Tutto accade in una notte in questa nuova serie dedicata alle fantastiche Tartarughe Ninja. Tales of the Teenage Mutant Ninja Turtles viene concepita dai suoi creatori come un’anticipazione del sequel di Mutant Mayhem, che ad oggi non ha ancora una data d’uscita prevista.
Il mood della serie è frizzante e giovanile, adatto a un pubblico adolescenziale che entra in contatto per la prima volta con il mondo delle Tartarughe Ninja, senza ovviamente escludere il popolo dei fedelissimi. I riferimenti alla lore ci sono, con tanto di anticipazione sulla genesi di alcune vecchie conoscenze.
I primi sei episodi ci hanno permesso di entrare in contatto con questo nuovo “punto di vista”, sicuramente molto adatto ai tempi che corrono e che, allo stesso tempo, riesce a creare un ponte di connessione con il passato storico della serie ben riuscito. Vi lasciamo dunque alla nostra anteprima di Tales of the Teenage Mutant Ninja Turtles, disponibile in streaming su Paramount+.
Tutto in una notte
Una notte di follia, quella che vede coinvolte le famose 4 tartarughe ninja alle prese con il folle piano di una donna di nome Bishop. Non sono chiare le motivazioni dietro il suo profondo odio nei confronti dei 4 fratelli mutanti, ma l’obiettivo della sua missione è chiaro sin da subito: la loro eliminazione a tutti costi. Per mettere in atto questa volontà si serve di robot da lei costruiti, i Mechazoidi, un concentrato di elettronica applicata alla morte. Questi cyborg super-corazzati dividono i 4 fratelli, ed inizia così una corsa contro il tempo per salvarsi la corazza e mettere fine al piano del folle ingegnere.
La storia raccontata in Tales of the Teenage Mutant Ninja Turtles prende piede dopo gli eventi vissuti in Mutant Mayhem. I nostri non fanno nemmeno in tempo a mettersi comodi e gustarsi una fetta della loro amata pizza che il dovere impone ancora un loro intervento. Siamo però davanti ad una versione inedita di questi eroi, che li fa sembrare più “umani” rispetto a come li abbiamo sempre visti. La loro versione adolescenziale fa emergere tutti i punti di forza e debolezza del loro carattere, e in ogni episodio si assiste ad un canovaccio ciclico che coincide con un percorso di ascensione di un eroe.
Sfaccettature caratteriali che mai prima d’ora avevamo avuto l’opportunità di cogliere, e che hanno la capacità di raccontare, in maniera cristallina, il prototipo di eroe. Come erano prima di diventare dei miti, Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo? Le risposte le trovate tutte nei primi 6 episodi di Tales of the Teenage Mutant Ninja Turtles.
Una volta riuniti i 4 fratelli si rivedono tutti “diversi”. Una sola notte è bastata loro per capire che il peso della responsabilità è un fardello che va diviso per 4. Quei 4 ragazzacci “solisti” e poco organizzati hanno compreso la portata della loro missione e le parole del maestro Splinter (che ritroviamo in una versione meno “nonnosa”), d’un tratto, iniziano ad illuminare quella via del guerriero per cui sono pre-destinati.
Tu le conosci le tartarughe Ninja?
A pensarci bene mancava una serie che raccontava la fase adolescenziale delle tartarughe ninja. Michelangelo con l’apparecchio, Leonardo in piena crisi esistenziale, Donatello che pensa di essere solo un nerdazzo e Raffaello nei panni dello spaccone iracondo del gruppo. Il processo di “smussamento” caratteriale coincide con una terapia d’urto mica da ridere, ma ogni puntata è un vero e proprio godimento. La tecnica di design dello sketch, con disegni non proprio definiti al meglio, talvolta anche eccessivamente “sporchi”, ricorda molto le origini del fumetto americano storico, quello edito dal quello studio indie alle dipendenze di Kevin Eastman e Peter Laird.
Mossa nostalgica o no, la scelta stilistica è azzeccatissima, alimentata da un comparto animazioni sopra le righe. Forse la trama appare leggermente scontata, anche se il focus della serie non mette al centro tanto la narrativa quanto i personaggi. È chiaro che i riflettori sono puntati sul percorso evolutivo dei 4 fratelli. I personaggi di contesto sono molto evanescenti (per nondire invisibili). Splinter è un grandissimo non pervenuto, April si fa i beati cavoli suoi, e poi basta. Fine delle “comparsate” d’autore.
Vi è solo un episodio in cui uno dei 4 fratelli ha la fortuna di socializzare con qualcuno nel mentre viene inseguito da un Mechazoide, ma per il resto “se la cantano e se la suonano”. Scelta coerente sì, ma reggere 22 minuti di “monologhi” non è per tutti. La serie riesce comunque a raggiungere il suo obiettivo, stimolando anche l’interesse di chi non sa nulla di loro. Manca tutto il processo di trasformazione in mutanti e la presentazione di alcuni nemici storici, ma se la si prende come un preludio di tutto quello che verrà, cavoli, l’obiettivo è bello che raggiunto.