Celebriamo il ritorno sulla scena videoludica del buon Paul Cuisset, storico game designer di un videogioco che è entrato a far parte nella memoria di tutti i gamer che portano sul groppone il peso degli “…anta”. 30 anni fa circa, vedeva la luce Flashback, sviluppato dalla ehi fu Delphine Software di cui lo stesso Cuisset ne faceva parte. Un successo strepitoso, al punto da diventare il videogioco più venduto della storia in Francia da una software house autoctona. A distanza di 30 anni, Microids riprova ad accendere i riflettori dell’interesse, portando a bordo lo stesso game designer dell’epoca.
L’operazione nostalgia, purtroppo, non sembra essersi concretizzata nel migliore dei modi. Il gameplay si dimostra pigro ed incapace di rinnovarsi, trascinandosi con meccaniche di gioco che si manifestano scontate e prive di aggro. Graficamente, il lavoro svolto non è poi così male. Lato narrativo, invece, siamo in altissimo mare. Non vogliamo incedere oltre, motivo per cui vi lasciamo alla nostra recensione di Flashback 2.
Dopo 30 anni, Conrad B. Hart torna in azione
Che bello ritrovare un Conrad B. Hart in perfetta forma e salute, non più inseguito e costretto ad un rovinoso atterraggio di fortuna su un pianeta inesplorato. Quello fa parte del 1992. Oggi, a circa 30 anni di distanza da quell’iconico successo dell’ehi fu Delphine Software, il suo storico game designer Paul Cuisset vuole proporci una storia più al passo con i tempi, ma sempre immersa in un contesto Sci-fi e Cyberpunk.
L’agente speciale è alla ricerca del suo amico Ian, scomparso senza lasciare traccia. Conrad decide di seguire le sue tracce, accompagnato dalla sua fida arma/IA Aisha. I problemi, purtroppo, sembrano inseguire l’ingnaro protagonista. Un esercito di Morph che risponde agli ordini del Generale Lazarus, è pronto a rendergli la vita un inferno. Una caccia all’uomo che solo l’iconico agente saprà come meglio affrontare.
La storia non viene proposta come una prosecuzione della precedente, con le esperienze del primo storico Flashback e il successivo Fade to Black, passarsi il testimone. Flashback 2 si presenta in linea sotto il profilo della continuità lato gameplay, ed un po’ meno per quanto concerne la storia e i personaggi. Avremmo preferito, anche per via della pluridecennale finestra temporale, una maggiore tensione narrativa, magari con qualche chicca legata al passato.
Il nostro incurabile nostalgismo resta, dunque, a bocca asciutta, con una narrazione che dimentica l’esistenza del passato e non erige alcuna barriera per tutti coloro che si approcciano per la prima volta al gioco. Un bene sicuramente, per quanto poteva essere utile lanciare qualche elemento di raccordo emotivo che lasciava, quantomeno, presagire che ci fosse una sorta di continuità con la serie “storica”, che ricordiamo annovera due capitoli pregressi con protagonista Conrad B. Hart.
Un gameplay che dimostra i segni del tempo
Il buon Conrad ci porta nelle versioni futuristiche di New York e Washington, con una tappa nella giungla del mondo esterno. I tratti somatici del platform ci sono, anche se la verà novità vive nella fruizione della profondità e non solo dello scrolling orizzontale. La presentazione delle varie location viene svelata dopo aver soddisfatto una condizione sine qua non per procedere, ovvero la pressione di un pulsante, la risoluzione di un piccolo puzzle elementare, il dialogo con qualche NPC o il semplice completamento di una missione.
Risolta la causa ostativa, la nuova area diventa esplorabile, e, come se fosse un puzzle, si trasforma in una tessera che ne amplifica la sua estensione. Questo assunto vale “quasi” sempre, in quanto spesso e volentieri incappiamo in aree che richiedono un caricamento per procedere alla sua fruizione, innestando il medesimo circolo prima descritto. In linea di massima il leitmotiv del gameplay resta questo per tutta l’esperienza di gioco, senza la presenza di colpi di scena che contraddistinguevano i primi due capitoli storici. Una magia che sembra essersi dissolta tra le pieghe del tempo.
La struttura iterativa delle meccaniche di gioco prevede, invece, una serie di missioni da portare a termine per giungere ad un obiettivo. Il primo, ad esempio, è quello di ottenere denaro per acquistare un mech da utilizzare nell’arena per combattere. Se vinciamo otteniamo informazioni sul nostro amico Ian, scomparso senza lasciare indizi. Dislocati qua e la ci sono numerosi NPC che rendono l’illusione di poter ampliare la nostra esperienza, magari con qualche secondaria o similari. Purtroppo così non è.
L’unica deviazione è data dalla presenza di un viaggetto in moto percorrendo una futuristica tangenziale con un intenso traffico di macchine volanti. La resa finale, di questo simpatico passaggio, non è delle migliori e questo transito dal punto A al punto B diventa, ben presto, un’ennesima frustrazione da dover subire. Doverosa segnalare l’assenza di un sistema di progressione del personaggio e del suo arsenale, rafforzando l’incapacità del gameplay nel rinnovarsi.
Quei famosi anni ’90…
Avremmo preferito una vera e propria operazione nostalgia, ritrovando – in chiave moderna – alcuni elementi che hanno rese celebre il titolo del 1992 (entrando nel Guinnes World Record per il numero di copie vendute in Francia) e senza dimenticare quelle che sono le esigenze attuali. Quelle cut-scene, ad esempio, che mostravano Conrad “fare cose”, utili per alimentare il pathos del momento, con uno stile che ricordava dannatamente Blade Runner e Total Recall (la versione con protagonista Arnold Schwarzenegger, in italiano divenuta celebre con il nome Atto di Forza), hanno lasciato il posto a dei freddi intermezzi.
Quelle vibrazioni autentiche non trovano un oggettivo riscontro in Flashback 2. Per quanto lo stesso team – per propria ammissione – ci ha tenuto a ricordare che le ispirazioni sono partite proprio da questi grandi classici del genere Sci-fi, il risultato finale non coincide con queste intenzioni iniziali. Ad onor del vero, le ambientazioni sono oggettivamente derivative rispetto al genere, con metropoli super futuristiche in cui il progresso convive con la diseguaglianza sociale.
È un qualcosa che resta, però, circoscritto al solo comparto grafico, che sottolinea il grande amore del suo creatore e la passione di tutti coloro che hanno collaborato a questo “tentato” ritorno. Perché sì, di questo si tratta. È giusto che quello che è stato è stato, ed è meglio che resti lì, ricordato (e magari rigiocato) con quella spensieratezza di essere “figlio del tempo” in cui è stato concepito e senza l’intenzione di voler – a tutti i costi – trovare una collocazione in un tempo che non gli appartiene.
VERSIONE TESTATA: PS5
La recensione in breve
Correva l'anno 1992, e si celebrava il clamoroso successo di Flashback. A distanza di 30 anni, Flashback 2 si dimostra agli antipodi, con quella magia che sembra essersi inesorabilmente dissolta tra le pieghe del tempo. Il gameplay si manifesta pigro ed inconsistente sin da subito, con il solo comparto grafico a rendere viva la flebile fiamma dell'interesse. Storia e personaggi non si dimostrano per nulla all'altezza del compito, per quella che si dimostra essere un'operazione nostalgia ferma sui binari.
-
Voto Game-eXperience