrade di produzione risorse e di monitoraggio. Stando centro del nido, compariranno le cinque sezioni: basterà camminare sopra la sezione (e poi sottosezione) desiderata per poterla produrre. Ogni cosa ha il suo costo in materiali (cibo e legna) che si ricarica automaticamente o manualmente mandando determinate legioni (le operaie) a cacciare una determinata risorsa. Ogni nido ha un numero finito slot occupabili, ovviamente espandibili al giusto costo.
Infine, scontato ma non troppo, è necessario esplorare la zona di battaglia, per poter trovare le risorse e per poter mandare gli operai a recuperarle. Ma soprattutto per individuare i nemici, così da evitarli o attaccarli al momento opportuno.
Una gestione tutto sommato intuibile, ma in verità è molto più complessa di quel che sembra. Ogni upgrade ha costi importanti, e bisogna scegliere con criterio quale selezionare. Ad esempio, in certe situazioni sarà meglio selezionare un upgrade di difesa al nido di base che crea una barriera di rametti, in altre creare le formiche cartografe, che sbloccheranno l’HUD della minimappa a schermo (idea di design a dir poco geniale). Ma alcuni quesiti vengono lasciati al giocatore, stimolandolo al ragionamento critico: meglio creare subito una legione di guerriere base, o aspettare per creare le veterane, rischiando però di rimanere in inferiorità numerica?
Il multiplayer pecca di varietà viste le possibilità in game
Il multiplayer di Empire of the Ants si basa proprio sulle battaglie. Il che è un peccato, perché potenzialmente il gioco ha molto di più da offrire: innanzitutto non sono presenti modalità cooperative, in cui poter gestire assieme un formicaio. Sono disponibili solo modalità competitive 1 vs 1 o 3 vs 3, oltre alle personalizzate, sempre però player vs player.
Mancano poi il resto delle modalità: sarebbe stato interessante poter competere contro amici e avversari in mappe platform o missioni di caccia a tempo o simili. Certo, non è quello il fulcro di gioco e ne è comprensibile l’assenza, ma rimane ugualmente un gran peccato. Ne auspichiamo l’aggiunta in un futuro aggiornamento.
La recensione in breve
Empire of the Ants rompe le righe facendo esattamente ciò che un formicaio deve fare: essere ben organizzato, strutturato e solido contro le intemperie. Non mancano gli accorgimenti che sarebbero necessari per renderlo sostanzialmente intaccabile, come per esempio l'aggiunta di più modalità differenti nel multigiocatore.
Ad ogni modo possiamo ritenerci più che soddisfatti dal rendimento generale di gioco, con l'augurio di un ulteriore miglioramento con patch future.
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Voto Game-Experience