Un attacco ransomware a Epic Games è diventato un caso curioso per le dinamiche che lo hanno definito. Si tratta, infatti, di un doppio gioco molto particolare e intricato.
Qualche giorno fa, prima della fine di febbraio, il gruppo di hacker Mogilevich aveva annunciato di aver rubato circa 200 GB di data da Epic Games. I contenuti trafugati comprendevano email, password, nomi e cognomi e informazioni di pagamento di dipendenti e utenti della compagnia.
Epic Games era intervenuta subito per tranquillizzare tutti, sostenendo che non c’era alcuna prova che il furto di dati fosse realmente avvenuto. Mogilevich non era entrato in contatto con Epic Games e non aveva fornito alcuna prova concreta dei dati in suo possesso, il che aveva fatto pensare a una messinscena.
Oggi è arrivato un ulteriore aggiornamento, ripreso da Eurogamer, con il quale Mogilevich ha confermato che le sue rivendicazioni erano false. Il gruppo di hacker si è definito “truffatore”, con i suoi annunci che puntavano al pagamento di un riscatto in modo fraudolento. Non solo, ma l’obiettivo era convincere altri hacker che Mogilevich avesse gli strumenti per attaccare grandi compagnie, in modo da poterli rivendere.
A quanto pare il vero piano del gruppo è stato reso noto in modo da emergere come geni del crimine, anche se la sensazione è che l’opinione pubblica la penserà in modo completamente opposto.