PlayStation 2 è una console che non ha bisogno di presentazioni. Con oltre 158 milioni di unità vendute, che ancora oggi ne fanno la console da gaming più venduta della storia, l’hardware targato Sony uscito nel 2000 fu la vera e propria incarnazione del videogioco come fenomeno di massa.
Un fenomeno che non è casuale: su PlayStation 2 sono arrivati tantissimi videogiochi, oltre 4000, e molti di questi sono ancora oggi impressi nella mente degli appassionati. Da God of War a Kingdom Hearts, da Grand Theft Auto a Final Fantasy, i franchise e i titoli divenuti iconici sulla console Sony sono tantissimi, ed è arrivato il momento per fare un tuffo nel passato.
Non sarà una lettura breve, e neppure facile: un listone (e non classifica, badate bene) di questo tipo non può far altro che riaccendere i ricordi di quando si era più piccini o anche solamente più giovani. Ecco i 60 migliori giochi PS2 che non dimenticheremo mai.
1. Beyond Good and Evil
Bistrattato inizialmente, dimenticato per anni, e poi tornato improvvisamente come un cult: Beyond Good and Evil, opera di quel Michel Ancel che aveva creato Rayman per Ubisoft, era un action adventure molto bizzarro, magico nel suo essere misterioso, costruito intorno a personaggi che, per un motivo o per l’altro, vengono ancora ricordati con piacere da chi gli diede una chance. Erano tempi diversi, era una Ubisoft che amava dare spazio a nuove IP coraggiose e innovative, proprio come Beyond. Il suo sequel, annunciato per la prima volta nel 2008, è ormai una chimera…
2. Bully
Conosciuto anche come Canis Canem Edit, perché in Europa bisogna sempre trovare un modo per differenziarsi, Bully era esattamente quello che i giocatori si aspettavano: un GTA ambientato all’interno di una scuola. Il buon vecchio Jimmy, bulletto di professione, è refrattario alle regole, ama saltare le lezioni e combinare guai per studenti e professori. Le possibilità rispetto alla serie più nota di Rockstar, chiaramente, erano inferiori, ma non mancano alcuni picchi di genialità davvero sorprendente. Un peccato che questo concept non sia più stato ripreso.
3. Burnout 3: Takedown
Il terzo Burnout era un videogioco di corse semplicemente maestoso, forse il punto più alto mai toccato dal franchise. Con Takedown le gare diventano ancora più aggressive, crude ed emozionanti, in un titolo che perfezionava le meccaniche di gioco diventando uno dei massimi esponenti delle corse virtuali. I tracciati erano tantissimi, le auto ancora di più, le sfide praticamente infinite: l’emozione arcade di Burnout 3 è qualcosa che difficilmente si dimentica.
4. Dark Chronicle
Sequel di Dark Cloud, il gioco di ruolo action di Level-5 è un must have dell’epoca PS2, anche più di altre opere dello studio come il comunque splendido Rogue Galaxy. Mischiando a quelle del suo predecessore anche le dinamiche del viaggio nel tempo, l’avventura di Max e Monica dal titolo Dark Chronicle per fermare l’Imperatore Grifone è un classico esempio di come i GDR potessero prendere a piene mani da temi e storie tipiche da anime giapponese, raccontata attraverso uno stile artistico che non è mai invecchiato. Per inciso, e per fortuna, il gioco è stato anche riproposto sullo store digitale di PS4 pochi anni fa.
5. Devil May Cry
Mezzo umano e mezzo diavolo, Dante inizia la sua lunga carriera nel 2001 con una nuova opera di Capcom. Un’IP inedita, che voleva assolutamente unire una storia mozzafiato con un gameplay incredibilmente frenetico fatto di pistole, spade, mosse speciali, combo e lunghissime scie di sangue. Devil May Cry fu una delle frecce più importanti nella faretra di Capcom dell’era PS2, diretto da un certo Hideki Kamiya che solo pochi anni prima aveva reso grande l’azienda creando Resident Evil.
