Al primo avvio di Persona 5 Tactica, credevamo di essere sul ciglio di un’esperienza del tutto aliena. Invece, siamo stati accolti da un’intro musicale più che familiare, sincopata e dai ritmi amabilmente jazzanti. Circondata, ovviamente, da animazioni nipponiche il cui stile passava dal “conosciuto” al “nuovo” senza filtri. Ecco le classiche silhouette su sfondo rosso, le onomatopee volanti e Morgana, identica a come la ricordavamo. Poi, ecco Joker, Futaba, Yusuke e via così: anche loro erano riconoscibilissimi, ma tutti in stile chibi.
E non eravamo ancora arrivati al menu principale: stilizzato, bicromatico, pittorico persino, anche lui iconico e “artistico”, con i suoi riquadri “storti”, i baloon taglienti e quell’aria da tavola di un manga shonen. Questo strano mix di novità e nostalgia ci ha subito messi “in allarme” quando una voce ci ha sussurrato suadente che, nonostante le evidenti differenze stilistiche e il gameplay modificato, questo gioco è ancora Persona 5. “Tactica”, certo, ma ancora Persona 5. Come è possibile? Non vi resta che scoprirlo nella nostra recensione di Persona 5 Tactica.
“Siamo dentro a un DLC?”
Se avete terminato Persona 5 capirete subito dove vi trovate e in compagnia di chi: immediatamente dopo l’epilogo pre-Royale e subito prima di Strikers, il primo “spin off” della saga. Dunque, con Joker e il suo gruppo di amici pazzerelli che gironzolavano intorno ai tavoli di una re-interpretazione chibi del LeBlanc. Per chi non lo sapesse, il “chibi” è lo stile che caratterizza produzioni inizialmente pensate per un pubblico di giovanissimi. Identificabile per le proporzioni deformed (i classici “testoni”) e da colori accesi.
A seconda del tipo di opera “chibizzata” è in atto una semplificazione dei tratti e delle ombreggiature, ma non per forza del “numero di dettagli” in ogni schermata: anzi. Il Leblanc di Persona 5 Tactica, infatti, è una versione indubbiamente meno tetra del suo originale, ma non meno “piena”. I conoscitori del titolo ne riconosceranno subito planimetria, dotazioni e attrezzature. Senza contare che, a renderlo ancor meno alieno, ci pensa un’atmosfera narrativa e meta-narrativa caldissima: come abbiamo anticipato, fin dalla prima nota super groovy della musica di sottofondo.
Se, invece, siete novizi e non avete idea di cosa sia il metaverso o di chi siano i Phantom Thieves, entro certi limiti l’incipit è interpretabile come “in medias res”. Per voi potrebbe essere percepibile come un po’ confuso, anche se rimane in lenta discesa verso una condizione del tutto nuova anche per i veterani. Certo, qualche ricerca sul web potrebbe essere utile, almeno per fare conoscenza con il cast principale e qualche termine e situazione importante. Tuttavia in breve vi troverete in una situazione mai vista prima anche da Joker e compagnia: circondati da antagonisti, alleati e dinamiche del tutto inedite. Sia a livello di estetica (lo abbiamo già detto) che di gameplay e di narrativa.
Sarebbe una menzogna, però, dire che per questo consigliamo l’esperienza anche ai digiuni del JRPG Atlus. Un giro su Persona 5 canonico è comunque “abbastanza opportuno”. Non a caso una delle linee di dialogo di inizio gioco rompe simpaticamente la quarta parete, quando tra i Ladri Fantasma serpeggia un dubbio: ma cosa siamo, dentro a un DLC?.
Non intendiamo spoilerare nulla dal momento che, come ogni altra produzione legata al mondo delle Persona, Persona 5 Tactica è altamente dipendente tanto dalla validità del suo gameplay, quanto dalla complessità e misteriosità del suo intreccio narrativo. Sappiate però fin da ora che la natura di spin off, grazie a un ottimo posizionamento nella timeline del mondo a cui appartiene, non è stata un ostacolo alla costruzione di una storia interessante o completa.
Nuovi alleati in un nuovo metaverso chibi
Joker e compagni, che come vi abbiamo già detto iniziano il gioco dentro al Leblanc, sono radunati per chiacchierare del più e del meno, mangiare curry e bere caffe. La tv “glitcha”, e un terremoto butta tutti giù per terra. In men che non si dica la situazione precipita: i giovani ex-ladri finiscono catapultati in un mondo alternativo collegato in qualche modo con il metaverso, che però a quel punto dello sviluppo di Persona 5 non dovrebbe già più esistere.
