Il mondo dell’hacking ha sempre un po’ di fascino agli occhi di tutti. Quell’idea di misterioso, di irraggiungibile, di superamento dei limiti e conoscenze criptiche. Nel mondo videoludico titoli come Hacknet e Hackmud hanno cercato di proporre un’esperienza più verosimile e immersiva, guidando il giocatore nell’utilizzo di veri e propri comandi per entrare in reti fittizie e dispositivi di altre persone. Più “cinematografici” sono invece progetti come Watch Dogs o, recentemente, The Operator.
Realizzato da Bureau 81, quest’ultimo titolo è un’avventura narrativa che ricorda nelle meccaniche Her Story di Sam Barlow, e si propone come esperienza immersiva caratterizzata da hacking e cospirazioni. Presentato al Future Games Show di questa estate, è finalmente giunto tra le nostre mani e lo abbiamo provato. Ecco, dunque, la recensione di The Operator.
La storia di The Operator: hacker, alieni, cospirazioni, c’è tutto
L’opera prima di Bastien Giafferi, lo sviluppatore dietro Bureau 81, ci fa vestire i panni di Evan Tanner, neoassunto presso la Federal Department Intelligence. La FDI ha naturalmente un solo compito: risolvere crimini utilizzando anche tecnologie all’avanguardia, con la magistrale coordinazione di interventi sul campo e da remoto. Tanner, nella fattispecie, è un operatore che gode dell’accesso a sistemi di riconoscimento facciale, database nazionali, algoritmi per l’analisi di video e altri dispositivi di ultima generazione per dare supporto agli agenti presenti sulla scena del crimine.
Se inizialmente questa attività può apparire normale, semplice, quasi monotona, gradualmente si coglie una patina di mistero che copre le indagini. Troppe coincidenze, prove riservate e voci del database bollate come “Top Secret”. Ogni tentativo di aprire tali file viene notato dai superiori, sempre all’erta. E bastano poche decine di minuti nei sistemi della FDI per scoprire che qualcosa non quadra.
The Operator stende quindi una storia avvincente, che guida il giocatore correndo, costringendolo a stare al passo della narrazione. I momenti morti sono pressoché nulli ed è difficile staccarsi dal gioco. Bastano peraltro poche ore per arrivare alle battute conclusive, tra colpi di scena impressionanti e momenti di alta tensione. È un’esperienza molto breve, tutt’altro che banale e che Giafferi ha preparato eccellentemente. Insomma, avete ormai capito: la scrittura è davvero ottima.
Il gameplay: basta poco per conquistare
Il gameplay in sé è altrettanto notevole. Come in Her Story o Hacknet, ci si trova alle prese con un terminale unico. Dal computer della FDI è possibile chiamare gli agenti, ricercare persone e automobili nel ricchissimo database governativo, e leggere tutti i documenti inviati per i singoli casi. Durante la risoluzione dei casi viene fissato sempre un obiettivo, che va portato a termine trovando i dati di interesse e, infine, cliccando su di essi e sull’obiettivo stesso per stabilire una correlazione. Se il legame è corretto, si sbloccano le successive linee di dialogo.
The Operator è molto lineare e supporta continuamente il giocatore. Se si incorre in un problema basta premere il punto di domanda accanto all’obiettivo per ricevere un aiuto dal direttore stesso della FDI. Forse è anche troppo lineare per chi proviene dai citati giochi di hacking più simulativi. Durante le poche ore di gioco si useranno forse tre linee di comando effettive, date peraltro da un altro personaggio, quindi si è “hacker” per modo di dire. Ci sono, invece, interessanti attività uniche come l’analisi di un campione raccolto in un appartamento andato in fiamme, e il disinnesco di una bomba con un tempo limite e un manuale piuttosto lungo – ricorda forse Keep Talking and Nobody Explodes?
L’impostazione, pertanto, è quella di un gameplay elementare, prevalentemente punta e clicca, con pochi momenti in cui si usa la tastiera o si osservano video e cutscene. Nella sua interezza, però, The Operator riesce a bilanciare perfettamente questa pseudo-monotonia grazie ai ritmi della narrazione. Non ci sono diramazioni e finali multipli: si segue un percorso predeterminato e si arriva alla fine. L’intensità della storia è il vero cavallo di battaglia.
Poteva durare di più, ma…
L’efficacia e la semplicità di The Operator sono ciò che ci fa dire: poteva durare di più, includere attività secondarie, casi ulteriori ed esterni alla trama principale, qualche “minigioco” in più. In tal caso avrebbe forse osato anche troppo, esprimendo un eccesso che non gli sarebbe appartenuto.
La storia scritta da Bureau 81 è il vero focus e una sua diluizione avrebbe potuto costituire un rischio. Avrebbe potuto perdere intensità, appeal, dilungarsi eccessivamente solo per offrire qualche minuto o ora in più in balia di sovrintendenti e agenti. Insomma, a nostro avviso altre due ore di gioco non avrebbero stonato, anche alla luce del prezzo al quale viene proposto, ma l’esecuzione della storia forse non ne avrebbe giovato particolarmente.
The Operator resta comunque un progetto molto interessante e caldamente consigliato, tutt’altro che esigente a livello di risorse e facilmente giocabile anche su computer più datati. Con la nostra build (AMD Ryzen 5 5600X, 16 GB di RAM e NVIDIA GeForce RTX 3070) non siamo incorsi in problemi tecnici e i bug sono assenti. Su dispositivi come Steam Deck o ROG Ally è sconsigliato, in quanto pensato per simulare proprio l’uso di un computer con tastiera e mouse e, oltretutto, su schermi così piccoli non si leggerebbe la maggior parte dei testi.
La recensione in breve
The Operator è un titolo che merita davvero attenzione. È semplice nelle meccaniche, costituisce una sfida ostica in certi momenti, e coinvolge con la sua storia, intricata al punto giusto. Sarebbe stata più gradita una durata maggiore, data anche la ottima scrittura e il buon doppiaggio. Dato il ritmo serrato, rendere la storia più altalenante e lunga (ma non troppo), magari condendola con eventi e attività secondarie, avrebbe reso il gioco più brillante. Non si tratta comunque di un grave difetto, dato che nell’insieme è un esordio davvero notevole.
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Voto Game-Experience