6. Devil May Cry 3
Bastano poche parole per parlare di Devil May Cry 3, un titolo che ha saputo migliorare una saga action hack ‘n’ slash che già di per sé è considerata leggendaria. La relazione di Dante con il fratello Vergil, reso giocabile nella riedizione del 2006 che limò i pochi difetti del titolo, era al centro di una nuova e oscura storia che chiuse il cerchio della saga – che in realtà, poi, ha proseguito il suo cammino periglioso. Il combat system raggiungeva nuove vette di spettacolarità, seguendo una filosofia che poi Capcom riprenderà molti anni dopo con il sorprendente ritorno di DMC V.
7. Disgaea: Hour of Darkness
A differenza di molti altri titoli presenti in questa lista, Disgaea: Hour of Darkness è un GDR molto particolare, che combinava elementi tattici e strategici. Il vero punto di forza erano però i personaggi e la loro intricata storia, oltre che i duelli con mostri, l’esplorazione delle aree libere e alcune meccaniche di gameplay uniche.
8. Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3
Altra azione, ma completamente diverso. Budokai Tenkaichi 3 era il sogno di ogni fan di Dragon Ball, il picco di una serie picchiaduro tra le migliori mai realizzate. I personaggi erano ben 98, ai quali si aggiungevano anche tutte le forme extra, e non mancavano dai precedessori nuove funzionalità tra cui gli scontri in notturna. Si può dire che sia come il vino: più Budokai Tenkaichi 3 invecchia, più migliora. Del resto, al momento dell’uscita la critica fu abbastanza tiepida, mentre oggi ne decanta la perfezione.
9. Dragon Quest VIII: L’odissea del re maledetto
Forse sarà per il fatto che si tratta del primo capitolo ad aver varcato i confini dell’Oriente, forse sarà per il suo stile, forse sarà per la sua storia, forse sarà semplicemente per il fatto che è un JRPG perfetto. Fatto sta che Dragon Quest 8: L’odissea del re maledetto è un gioco magnifico, uno dei più grandi esponenti del genere al tempo di PS2, e degno finalmente di portare la saga nei nostri territori. Il regno di Trodain, finito sotto il controllo del malvagio Dhoulmagus, era vivo e speciale, e ovviamente i mostri disegnati dal maestro Toriyama non potevano che impreziosire il tutto.
10. FIFA Street 2
Quando ancora FIFA era una serie che in fatto di giocabilità era altamente dimenticabile, Electronic Arts sfornò una serie spin-off tra le più divertenti mai viste in circolazione, in ambito di titoli sportivi. FIFA Street 2, secondo capitolo di una serie che voleva sperimentare, prendeva i più grandi campioni del pallone e li portava in strada, con partite rapide, tanti trick e soprattutto effetti speciali degni dei film di Hollywood. Prima della deriva eccessivamente caricaturale, che ne decretò la fine, la serie Street ebbe un grande secondo capitolo, ancora oggi molto simpatico da giocare.
11. Final Fantasy X
Un momento epocale per Square Enix: Final Fantasy X segnava definitivamente il passaggio dal 2D al 3D per la sua serie regina, con mondi interamente in tre dimensioni che facevano dimenticare gli esperimenti fatti all’epoca di PS1 tra il settimo e il nono capitolo principale. Tra i pochi giochi della serie a generare un sequel, il che è tutto dire, Final Fantasy X viene ricordato per la bellezza dei suoi mondi e la dolcezza dei suoi personaggi. Su tutti, emergeva il prode Titus, asso del Blitzball che conoscendo l’invocatrice Yuna cambierà per sempre il corso della sua vita.
12. Final Fantasy XI
A differenza di Final Fantasy X, l’undicesimo capitolo della serie arrivava a toccare un regno ancora inesplorato, quello degli MMORPG. Tenuto a lungo lontano dal territorio europeo (su PS2, nel nostro paese, non è mai arrivato), Final Fantasy XI settava regole precise per il genere, e si adattava perfettamente al contesto. Il successo fu esagerato, e proprio per questo risulta difficile capire l’avversione di Square Enix verso il Vecchio Continente. Se non altro, Final Fantasy XIV fortunatamente non ha avuto lo stesso trattamento, ed è anche merito della bellezza dell’undicesima Fantasia Finale.
