Lo studio indie di Game Science ha generato enorme entusiasmo tra il pubblico per il suo videogioco soulslike in arrivo, Black Myth: Wukong, riscuotendo un successo perlopiù senza precedenti sia in Cina che all’estero, soprattutto considerando che i precedenti titoli del team hanno riguardato unicamente il mondo mobile asiatico. Tuttavia, tra tutto ciò emerge sempre più chiaramente un sessismo radicato all’interno della compagnia che le ha portato una cattiva reputazione soprattutto tra le sviluppatrici cinesi.
Secondo quanto riportato da IGN, sono emersi numerosi post provenienti dal social media cinese Weibo in cui diversi dipendenti dello studio hanno inserito riferimenti a genitali e allusioni sessuali. In particolare, i post su Weibo del co-fondatore Feng Ji, tra cui quello che fa riferimento al video della versione pre-alfa di Black Myth: Wukong pubblicato ad agosto 2020, sono pieni di volgarità e auto-glorificazioni sul voler essere considerato “il salvatore dell’industria”, affermando di “essersi bagnato” guardando il trailer un paio di volte.
Tra l’altro, già nel 2007 Feng aveva usato metafore relative alla sfera femminile, al parto e all’aborto in un articolo scritto di suo pugno per parlare delle difficolta della produzione videoludica in Cina nel periodo in cui i fondatori di Game Science lavoravano ancora per Tencent, paragonando i giochi cancellati dopo appena un anno di sviluppo a dei feti non nati a causa di incompetenze mediche o incapacità genitoriali.
Tuttavia, i post di Feng sono ben lungi da essere gli unici a dimostrare il sessismo radicato nell’azienda. Il lead artist e co-fondatore Yang Qi ha voluto stilare, nel 2013, una lunga spiegazione che descrive come i videogiochi creati per gli uomini e videogiochi creati per le donne siano diversi a causa delle differenze biologiche, in quanto gli uomini sognerebbero di “imbracciare mitragliatrici e sparare ai governi” mentre le donne “pensano solo a quali borse renderebbero invidiose le loro amiche”.
Più recentemente, dopo il rilascio del trailer della gamescom ad agosto 2023 di Blac Myth: Wukong, il technical artist Daiwei ha pubblicato un post su Zhihu, l’equivalente cinese di Quora, successivamente cancellato in cui parlava di come un certo spirito serpente dalla testa umana presente nel gioco potesse comunque essere ispirare la masturbazione, se si copriva la parte inferiore con la mano. Tutto ciò va a unirsi a dei poster di reclutamento prodotti dallo studio nel 2015, i quali contenevano immagini e frasi che alludevano a un autoerotismo obbligatorio, a un implicita possibilità di trovare amici di letto all’interno dell’azienda e l’invito a “ciccioni/e” (“fatties”) di stare alla larga.
Purtroppo, si tratta di una situazione che molte sviluppatrici hanno affermato sia da sempre presente nel territorio cinese e che solo recentemente sta venendo attivamente combattuta attraverso una sempre più crescente rivoluzione femminista, ma si tratta di una battaglia difficile che deve vedersela con secoli di cultura misogina la quale si oppone strenuamente a un cambiamento positivo anche e soprattutto attraverso la censura mediatica e di internet.