Come se non bastasse il dubbio amletico di “come sia possibile che il metaverso ci sia ancora?” in questo reame dall’estetica europea incontrano una misteriosa despota che ha soggiogato tutti gli abitanti col suo potere. Vestita da succinta sposina (un po’ di fanservice non guasta mai) l’avvenente nemica è capace di ammaliare chiunque voglia con uno sguardo e renderlo suo schiavo.
I Phantom Thieves al completo, a esclusione di Joker e Morgana, cadono nel suo tranello e iniziano a inseguire il loro ex leader, che per il rotto della cuffia riesce a scappare con l’aiuto di un nuovo personaggio: Erina. Tuttavia, la ragazza sembra non sapere nulla dell’esistenza di un mondo parallelo al proprio. E anzi, ha già il suo bel da fare in quella che lei considera la realtà, impegnata in una resistenza alla summenzionata despota. Che, però, per il momento sta avendo la meglio e si appresta a eliminare tutti i ribelli rimasti.
Per fortuna, da bravo gentiluomo, Joker non ci pensa due volte: aiuterà la sua nuova alleata e così salverà pure i suoi amici, districando i misteri di questo nuovo universo sconosciuto un proiettile alla volta. Non sa ancora quanto in fondo si estendano i tentacoli dei malvagi che macchinano dall’ombra. In realtà, i colpi di scena importanti di Persona 5 sono solo un ricordo, e nonostante il cast ce la metta tutta per sorprenderci, lo sviluppo è abbastanza lineare. Non che sia un male: i personaggi sono tutti caratterizzati in modo eccellente, tanto i vecchi quanto i nuovi.
A supporto della storia c’è una direzione artistica che – lo avrete forse già capito – ci ha soddisfatti appieno tanto la vista, quanto l’udito. Ah, è inutile dire che su PS5 non c’è l’ombra di un difetto tecnico. Oltre a dei “bellissimi” personaggi chibi, l’atmosfera che si respira in ogni location tematizzata in modo unico è quella dei cari vecchi “castelli mentali”. La varietà di nemici incontrati, sia estetica che funzionale, è la classica, ottima ed ereditata dalla saga madre Shin Megami, ma i picchi di eccellenza sono ovviamente i Boss. Forse, alla lunga, la dotazione e “l’arredo” delle arene tende a ripetersi, ma i fondali sono comunque sempre ben realizzati e distinti. Anche la durata è soddisfacente: noi abbiamo impiegato circa una 40ina di ore per arrivare ai titoli di coda; senza fretta, ma anche senza addentrarci nella ricerca del perfect score su ogni battaglia, per citare uno dei possibili “allungamenti” del continuum ludico.
Tattico, non sTatico
La transizione da JRPG a gioco di strategia è stata abbastanza indolore per Persona 5 Tactica. La maggior parte delle meccaniche funziona egregiamente in entrambi i generi senza bisogno di troppi cambiamenti, perciò il lavoro degli sviluppatori si è concentrato sul rendere coerenti art direction, tono della storia e, appunto, gameplay. La parola d’ordine di Persona 5 è sempre stata, a nostro avviso, “dinamismo” e ancora oggi, su Tactica, riteniamo resti attuale.
Già il capitolo originale riusciva a non mettere “in gabbia” i personaggi, pur restando ancorato alle dinamiche tradizionali dei combattimenti a turni, del grinding e di varie altre “catene” che per gli appassionati non sono tali, ma nel gaming moderno invece sì. In Tactica, invece, le “gabbie” tipiche della maggior parte degli esponenti del genere sono abbattute, grazie a espedienti e trovate non nuove, ma ben implementate.
I protagonisti si muovono liberamente su arene prive di griglie, entro confini diversi a seconda delle statistiche di movimento di ciascuno. Prima di passare il turno agli avversari, hanno a disposizione un’azione ciascuno e possono scegliere tra “le botte”, un colpo fisico che respinge i nemici leggeri e sbilancia quelli pesanti, o “gli spari” con la propria arma da fuoco. Ovviamente, le Persona equipaggiabili sono sopravvissute al passaggio strategico, e hanno la medesima importanza che avevano in Royale: rappresentano una terza opzione offensiva, chiamiamola “magia”, che costa punti abilità oltre al consumare l’azione del turno.