13. God of War
Quella che all’epoca ancora si chiamava Santa Monica Studio riuscì su PS2 a creare una delle più grandi icone della storia dei videogiochi, in un titolo fatto di sangue, azione e colpi di scena. Con le sue immancabili Lame del Caos, il prode guerriero spartano Kratos compì un viaggio indimenticabile per la sua missione di vendetta, lanciato nel magico mondo della mitologia greca tra creature mostruose, giganteschi titani e templi perduti. God of War è un capolavoro senza tempo.
14. God of War II
Il successo della prima avventura di Kratos non poteva passare inosservata, ed ecco che poco tempo dopo Santa Monica ci riprova – e ci riesce di nuovo con God of War II. Kratos, ora Dio della Guerra dopo la sua vendetta nei confronti di Ares, si ritrova accerchiato dall’odio che gli dèi stanno riversando su di lui, un uomo divenuto divinità che pensa solo ad accrescere il potere di Sparta e a placare la sua inarrestabile rabbia. La prima parte di un viaggio straordinario che si concluderà poi in God of War III, nel quale l’Olimpo inizia a sentire la debolezza delle proprie fondamenta.
15. Gran Turismo 4
Il quarto Gran Turismo – che in realtà era il sesto gioco della serie ma fa lo stesso – era un titolo enorme, forse il più grande GT, in termini qualitativi, arrivato su PlayStation. Non si parla solo di semplici numeri (oltre 750 mezzi erano guidabili), ma di sensazioni, bellezza e stupore. Polyphony Digital riuscì a toccare un picco qualitativo altissimo, che molti fan della serie ritengono sia ancora oggi lontano, con il team nipponico superato da vari rivali. Pazienza, i ricordi non si possono cancellare, e Gran Turismo 4 resta ancora oggi un titolo magico per gli amanti delle simulazioni su strada.
16. Grand Theft Auto 3
Come era prevedibile, inizia la carrellata dei Grand Theft Auto – e non troverete gli spin-off PSP poi portati anche su PS2 solo per mancanza di spazio. Dopo due capitoli interessanti ma certo mai divenuti di massa, Rockstar Games portò la serie GTA nella terza dimensione, creando un open world sandbox nel quale la mafia, le corse clandestine e la violenza facevano da padroni. Claude e la sua Liberty City, ispirata a New York, entrarono da subito nel cuore di tutti i giocatori del mondo, che non potevano fare a meno di cedere al fascino di quest’opera rivoluzionaria.
17. Grand Theft Auto: San Andreas
Ormai, in questi quasi 20 anni, si è parlato talmente tanto di GTA San Andreas che le parole sarebbero superflue. Tuttavia, è bene ricordare ancora una volta che Rockstar Games confezionò l’open world definitivo, con una mappa sconfinata fatta di ben tre città completamente differenti, infinite missioni, attività extra, personalizzazioni, addirittura elementi quasi ruolistici in fatto di reputazione, fisico, alimentazione e così via. La storia di Grove Street e di CJ è probabilmente il miglior gioco mai realizzato per PS2, da uno studio che all’epoca era davvero in grado di sfornare queste mastodontiche esperienze in una manciata di mesi.
18. Grand Theft Auto: Vice City
E c’è anche Vice City, ovviamente, che finisce dietro a San Andreas solo per motivi alfabetici. Sebbene non presenti lo stesso livello di profondità del gioco appena discusso, Vice City rappresentava un notevole passo avanti rispetto a GTA 3, sia per quanto riguarda l’open world (la fredda Liberty City era del tutto diversa dai colori e dalla musica della città del vizio, ma non per questo meno pericolosa) sia la storia, ora fornita di un protagonista con grandi attributi e capace anche di parlare. La scalata al potere del buon Tommy Vercetti lasciò tutti a bocca aperta, segno ancora una volta di quanto Rockstar avesse fatto centro con questa formula.
19. Guitar Hero 2
Difficile farlo rientrare tra I migliori giochi di sempre di questa generazione, ma Guitar Hero 2, insieme ovviamente al suo predecessore, rappresentò un’esperienza completamente nuova. Il giocatore poteva dare sfogo all’amore per la musica arrivando a suonare direttamente con uno strumento fisico, in questo caso una chitarra-controller. La presenza di numerosi brani di grandi artisti, inoltre, aumentava il prestigio di quella che fu una delle più brillanti idee di Activision, questo poco prima che il brand di Call of Duty fagocitasse quasi tutte le energie del publisher.
