Nel 2013 il regista Alfonso Cuaron si aggiudicava un premio oscar grazie al suo Gravity, un film che riusciva a rendere l’ambivalente natura dello spazio per un’astronauta. Quel luogo dove non esiste “sopra” e “sotto” e che può essere sia maestoso che minaccioso, incantando, così come intimorendo.
2018: Odissea nel VR
La pellicola del regista messicano infatti si concentrava sulle disavventure di una Sandra Bullock alla deriva nello spazio, in cerca di una soluzione con cui riparare la stazione spaziale e trarsi in salvo dopo una pioggia di meteoriti. Il protagonista di Detached si trova in una situazione analoga, costretto a vagare tra varie strutture dislocate nel vuoto, al fine di riparare la sua base.
La premessa è piuttosto semplice, ma utile a calare il giocatore in un’esperienza che a tratti ricalca con estrema fedeltà la pellicola succitata, offrendo un comparto scenico assolutamente eclatante e capace di dare un senso alle potenzialità della realtà virtuale.
L’esplorazione a gravità zero infatti è il fulcro dell’intera giocabilità, richiedendo all’utente di controllare gli spostamenti dell’astronauta attraverso un sistema molto curato. L’aspetto inerziale del movimento nello spazio infatti è lo scoglio principale da superare, per cui bisogna costantemente controllare i propulsori della tuta, dosare l’accelerazione, i freni, ma anche la rotazione della visuale, in quanto l’assenza di “sopra e sotto” può facilmente tradursi in un ribaltamento da correggere in corsa. Questa parte è implementata decisamente bene e denota una grande cura nel rendere realistico, ma gestibile da qualsiasi giocatore, l’aspetto simulativo, anche grazie alle tre diverse difficoltà attraverso cui regolare l’esigenza dei comandi.
Gravità zero
Nel corso dell’avventura i compiti richiesti sono però piuttosto basilari, limitandosi sbloccare porte o accessi ad aree avanzate e superare ostacoli ambientali che ci separano dal traguardo. L’interattività rimane comunque centrale, dato che la semplice deambulazione riempie costantemente la parte ludica, tuttavia manca una certa varietà di compiti da svolgere e pertanto l’attrattiva finisce per concentrarsi al volo gravitazionale e all’esplorazione. Ad arginare la ripetitività c’è un comparto grafico assolutamente mozzafiato, in quanto i panorami e gli scenari in cui avventurarsi ricreano esattamente quel misto tra Gravity o 2001 Odissea nello Spazio, capace di mantenere alta l’attenzione del giocatore e affascinarlo con scorci tanto freddi, quanto incredibili (come passare in mezzo a degli asteroidi). Rimane però poco agevole muoversi lungo le varie fasi del gioco, in quanto non c’è un sistema di navigazione chiaro, pertanto spesso ci si sposta alla rinfusa in cerca del prossimo obiettivo.
Per chi soffre di nausea da movimento è stato implementato un valore regolabile, che restringe il campo di visuale limitandolo negli spostamenti più rapidi, al fine di attenuare l’effetto destabilizzante. Chi però non soffre di motion sickness può tranquillamente abbassarlo a zero e godersi dei panorami che per le normali persone sono visibili, per l’appunto, solo in realtà virtuale (non so quanti astronauti leggano game-experience). E’ presente anche una modalità multigiocatore in cui sfidarsi in gare di cattura la bandiera o velocità, nel raggiungere più velocemente determinati anelli. Un PvP in VR a gravità zero è senza dubbio un’idea piuttosto sfiziosa, anche se la modalità in singolo rimane la parte più facilmente fruibile e interessante.
Pro
- Graficamente molto suggestivo
- Controlli a gravità zero riprodotti in modo molto efficace
Contro
- Non particolarmente vario o longevo
- Il sistema di navigazione per seguire gli obiettivi è praticamente assente