Una terribile coppia quella tra Subcult Joint Ltd e Rogue Games Inc, che decide di chiudere il 2023 con una sorpresa che in pochi si aspettavano. Giunti al cospetto di Cookie Cutter, a quello che avevamo etichettato in partenza come “un altro metroidvania”, ci siamo trovati costretti a ricrederci. Mai una tale “costrizione” è stata così ben accetta. Tocca però, in questo preciso caso, lanciare un piccolo monito. Cookie Cutter non ha freni e viaggia senza limiti in termini di comunicazione visiva e verbale. Le tematiche vengono affrontate con una crudezza che non conosce il significato del termine “filtro”, e talvolta le sequenze di gioco arrivano a toccare un livello di violenza non trascurabile. Giusto per mettere le mani avanti.
Una volta accettato questo compromesso, l’esperienza di gioco connessa è un qualcosa che merita di essere vissuta, e ovviamente raccontata. Ed è quello che faremo noi, in questa nostra recensione di Cookie Cutter.
Censura?! No, grazie
Subcult Joint vuole raccontarci una storia, fatta di messaggi subliminali e metafore. Per farlo utilizza uno sfondo distopico e futuristico di matrice tipicamente cyberpunk, eliminando ogni filtro possibile e immaginabile. Volendo fare dei paragoni autorovoli, ci viene in mente Akira, Ghost in the Shell, Evangelion e perché no, anche Hokuto no Ken di Buronson e Tetsuo Hara. Cos’hanno in comune queste eccellenze? Un solo aspetto: prendono il concetto stesso di filtro e lo buttano nella spazzatura.
Tornando “a bomba” su Cookie Cutter, la storia parla di una brevissima love story tra un androide di nome Cherry e la sua creatrice Shinji. La loro relazione ha attirato le attenzioni della mega corporazione che regola vita e comportamenti all’interno della Megastruttura. Il capo non tollera questo tipo di rapporti, onde evitare possibili effetti domino. Senza pensarci due volte invia i suoi scagnozzi a regolare i conti, i quali, oltre a rapire Shinji, riducono in fin di vita la povera Cherry. Non vi raccontiamo i dettagli della loro separazione, sappiate solo che la sequenza non è per deboli di stomaco.
Quel che resta della povera androide viene recuperato da Raz, uno scienziato che ha sposato la causa della ribellione contro il sistema precostituito delle corporazioni. Modificando il corpo di Cherry, la trasforma in una piccola macchina da guerra con le fattezze di un’innocua studentessa. Inizia cosi il viaggio all’interno della Megastruttura, un viaggio di sola andata verso un destino dipinto da sangue, morte, e una rabbiosa violenza senza limiti.
Oltre alla giovane protagonista, vi sono alcuni comprimari che spiccano per via della loro eccessiva eccentricità. La narrativa che si frappone all’interno delle sequenze di gameplay – resa fruibile da una (quasi) perfetta localizzazione in italiano – aiuta a percepire alcuni messaggi che vanno oltre il semplice videogioco. È una storia che parla di affermazione, in un mondo fatto di regole e preconcetti che, apparentemente, non lasciano alcun spazio di emersione (se non mostrando rabbia e voglia di sovvertire un destino già scritto a priori da altri). A buon intenditore, come si dice in questi casi, poche parole (e tanto sano divertimento).
Un metroidvania senza freni
Il gameplay di Cookie Cutter viene edificato sugli assett tipici di un metroidvania, che ricordiamo essere: una progressione di mappa in tutte le direzioni, muri ed ostacoli da superare previa soddisfacimento di alcune condizioni, respawn e posizione dei nemici pre-individuato e sviluppo delle abilità del personaggio in maniera costante, continua e funzionale. Nel tempo, abbiamo assistito a delle sperimentazioni che, oltre a limare questi dogmi, hanno proiettato il genere verso nuovi orizzonti. I due capitoli di Ori, per esempio, sono riusciti a raccontare una poesia fatta di suoni ed emozioni, senza far scorgere il “peso” degli assett prima elencati.
