Se iniziassimo così “Cantami, o diva, del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli achei…”, che cosa vi verrebbe in mente? Un nuovo appuntamento con la storia con Achilles: Legends Untold, che ci trascina ai tempi di Omero e della sua Iliade. Gli sviluppatori polacchi di Dark Point Games riportano in auge il celebre eroe greco, in un action RPG con delle forti inclinazioni souls ambientato nell’antica grecia, sfruttando il contesto storico narrato nel poema del celeberrimo cantore. Un Achille che si presenta in perfetta forma fisica, se non fosse per quel maledetto tallone che lo spedisce nel regno di Ade. Ma questa è solo una tappa intermedia del suo lungo viaggio.
Il gameplay è quello tipico degli aRPG, per quanto la componente souls sia comunque molto persistente. La progressione del personaggio percorre le vie di uno skill tree che si presenta non molto complesso nelle sue ramificazioni, e che incide sulle varie stats del personaggio. Le ambientazioni e il bestiario fanno il resto, costrundo un contesto che, oltre ad essere coerente, è anche gradevole sotto il profilo artistico. Assieme all’eroico Achille ci lanciamo nella battaglia, raccontata nella nostra recensione di Achilles: Legends Untold.
Storia: il pelide Achille 2.0
Per la serie “Ti piace vincere facile”, Dark Point Games mette in scena una libera (e mica tanto) interpretazione dei fatti narrati nell’Iliade da Omero. Tutto parte dal rapimento di Elena, la moglie del re greco Menelao, per mano dei principi troiani Paride ed Ettore. Il primo, intenzionato a prenderla in sposa (con o senza il suo volere?), utilizza questo stratagemma come grimaldello per dare il via ad una nuova guerra, ma il pelide Achille è pronto per una missione di salvataggio.
Di fronte ad Ettore, l’impavido guerriero greco non si risparmia, ma non prevede la mano del fato, o meglio quella del maldestro Paride che, imbracciato il suo arco scaglia una freccia contro il tallone di Achille, unico punto debole dell’eroe greco. Inizia così il viaggio di Achille, che finisce in mezzo – suo malgrado – ad un conflitto intestino tra Ades ed Ares. Il primo vuole sfruttare il potenziale del guerriero per aprire le porte del Tartaro e lasciare spazio al suo esercito di non morti per conquistare il regno dei vivi.
Il “turbato” Achille, per quanto credibile – sia sotto il profilo narrativo che di concepimento del personaggio – ci è apparso leggermente derivativo. Tralasciando le somiglianze a Brad Pitt di Troy, anche il profilo caratteriale ci è sembrato molto aderente a quello visto nella colossal di Wolfgang Petersen. Per carità, dal 2004 ad oggi sono passati quasi 20 anni ed urlare allo “scandalo”, con uno dei pochi giochi che ha avuto il coraggio di confrontarsi con la mitologia greca (eccezion fatta per i recenti Assassin’s Creed: Odyssey ed Immortals Fenyx Rising). Ci sembra corretto evidenziarlo, anticipando che questo aspetto non alimenterà alcuna componente negativa in ottica valutazione finale.
Gameplay: l’immensa spirale del more-of-the-same
Sul fronte “originalità”, il gameplay di Achilles: Legends Untold non sembra rispondere in maniera propositiva. Venendo da un anno in cui la nostra voglia di souls è stata pienamente appagata dalle esperienze di Lies of P e Lords of The Fallen, trovarsi davanti un “timido” esponente del genere è chiaro come non si parta da una situazione di ben disposizione. A rendere il campo ancora più minato ci ha pensato anche l’immenso Diablo IV, che ha reso altresì difficile la ricerca dell’originalità alla voce “aRPG isometrici”.
Ed ecco che l’ineserabile spirale del more-of-the-same ha inghiottito, senza soluzione di continuità, il gameplay ideato da quelli di Dark Point Games, con una sentenza che sembra arrivare sin dal primo minuto di gioco. Il sistema di combattimento prevede due tipologie di attacco – normale e potente – caratterizzate da animazioni lente e senza la possibilità di concatenarsi tra loro mediante un chain-system. Anche le hit-box non sembrano brillare, con delle indecisioni sul fronte della precisione che lasciano talvolta il povero Achille in balia dei fendenti nemici.
Il percorso di crescita del personaggio segue la via delle costellazioni, che interessa le tre componenti del potenziale dell’eroe greco, ovvero ira, vigore e vita. Queste vanno, poi, ad influire su diverse stats, ben più descrittive in ottica build (per quanto quest’ultimo termine vada preso con le dovute pinze). Non aspettatevi la stessa estensione, in termini di arsenale bellico, di Diablo IV. Per quanto il lavoro svolto dagli sviluppatori polacchi è encomiabile, ci si deve accontentare di quello che si ha, senza avanzare inutili pretese.
Se da una parte accettiamo quanto appena constatato, sotto il profilo del loot non possiamo affermare di essere rimasti “completamente” scontenti. Tra spade, scudi, giavellotti, lance ed altre armi, l’offerta non è poi così male. Un fabbro sarà sempre a nostra disposizione per un upgrade del potenziale.
Grafica: l’Iliade va in scena
Se da una parte il gameplay non ha suscitato molte sensazioni positive, la dimensione artistica del gioco ha incontrato il nostro piacevole interesse. I primi stimoli interressanti arrivano dalle ambientazioni, prese in prestito dalla buonanima di Omero per dare vita ad alcuni scorci rimasti nell’immaginario dei lettori dei poemi epici dell’antica grecia. Per carità, prima di Achilles: Legends Untold , ci avevano già provato (e riuscito) Assassin’s Creed: Odyssey ed Immortals Fenyx Rising, per quanto poi la narrazione era liberamente ispirata ai fatti di un medesimo contesto. Dark Point Games mette proprio in scena una deviazione narrativa del poema epico originale, ereditando la lore “ufficiale” concepita dal sommo cantore greco.
Il tutto diventa incredibilmente credibile (perdonate le cacofonie, ma ne andiamo matti) anche grazie al bestiario. Ciclopi, minotauri, non morti scheletrici fanno si che il distacco dalla storia “già conosciuta” non sia brusco come si possa immaginare, confezionando un prodotto che, per quanto caratterizzato da uno modesto standard produttivo, dimostra un carattere non male. Anche la cura dei dettagli non è lasciata mai al caso, per quanto la visuale isometrica non aiuti molto. Certo, la qualità delle texture va un attimino rivista, ma non è nostra intenzione scivolare nel “pretestuoso”. A conti fatti, gli sviluppatori non lo meritano affatto.
La recensione in breve
Il gameplay, ahinoi, non esce dall'imbuto della derivazione, presentandosi come un qualcosa di "già visto e giocato". Un vero peccato, anche perchè di cose interessanti ne abbiamo viste nel corso della nostra esperienza. Il contesto funziona e si dimostra assai coerente, sorretto da una dimensione artistica densa di dettagli. Il demerito è stato il volersi "troppo" ispirare, senza puntare a qualcosa di autentico.
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Voto Game-eXperience