Guardando al panorama dei giochi rompicapo, negli ultimi anni si è visto un piacevole boom di indie nel genere, lodati anche dai migliori enigmisti al mondo. Stiamo parlando di titoli come Taiji di Matthew VanDevander, o Patrick’s Parabox di Patrick Traynor. Più recentemente, a cercare di seguire questo trend positivo, abbiamo invece visto il lancio di Linkito.
Opera d’esordio di Kalinarm, si propone come puzzle game con una storia di ribellione e distopia ambientata negli anni Cinquanta. Come se non bastasse, può persino integrare Twitch e Arduino per un tripudio di logica e una difficoltà non indifferente. La premessa è interessante, l’esecuzione la è altrettanto? Scopritelo con noi nella recensione di Linkito.
La storia di Linkito: un Albatross che non vola
Linkito è ambientato negli anni ’50, in una grande città controllata da Albatross Tech e dal presidente William Kane. Noi vestiamo i panni di un ingegnere appena unitosi all’azienda tramite una lotteria annuale, che garantisce ai cittadini più poveri di scappare dalle condizioni di vita più tristi e trovare fortuna crescendo professionalmente. Una promessa interessante, fornita però da un gigante dell’industria che vive di corruzione e avidità.
Avviandosi nel proprio mestiere di ingegnere con le mansioni più semplici, si scala gradualmente la gerarchia della Albatross Technologies. Si riparano tostapane, si riempiono generatori, si disinnescano bombe. Gli uffici cambiano, e il mondo si scopre con piccoli accenni forniti da un’azienda, messaggi rivoluzionari e microfilm nascosti. Con il tempo si espande la nostra conoscenza di questa spiacevole realtà, comprendendo l’origine della ribellione popolare.
L’approccio alla 1984 è anche gradevole ma è quasi banale, dato il suo utilizzo frequente. Non è una distopia particolare e nemmeno viene approfondita come si spererebbe; ergo, resta una mera cornice. Da un lato, è meglio così, e di seguito vi spiegheremo perché. Dall’altro, sembra quasi un lavoro svolto per dare un’atmosfera specifica a Linkito e null’altro.
Immediatamente balzano in testa i titoli di Zachtronics, come TIS-100, Opus Magnum e SHENZHEN I/O. Sono un concentrato di logica dove non c’è una vera storia, ma un contesto funzionale all’essenza del gioco. Linkito, al contrario, osa un po’ di più sulla narrazione senza riempire lo stomaco. Attenzione, tuttavia, al gameplay.
Il gameplay: celebrazione infinita della logica
Alla base del gioco c’è la pura logica. Nei livelli, fondamentalmente, si devono collegare fonti di energia a oggetti a cui (ri)dare vita. Inizialmente ci sono circuiti già pronti, semplicemente da connettere. Gradualmente si ottengono interruttori, timer, batterie e altri oggetti, rendendo sempre più complessa la risoluzione dell’enigma. Il tutto si avvia, quindi, da puzzle elementari, per poi arrivare a vere sfide particolarmente toste.
La progressione è ottima e i livelli più avanzati offrono il giusto grado di difficoltà, risultando ben bilanciati. Il numero di livelli inclusi nella storia è limitato ed è un peccato. In poche ore, dopo 50 livelli, si raggiunge la fine di Linkito e si chiude il cerchio che riguarda Albatross Technologies. Fortunatamente, grazie all’editor in-game, e quindi alla disponibilità di un enigma diverso ogni settimana e sfide create dalla community, la rigiocabilità è infinita.
Ci sono e ci saranno sempre puzzle più casual per i giocatori occasionali. Ovviamente, non mancheranno enigmi pressoché impossibile per dare vita a un tripudio di sinapsi. In breve, però, Linkito risulta davvero l’introduzione perfetta al genere in toto, e anche una sua ottima celebrazione.
Linkito è un ottimo sandbox per gli ingegneri (e aspiranti tali)
Il cuore del gioco è infatti la possibilità di armeggiare con l’elettronica, con porte logiche, display LED, e anche per questo gli sviluppatori hanno deciso di aggiungere l’integrazione ad Arduino. La bellezza sta nel mettere insieme macchine intricate, trovare le soluzioni riflettendo a lungo sui modi per raggiungerle. Tra un cavo sbagliato e un altro, Linkito infine si rivela un progetto sandbox che stuzzica davvero la mente. Fortunatamente è anche forte nell’estetica: Kalinarm non esagera nel creare uno stile visivo facilmente riconoscibile e pulito, unendolo a una colonna sonora pensata per puro accompagnamento.
Sono quindi tre i fattori che fanno sì che la lacuna della narrazione si faccia sentire meno: accessibilità, rigiocabilità ed estetica. Linkito è peraltro pienamente accessibile anche al pubblico italiano grazie alla traduzione completa. Anche su Steam Deck, ergo su Steam OS e Linux, risulta funzionare – sebbene, inizialmente, ci abbia dato diversi problemi in quanto la build non Windows risultava mancante.
Su computer non è comunque esigente: con la nostra build composta da AMD Ryzen 5 5600X, 16 GB di RAM e NVIDIA GeForce RTX 3070 non abbiamo riscontrato alcun problema. Giocarlo su un laptop o PC desktop datato, dunque, è perfettamente possibile. Per togliervi ogni dubbio, potete sempre provare la demo accessibile su Steam.
La recensione in breve
Linkito è un puzzle game intelligente, con un design convincente e praticamente rigiocabilità infinita. Chi proviene dai titoli della Zachtronics, o ha amato il mitico Crazy Machines, saprà apprezzarlo. Se mantenuto in piedi dalla community o dagli sviluppatori con rompicapi nuovi, può offrire divertimento e soddisfazione anche sul lungo termine. La storia distopica adottata non è così convincente, pur introducendo un contesto molto interessante, ed è anche troppo breve. Resta comunque un titolo educativo e piacevole, davvero accattivante.
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Voto Game-Experience