Il ritorno dei mitici giochi PC dei primi anni Duemila, con un importante numero di vecchie saghe, è stata una costante negli ultimi anni. Le operazioni nostalgia si susseguono incessanti e, in un buon numero di occasioni, portano risultati sorprendenti. Recentemente è stato il caso di Age of Mythology: Retold, RTS a dir poco “divino”. Guardando invece ai tattici in tempo reale, anni fa è toccato a Desperados III, terzo capitolo di una saga nata nel 2001. A breve sarà la volta di Commandos Origins ma, nel frattempo, possiamo gustarci Sumerian Six.
Sviluppato da Artificer e pubblicato da Devolver Digital, è uscito da poco su Steam dopo la sua comparsa nel contesto del più recente PC Gaming Show. Naturalmente non poteva esimersi dal trattare un tema perfetto per i tattici in tempo reale: la Seconda guerra mondiale e la minaccia nazista. Ma il team di sviluppo è riuscito a confezionare una esperienza unica e convincente? Scopritelo nella nostra recensione di Sumerian Six.
La classica storia dei nazisti assetati di superpoteri
Sumerian Six ci immerge sin dalle prime battute in una storia che rasenta il soprannaturale. Anziché avvalersi dei poteri antichi teutonici e sperimentare con abomini elettrizzati come in Return to Castle Wolfenstein, i nazisti questa volta stanno scoprendo le potenzialità di una sostanza misteriosa risalente ai tempi dei Sumeri, denominata Geiststoff.
Inizialmente un gruppo di scienziati ha cercato di manipolarla per ottenere energia infinita e altri vantaggi, con lo scopo di rilanciare il mondo dopo la Prima guerra mondiale. Tra prove fallite e scoperte preoccupanti, i progetti sono stati abbandonati. L’ex membro Hans Kammler, tuttavia, anziché arrendersi ha offerto le sue ricerche e i suoi servizi a Adolf Hitler, con l’obiettivo di creare una Wunderwaffe. Sarà la Squadra Enigma, composta di scienziati e avventurieri, a inseguire gli indizi lasciati dei nazisti dalle Alpi all’Africa per porre fine a questa minaccia sovrannaturale.
Vestiremo quindi i panni di personaggi singolari come la chimica Rosa Reznick, l’uomo-orso Wojtek e l’esoterico Siegfried von Adelsberg. Con una squadra di avventurieri, ciascuno con le sue abilità, ci si addentra nel complotto nazista. Non aspettatevi una profondità notevole: la storia è scritta in maniera semplice e ovviamente il valore storico è quello di una mera cornice. Il susseguirsi di eventi a volte risulta quasi comico, ma ha anche qualche twist interessante.
La narrazione in Sumerian Six è stravagante e sa essere gradevole. Artisticamente parlando, siamo certi che le ambientazioni sarebbero perfette per un comic book e la storia funzionerebbe perfettamente in tale formato. Il cuore di stealth game, però, arranca.
Il gameplay di Sumerian Six: stealth game classico e approcciabile
Come anticipato, in ciascun livello prenderemo il controllo di una serie di personaggi, ognuno con il suo set di abilità. Ad esempio, Rosa è munita di una nube tossica, una bomba chimica, una pistola stordente e scioglie i nemici quando li accoltella. O ancora, Wojtek si serve di un MP-42 e una bottiglia come diversivo nella sua forma umana; trasformandosi in orso, può andare in “Bear-serk” o eliminare i nemici più resistenti.
Avvalendosi di questo mix di poteri ben pensato si possono affrontare gli scenari in maniere molto differenti. Pur essendo essenzialmente un gioco focalizzato sullo stealth, Sumerian Six dà completa libertà di approccio. Si può anche sparare liberamente a ogni nazista che si incontra coordinando le azioni singole con un utilissimo Action Planner. Altrimenti, via di diversivi, flashbang, nubi tossiche e trampolini nascosti.
Ogni livello è suddiviso in più sezioni, con spazi chiusi e aperti e un numero di nemici variabile. Il gameplay loop, pertanto, è facilmente inquadrabile. Si osserva la zona, si studiano i pattern delle pattuglie, si sperimenta un piano. Se ha successo, ci si incammina verso l’area successiva.