Quelli di Subcult Joint, alla prima uscita sul campo, ci mettono tutto il loro talento creativo, senza risparmiarsi in nulla. Ne consegue una storia che non funge da mero “tappabuchi” rispetto alla sequenze di gameplay ed un bilanciamento perfetto tra le componenti esplorative, platformiche ed action. L’equilibrio tra le 3 è magistrale e non è facile, oggi giorno, assistere ad un risultato simile (e per giunta al primo tentativo). Entrando nel dettaglio del gameplay, Cherry ha la possibilità di sfruttare due tipologie di colpi, uno normale ed uno potente. Il primo ricarica la sua fonte di energia primaria – identificato con il termine “Abisso” – sfruttabile sia per il ripristino della salute che per alimentare i megacolpi della protagonista. Si viaggia di combo selvagge (e brutalmente violente), con la necessità di sfruttare, al meglio, le perfect parry e block. Quest’ultime, infatti, forniscono una finestra in stile bullet time dove sono dolori per chi capita sotto i pugni d’acciaio dell’androide.
L’arsenale di Cherry, che per la prima parte dell’avventura consente di sfruttare le sole adamantine nocche, con il proseguo dell’avventura accoglie degli interessanti innesti, in grado di assicurare spettacolarità ed allo stesso tempo potenziale. Immaginate gli effetti di una motosega o quelli di una moto iper veloce, per non parlare di un esoscheletro hi-tech. Immaginate, altresì, la quantità di violenza che ne consegue. Togliete l’immaginazione adesso, e quel che resta vi lascerà attoniti.
Come detto in precedenza, l’anima esplorativa di Cookie Cutter vi porterà a visitare ogni anfratto della Megastruttura. La labirintica mappa merita di essere vissuta con curiosità per via dei numerosi potenziamenti passivi equipaggiabili dalla nostra protagonista. Vi sono anche delle attività secondarie da portare a termine che vi porteranno a conoscere i bizzarri abitanti di questa fortezza. Una conoscenza che viene sempre ricompensata, al netto di qualche incontro ravvicinato con i boss. Vi avvisiamo per tempo: fanno parecchio male.
Attacchi d’arte senza limiti
Non ci si mette molto a perceprire che siamo al cospetto di una piccola perla, rinvenuta nel vastissimo oceano videoludico. Il vecchio preconcetto che accostava il mondo dei “non Big” a quello di produzioni senza infamia e senza lode è stato, per fortuna di tutti, ampiamente superato. Cookie Cutter è un ennesimo schiaffo morale, un puro concentrato di talento e creatività. Lo diciamo anche con un carico di sano campanilismo visto che nella software house di stanza a Brighton vi sono numerosi talenti italiani.
Restando aderenti alla traccia, le animazioni di Cherry sono tutte disegnate a mano, e questa precisa scelta stilistica influisce positivamente sulla fluidità di movimenti del personaggio, che, oltre a non perdere un mezzo frame per strada, si districa in mirabolanti evoluzioni dai toni molto “gore”. In generale, tutti gli NPC sono fortemente caratterizzati, il che crea un contesto sempre frizzante in ogni occasione.
In ottica valutazione delle ambientazioni, beh, assistiamo inesorabili ad un calo di attenzione creativa, se così la possiamo definire. Sebbene la Megastruttura è di fatto una fortezza gargantuesca, il livello di dettaglio delle ambientazioni lascia talvolta a desiderare. Restando sul tenore critico, vi sono stati episodi di “confusione” di elementi in occasione di scontri con tanti nemici a video. L’elevato numero di effetti grafici, oltre a non garantire una perfetta comprensione del momento, non consentiva una concreta identificazione del reale nemico, prestando il fianco ai colpi e senza sapere chi fosse il mittente.
La recensione in breve
Quelli di Subcult Joint hanno messo a segno un gran bel colpo alla loro prima uscita sul campo, dimostrando talento su tutti i fronti. La loro prima creazione eccelle sotto il profilo tecnico, con delle animazioni ed una resa grafica di ottimo livello. La storia viene raccontata senza filtri, così come le sequenze di gameplay. Al netto di qualche sbavatura, Cookie Cutter è un'esperienza che merita di essere vissuta e raccontata.
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Voto Game-eXperience