Un tuffo nei ricordi, a quando lodavamo le prestazioni della ehi fu PS4 con i suoi titoli di punta, ovvero The Order: 1886 e Until Dawn. A distanza di circa 10 anni da quel ricordo ritorniamo a tessere le lodi del secondo dei due, con un remake tirato a lucido grazie alla potenza della console di nuova generazione di casa SONY. Until Dawn torna a far parlare di sè, questa volta su PS5 e forte di un nuovo engine che alimenta il comparto grafico. Ballistic Moon rileva l’incarico da Supermassive Games, ma il passaggio di testimone è solo “sulla carta”, visto e considerato che in molti, nella nuova software house, lavorarono alla realizzazione dell’esperienza originale.
Until Dawn si presenta con un rinnovato comparto grafico e sonoro che enfatizza ulteriormente le tematiche emotive trattate nel gioco, ovvero ansia, paura e disperazione. Un thriller d’autore raccontato in stile cinematografico dove a decretare le scelte più importanti – in ottica storia – siamo noi e la nostra capacità decisionale. Il concetto di giusto o sbagliato lascia il tempo che trova, ed ogni decisione ci spinge verso uno dei tanti finali offerti dal gioco.
Non mancano le perplessità, come la scelta di adottare un visuale in terza persona bloccata invece di quella libera e più “cinematografica”, ma sono scelte dettate anche dagli anni passati e dalle tendenze attuali. Giusto o sbagliato, ogni scelta genera delle conseguenze (toh, ironia della sorte). Per sapere l’esito di quest’ultime vi lasciamo alla nostra recensione di Until Dawn, giocato su console PS5.
Ritorno a Blackwood Mountain
Correva l’anno 2015, quando sulla ehi fu PS4 “liscia” usciva la prima creazione partorita dal genio creativo di Supermassive Games. All’epoca impressionò tutti per l’elevato livello di qualità grafica, una vera e propria dimostrazione di forza della potenza della ex master race di casa SONY. Quella estrema aderenza al mondo cinematografico divenne, nel tempo, il marchio di fabbrica della software house inglese, oltre che essere il propellente per dare il via alla serie che oggi conosciamo tutti con il nome di “The Dark Pictures Anthology”.
A distanza di 10 anni circa torniamo su quelle montagne innevate, per assistere nuovamente al massacro di quei ragazzi per mano di un pazzo omicida, e noi nel maledetto ruolo di giudice e giuria avendo in mano il destino dei poveri malcapitati. La logica del causa-effetto – o se preferite, il Butterfly Effect (effettivamente fa più “figo”) – viene messa sul piatto attraverso un sistema di scelte in formato QTE (Quick Time Event), con pochi secondi per decidere quale sia la scelta giusta.
Alla cabina di regia si siede, al posto di Supermassive Games, Ballistic Moon, uno studio inglese che ha ereditato gran parte del personale che ha partecipato alla realizzazione del titolo originale. Questo remake eredita tutta la componente narrativa del titolo originale, inserendo qualche lieve integrazione in alcune sequenze, e la traspone in un nuovo contesto grafico alimentato dall’Unreal Engine 5.
Ma non si tratta “solo” di grafica (a brevissimo ne dedicheremo un’ode), ma anche di animazioni e miglioramenti sonori. Le prime, infatti, sono state rivisitate con nuovi movimenti più definiti e fluidi rispetto all’esperienza originale. Quanto ai secondi, oltre ad una rinnovata esperienza sonora – forte delle tecnologie proprietarie made in SONY – è stata confezionata una nuova colonna sonora con altrettanti brani dedicati.
La formula della paura deriva dalla qualità
Bene, siamo pronti a sciogliere quella riserva elevata prima e parlarvi di quelli che sono gli oggettivi ed enormi miglioramenti di questo rifacimento dell’esperienza originale di Until Dawn. Permetteteci, però, un piccolo appunto sulle modifiche che hanno interessato il gameplay. Al pari del nuovo remake di Silent Hill 2, la gestione dell’inquadratura è stata rivista preferendo il “dietro le spalle” in terza persona a quella simil libera. Per un fortuito caso del destino, tale soluzione è la medesima adottata per il survival horror di Konami, e le perplessità, a conti fatti, sono molto similari.
Il taglio cinematografico voluto/pensato/concepito nell’esperienza originale consisteva un mix eterogeneo di elementi, entro cui spiccava (su tutti) la gestione delle inquadrature. Terrificanti sicuramente in ottica movimento libero, ma dannatamente funzionali per trasmettere ansia e paura. Non che questo brusco cambio di rotta abbia cancellato, con un colpo di spugna, il patrimonio “emotivo” dell’esperienza originale, ma l’assenza si sente.
Ansia e paura vanno “pescate” da altre parti ed è qui che entra in gioco l’enorme lavoro svolto sotto il profilo grafico. Non sappiamo da dove cominciare e siamo sicuri che qualcosa ci perderemo per strada. Il primo elemento di spicco è sicuramente la gestione dell’illuminazione ambientale e del Ray Tracing. Le ambientazioni godono di una seconda gioventù anche grazie alla ridefinizione completa di tutti gli elementi che compongono gli scenari, ad iniziare dalle texture dei materiali che appaiono visibilmente migliorate a livello di definizione e dettagli. Restando in tema di definizioni migliorate, anche i modelli poligonali dei personaggi appaiono rinnovati del tutto, un aspetto che viene enfatizzato maggiormente nell’ambito delle cut-scene (veramente ai limiti del fotorealismo). La migliorata gestione della luce e dell’occlusione ambientale enfatizza il lato espressivo dei vari personaggi, con una capacità trasmissiva – sul fronte emozionale – significativa e determinante in ottica immersiva.
Tutto questo mix esplosivo di rinnovamenti va a nozze con l’elemento gore e horror della serie. Le efferate morti violente appaiono ancora più violente di prima, con membra e sangue di nuova generazione. L’Unreal Engine 5 aiuta anche in questo, e non consigliamo l’esperienza per tutti coloro che rientrano nella categoria “deboli di stomaco”. Ah, giusto, ci stavamo dimenticando una cosuccia sui collezionabili. Ci sono (e vi sono anche di nuovi), ma sono stati tutti riposizionati. Indi per cui, buona caccia (e ricordatevi che siete le prede).
La recensione in breve
Until Dawn si presenta con un rinnovato comparto grafico e sonoro che enfatizza ulteriormente le tematiche emotive trattate nel gioco, ovvero ansia, paura e disperazione. Un thriller d'autore raccontato in stile cinematografico dove a decretare le scelte più importanti - in ottica storia - siamo noi e la nostra capacità decisionale. Non mancano le perplessità, come la scelta di adottare un visuale in terza persona bloccata invece di quella libera e più "cinematografica", ma sono scelte dettate anche dagli anni passati e dalle tendenze attuali, con qualcosa che inevitabilmente si lascia per strada.
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Voto Game-Experience