Per quelli della “vecchia generazione”, Tombi! rappresenta uno di quei ricordi agrodolci a metà strada tra l’amore e un malinconico rammarico. Osannato dalla critica per una lunghissima serie di qualità tali da renderlo precursore di un genere già nel lontano 1997, ma stroncato da vendite tutto tranne che lusinghiere (complice un periodo di uscite così impressionanti da passare alla storia), l’opera del leggendario Tokuro Fujiwara (creatore, giusto per dirne una, dell’altrettanto leggendario Ghosts ‘n Goblins) è uno degli esempi perfetti di successo ingiustamente mancato, una potenziale killer app dell’allora prima PlayStation che, per colpe non imputabili alla stessa IP o al team di sviluppo, non raggiunse il meritato Olimpo. Non che Fujiwara rimase con le mani in mano, e la release di Tombi! 2 a pochi anni di distanza fu probabilmente ancora migliore del capitolo originale: ma se la fortuna è cieca, la sfortuna ha una mira impressionante, e il poco fortunato bis commerciale spinse, stavolta definitivamente, alla chiusura prematura di un franchise in grado ancora di dire la propria.
A quasi tre decenni di distanza da quei giorni, quando di Tombi! le uniche tracce rimaste erano quelle nei cuori degli appassionati, appare un po’ a sorpresa Limited Run Games, decisa a dare dimostrazione del proprio Carbon Engine proprio con una Special Edition dedicata al mai troppo lodato ragazzo dai capelli rosa. Un’edizione speciale, disponibile in svariati succulenti formati come da tradizione LRG, che – badate bene – non punta ad ammodernare alcunché tanto sul versante grafico quanto su quello del gameplay ma, piuttosto, a tributare il giusto onore ad una pietra miliare che tutti dovrebbero conoscere. Il tutto, ovviamente, sfruttando al meglio le doti del proprio motore proprietario.
Tombi!, c’era una volta un ragazzo coi capelli rosa…
Il preludio narrativo di Tombi!, inutile girarci troppo attorno, è una di quelle cose che profuma di “nineties” come poche altre. Il nostro protagonista è un giovane selvaggio che vive in un villaggio sperduto, attaccato improvvisamente da dispettosi maiali chiamati Koma. Proprio alcuni di questi, durante un agguato, gli rubano un prezioso braccialetto donatogli dal nonno: tanto basta a mandare l’eroe su tutte le furie, facendolo partire alla caccia dei ladri per recuperare il maltolto. Non fosse che, durante questa ricerca, il mistero dietro i suini si infittisce, portando alla luce l’esistenza di sette Maiali Malvagi, vere menti crudeli dietro l’attacco Koma, che hanno lanciato una maledizione su altrettante zone dell’isola di Tombi. Compito di quest’ultimo sarà dunque fermarli, recuperando sì la propria refurtiva ma, cosa più importante, scongiurando il pericolo che aleggia.
Appare dunque evidente come l’ironia sia una delle chiavi di lettura principale della narrazione di Tombi! – basti pensare che, per combattere con uno qualsiasi dei Maiali Malvagi, sarà necessario trovare prima uno speciale sacco magico dove rinchiuderlo. Ironico e spassoso, ma non per questo superficiale o semplicistico nelle dinamiche: Tombi! incarna in prima battuta le dinamiche del tradizionale platform a scorrimento, volto a valorizzare una forte componente esplorativa nelle diverse aree (collegate tra loro in modi differenti, spesso inizialmente inaccessibili). Ma basta poco per accorgersi di come lo spostamento orizzontale sia solo la prima di più facciate, laddove sarà possibile muoversi anche “in profondità”, spostandoci su un piano anteriore o posteriore rispetto a quello normale e procedere (in background o foreground, a seconda dei casi) la nostra caccia ai Koma. Il tutto, inutile dirlo, costellato da minacce e ostacoli come da migliore tradizione: gli immancabili maiali (che possono essere presi a mazzate con l’arma equipaggiata, ma anche afferrati al volo e catapultati con una pirotecnica capriola), piante carnivore, strani anfibi e chi più ne ha più ne metta, senza dimenticarci di trappole, fossati, sterpaglie letali o profonde acque dove il nostro eroe avrà poche speranze.
L’equilibrio esplorazione/combat funziona ancora oggi in modo preciso e puntuale, arricchito ulteriormente da altre sezioni, di matrice più squisitamente RPG, dove la telecamera assumerà una configurazione isometrica e, di norma, porterà il nostro alter ego a spasso per specifiche sezioni (come il villaggio degli Gnomi) dove si darà priorità al dialogo, alla narrazione o al reperimento di missioni secondarie. Da questi tratti si configura in modo preciso anche l’animo ruolistico di questo Tombi!, non certo da intendersi con la più moderna chiave di lettura in ambito GdR ma, per i tempi che furono, sicuramente d’avanguardia. Dalla necessità di recuperare oggetti (o abilità) per poter procedere nell’esplorazione, passando per la presenza di svariate tipologie di pantaloncini – ciascuna avente specifiche doti distintive – o per la raccolta di collezionabili legati a missioni secondarie, l’aria che si respira in questo Tombi! non può che essere inebriante. Non mancano oggetti del tutto folli, come una sorta di fungo che, a seconda dell’uso, fa ridere o piangere tutte le creature presenti su schermo, o altri che garantiscono l’accesso ad aree segrete, con tutto quello che ne consegue. Ultimo ma non meno importante, ciascuna missione secondaria premia di norma il giocatore con gli AP, punti avventura che contribuiscono allo score finale, ma anche con item speciali che, in più di qualche occasione, sono forieri di sorprese inaspettate.