L’idea di Sumerian Six sembra quella di essere un tattico in tempo reale più cinematografico, con controlli semplici sia con tastiera e mouse, sia con controller, per fare scoprire il genere a chi non vi si è mai avvicinato. Del resto, si sente che la natura old school c’è ancora. Ogni personaggio va mosso singolarmente, prestando molta attenzione ai coni di visuale dei nemici e all’ordine delle azioni. Un singolo errore, e scatta l’allarme. Ma bisogna avere davvero paura di queste allerte?
Diversi problemi
La risposta, purtroppo, è no. Gli allarmi rendono solo più casuale il movimento dei soldati nazisti e, in diverse missioni, fanno spawnare qualche nemico in più. Rimanendo ben nascosti, però, è facile prendersi una pausa di 30 secondi e aspettare che ritornino ai pattern prestabiliti.
A ciò si aggiunge lo sbilanciamento dei poteri a nostra disposizione. Nelle missioni in cui si controllano massimo 2 personaggi, ciò si nota molto meno. Controllando 3 o più membri della nostra squadra speciale, è facile comprendere come coordinare alcuni set specifici renda anche troppo semplice superare aree ostiche. Per di più, esplorando gli ambienti si trovano casse con punti esperienza bonus per ciascuna abilità, con cui aumentare il loro livello e ottenere vantaggi bonus. Come se alcune di esse non fossero già troppo potenti, come il Bear-serk o la bomba chimica di Rosa.
Si aggiungono quindi alcune animazioni poco fluide e innaturali, modelli che svaniscono quando lanciati in ambienti da noi non raggiungibili (nonostante ci siano rocce e altri modelli ambientali con cui i corpi potrebbero collidere), e un comparto grafico che avrebbe beneficiato di una maggiore pulizia, per quanto restituisca comunque un piacevole impatto. In aggiunta, manca la localizzazione in italiano, il che potrebbe rendere più complicato l’approccio da parte di chi non mastica bene l’inglese.
Una piccola nota finale concerne la colonna sonora: forse una musica di sottofondo con un alone di mistero più evidente sarebbe stata più intrigante. I suoni jazz che avvolgono il giocatore danno troppa leggerezza a un contesto che dovrebbe essere di tensione e attenta pianificazione.
L’IA di Sumerian Six è fuori focus
A nostro avviso, però, questi toni leggeri risultano perfettamente coerenti con il problema più grave di Sumerian Six: l’intelligenza artificiale. Gli NPC non reagiscono in maniera per nulla realistica a ciò che accade nei loro dintorni, ma è colpa anche delle meccaniche più basilari del gioco.
Ad esempio, correre dietro a una guardia non la mette in allerta poiché i passi nostri non generano rumore. Tantomeno entrare in un cespuglio. O ancora, se un soldato ci vede ma “svaniamo” all’ultimo secondo dal suo campo visivo, è come se non avesse visto alcuna anomalia e, per tale ragione, non si allerta ulteriormente. Ancora: in caso di allarme, i nemici si accorgono dei membri della nostra squadra solo se chiaramente allo scoperto o se, entrando casualmente in un cespuglio, ci sbattono il naso.
Per non parlare delle connessioni tra i vari soldati. È come se ognuno esistesse in una sua realtà, interagendo con quella altrui solo quando le routine si incontrano nel rispettivo cono visivo che, peraltro, è totalmente irrealistico. In altre parole, in Sumerian Six la IA non mantiene un conteggio delle truppe che controlla in una certa area e non porta a cambi di routine, a una risposta più concreta e autentica alle nostre azioni.
Ciò rende questo titolo tutto fuorché un vero stealth game. La magia viene totalmente spezzata dal modo in cui la IA è stata programmata. Forse Artificer pensava di creare un gioco più leggero, rilassato, orientato all’azione e non alla furtività. Peccato, però, che questa brutta sbavatura risulti un mood-killer.
La recensione in breve
Sumerian Six è uno stealth game, ma molte sue meccaniche lo rendono tutto fuorché ciò che dovrebbe essere. La IA rovina l’esperienza in maniera evidente, con nemici che non rispondono per nulla bene alle nostre azioni. La pianificazione di queste è soddisfacente, ma richiedono l’uso di abilità sbilanciate. La trama non è malvagia e le mappe sono ben realizzate, oltre che belle da vedere. Forse la musica poteva essere più misteriosa e avventurosa, meno leggera e meno jazz. Peccato per l’assenza dell’italiano e i grossi limiti della telecamera.
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Voto Game-Experience