Se con la Persona, o con le bocche da fuoco, il personaggio in turno coglie di sorpresa un avversario e lo atterra o uccide, è ancora presente il +1 caratteristico di Persona 5.
L’offensiva quindi prosegue offrendo un’azione gratuita in più al combattente alleato o a uno dei suoi compagni, aumentando di molto le opzioni strategiche. Specialmente a livelli di difficoltà più alti, gli sviluppatori ne hanno approfittato per costruire scenari di guerra dove l’espediente va sfruttato con grande precisione per non venire sconfitti. Ma tranquilli: il gioco ha diverse opzioni di semplificazione, per consentire a tutti i palati di goderne senza reestare scottati.
Non potevano essere assenti gli strike di gruppo: eseguirli è più facile del previsto, a patto di giocare a difficoltà adeguate alla propria abilità e di non sottovalutare l’ottima Intelligenza Artificiale che controlla gli avversari. Bisogna infatti posizionare “a triangolo” i ladri fantasma sul terreno, facendo attenzione, nel frattempo, a non restare lontani dalle coperture troppo a lungo.
Infine, il nuovo personaggio di Erina introduce nell’equazione alcune delle tipiche situazioni e movenze “da strategico”, come fosse una guida per i Phantom Thieves abituati ai turni degli RPG classici. Alcune delle sue azioni consentono pertanto di ignorare le coperture, di nascondersi alla vista della IA ecc.
Eppure, tende un po’ a ripetersi…
Il prezzo di estremizzare il dinamismo è che, nonostante l’elevato numero di opzioni offerte, le combinazioni tra personaggi sbloccati, le Persona equipaggiabili ecc., Persona 5 Tactica è comunque più lineare e meno cervellotico del previsto. Gli scontri sono veloci e si adattano bene al gioco on-the-go, ma si avverte comunque una limitatezza di possibilità strategiche rispetto ad alcune controparti recenti o meno. Che poi, è un difetto che aveva anche Mario+Rabbids Sparks of Hopes, così affine a Tactica da far paura. Solo che lo aveva mascherato con una maggior libertà di esplorazione delle location visitabili, e una progressione narrativa meno vincolante.
In P5 Tactica si combatte, si scopre qualcosa sulla storia, si assiste a un filmato o si migliorano i personaggi, e poi si combatte di nuovo. Ogni lotta è una partita a scacchi interessante tanto quanto i pezzi che sono sul terreno: quindi, povera all’inizio del gioco e poi via via sempre più intrattenente. Fino a che, una volta che li si possiede tutti, un velo di ripetitività si paventa di nuovo, perché a ben vedere le differenze e le unicità tra le truppe sono meno marcate di quanto sembri.
Per lo meno poi si va dai Boss, che come nel gioco originale sono arricchiti da meccaniche e gimmick o puzzle ambientali peculiari che vi lasciamo il piacere di scoprire. In questi frangenti il genere dello strategico ad Arena brilla quasi più del suo predecessore RPG, mettendo il giocatore in situazioni sempre variegate e interessanti da affrontare, sfruttando la diversa mobilità dei personaggi e la struttura delle arene di lotta.
Non aspettatevi una profondità alla Xcom, perchè non è quella che Persona 5 Tactica vuole proporre. Il gioco è una trasposizione strategica ad altissimo tasso di fedeltà di un capolavoro moderno del genere JRPG, che tentando di scappare dalla rigidità dell’impianto tattico “perde qualche pezzo per strada”. O meglio: lo taglia per sperimentare e scoprire quanto fosse davvero importante nel complesso. A volte, in effetti, poco: il ritmo frenetico del gioco e il rapido, non confuso, susseguirsi degli eventi ne sono la prova. Persona 5 Tactica scorre che è un piacere, lasciando persino un piacevole retrogusto di “ne voglio ancora”.
VERSIONE TESTATA: PlayStation 5
La recensione in breve
Lo spin-off in salsa di sequel “comprime” alcuni tra i personaggi più amati dell'era moderna del gioco di ruolo in un titolo strategico frizzante, dedicato ai fan del franchise ma godibile, entro certi limiti, da tutti. Atlus, quindi, ce l’ha fatta di nuovo. Come con Strikers riuscì a teletrasportare i suoi personaggi e le loro capacità, movenze e personalità da un RPG a turni in un Action, con Tactica ha cambiato la temperatura del lavaggio e “ristretto”, semplificato un po’ la direzione artistica, lasciando pressoché inalterata la profondità del gameplay e della trama.
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Voto Game-Experience