Largo al Carbon Engine
Giunti a questo punto, non abbiamo detto nulla di nuovo rispetto a quanto, nel lontano 1997, fecero i primi recensori di Tombi!. Un platform variegato con elementi RPG, divertente e spassoso ma non banale, con una curva di difficoltà accessibile ma non semplicistica e una varietà di cose da fare, al netto dell’esplorazione e del combattimento contro i Maiali Malvagi, di tutto riguardo. Un ottimo biglietto da visita, non c’è che dire, ma come poterlo valorizzare al meglio in casa Limited Run Games?
Partiamo subito con la “doccia fredda”. Il Carbon Engine di LRG non nasce per creare delle remastered in senso stretto di giochi del passato. Detta in tecnichese, quello del citato colosso è un tool di sviluppo che, in estrema sintesi, permette a codice e contenuti legacy (quindi, per intenderci, obsoleti o non più aggiornati da tempo immemore) di essere eseguiti su piattaforme moderne. Questo significa che, sul versante tecnologico, questa Tombi! Special Edition non presenta alcuna evidente differenza rispetto alla versione originale.
Graficamente, la versione Switch da noi provata ripropone lo stesso look&feel della controparte PS1: uno stile riconoscibile e coloratissimo, dei bei pixelloni che sfrecciano a video, frame rate lontanissimo dai fasti odierni e, già che ci siamo, gli stessi bug tecnologici (compenetrazioni, mancati caricamenti, accidentali blocchi) e caricamenti non proprio fulminei della controparte originale. Il titolo sfreccia di base in formato 4:3 con bande laterali (che, da apposito menu, possono essere personalizzate variandone il tema grafico): sarà possibile optare per una versione full screen (sulla verticale) con lo stesso rapporto o, in alternativa, ad una versione 16:9 che, però, stretcha in modo innaturale l’immagine – risultando, di fatto, l’opzione meno interessante.
Non mancano, tuttavia, le novità. Si parte dalla colonna sonora, meravigliosa ai tempi ma, per l’occasione, completamente riarrangiata: sarà possibile quindi selezionare l’OST preferita, anche solo per apprezzare i nuovi arrangiamenti da un lato o l’orecchiabilità incredibile dell’originale dall’altro. La parte da leone, un po’ divenuta il marchio di fabbrica di queste operazioni LRG, è l’aggiunta di una sezione Extra, disponibile da menu inziale di gioco e che, di fatto, si configura come un enorme museo tematico dedicato a Tombi!, al cui interno sarà possibile ammirare bozzetti, disegni preparatori, i manuali originali e altre perle per appassionati, tra cui spiccano un set di interviste inedite agli sviluppatori. Per gli amanti della storia del medium, oggettivamente, questa spinta documentaristica di LRG potrebbe valere da sola il prezzo del biglietto.
Chiudono il cerchio alcune interessanti aggiunte alla giocabilità: la possibilità di salvare liberamente in qualsiasi momento, senza dover sfruttare per forza di cose i save point offerti dal gioco, così come quella di riavvolgere il tempo (in caso di errore imprevisto) per tornare ad un istante sicuro e, da lì, riprendere senza pregiudicare la salute dell’alter ego. Sarà inoltre possibile attivare un malinconico filtro CRT e, come anticipato in apertura, modificare i bordi qualora si optasse per la modalità 4:3 – o, parimenti, selezionarne una delle tre disponibili.
IN CONCLUSIONE
Tombi! Special Edition, a distanza di così tanto tempo, si riconferma titolo poliedrico e, ahinoi, sottovalutato. Passato in sordina già nel lontano 2012, quando apparì per la prima volta nei meandri del PSN, il ritorno targato LRG vuole celebrare nel migliore dei modi un pezzo di storia che ha dato così tanto al medium, senza tuttavia ritrovare la congrua e giusta ricompensa. Gli anni si fanno sentire, questo non è un segreto, ma se da un lato vederlo in una veste del tutto rinnovata – con annesse correzioni di bug e caricamenti più veloci, giusto a voler essere pignoli – sarebbe stato un regalo meraviglioso, dall’altro l’operazione di Limited Run, che lo arricchisce con un autentico museo digitale, non può che essere premiata. Un titolo che i più vecchietti rigiocheranno con la proverbiale lacrimuccia, ma che allo stesso tempo anche i più giovani potranno imparare a conoscere ed apprezzare. Perché la storia del videogioco, dopo tutto, passa anche per dei meravigliosi successi mancati.
-
VOTO TOTALE