20. Gun
Non è uno dei titoli più conosciuti della storia di PS2, ma Gun è stato un grande e riuscitissimo esponente del genere western. Il buon Colton White non ha avuto la stessa fortuna di John Marston o Arthur Morgan, ma la sua storia è stata dannatamente affascinante. Se avete la possibilità di recuperarlo, dovreste farlo.
21. Hitman: Blood Money
Blood Money è un capitolo iconico del franchise di Hitman. L’agente 47 è ancora una volta impegnato nella sua missione per fermare l’organizzazione rivale, in un altro titolo che ama giocare sullo stealth e le possibilità per lasciare ai giocatori una buona dose di potere decisionale. Non a caso, nel 2019 è anche arrivata un’edizione rimasterizzata del gioco, anche se porta su di sé il peso degli anni se paragonato alle ultime incredibili esperienze sandbox di IO Interactive.
22. Ico
Da giocare, oggi Ico non è probabilmente la migliore delle esperienze. I comandi sono un po’ legnosi, la telecamera non è sempre perfetta, eppure il fascino che contraddistingueva l’opera di Ueda è rimasto immutato. La dolce storia di un ragazzo e una ragazza è fatta di luci, silenzi assordanti e ambientazioni incredibili, capaci di raccontare più di mille parole. Proprio come altre opere dell’autore nipponico, anche Ico è spesso ricordato come una delle opere più significative del medium, che nell’era PS2 sapeva sperimentare in modi davvero particolari.
23. Jak & Daxter: The Precursor Legacy
Quando Mark Cerny propose le sue idee su Crash Bandicoot 4 a Universal, per un titolo che avrebbe evoluto la serie inserendola in un contesto sì platform ma con un mondo aperto e in continuità, la major fece orecchie da mercante. A quel punto, Cerny restò a lavorare con i fidati Naughty Dog per la loro prima opera su PS2, un platform tridimensionale dal titolo Jak & Daxter: The Precursor Legacy che spingeva sull’avventura e su tecnologie rivoluzionarie. Oltre alla splendida idea di una spalla comica come Daxter, vero cuore di questo primo titolo, vi era anche una interessantissima base della cosiddetta mitologia Precursor, la quale però passerà lievemente in secondo piano nel momento in cui ND cambierà completamente il franchise.
24. Jak 3
Anche Jak II: Renegade è un titolo di alto profilo, ma i suoi difetti, tra cui un livello di difficoltà un po’ troppo elevato, vennero limati e sistemati con il terzo e ultimo capitolo di una serie entrata nella leggenda (Una sfida senza confini non esiste, per inciso). Naughty Dog aveva già cambiato radicalmente la serie con il secondo capitolo, e il concept resta lo stesso anche in Jak 3, con una vastissima città liberamente esplorabile, un netto cambio di tono e setting rispetto a The Precursor Legacy, veicoli, fucili ed esplosioni. Jak 3, così come il suo predecessore, fu una rivoluzione inaspettata e riuscitissima, e un punto di ripartenza per uno studio che di lì a poco avrebbe iniziato a lavorare a un certo Uncharted.
25. Kingdom Hearts
La leggenda narra che l’idea di Kingdom Hearts sia venuta a Tetsuya Nomura in ascensore, proprio alla presenza dei dirigenti di Disney e Square Enix (all’epoca Squaresoft). La realtà dei fatti è che nel 2002 arrivò un GDR action tanto bizzarro quanto riuscitissimo, una favola moderna che ha lanciato il giovane Sora in una magica avventura degna di un classico d’animazione della casa di Topolino. Imbracciato il Keyblade per la prima volta, il ragazzo dai capelli a punta non lo ha mai abbandonato, incontrando sul suo cammino personaggi amatissimi come Hercules, Tarzan, Aladdin e la Bestia.
26. Kingdom Hearts II
La serie Disney e Square Enix era partita come per magia, e toccò il suo apice, ancora oggi insuperato, con Kingdom Hearts II. Sora, Paperino e Pippo tornavano a bordo della Gummiship per esplorare un vasto universo di mondi Disney e originali, con tantissimi nuovi personaggi e una storia che, seppur con i classici oscuri segreti che Nomura ama mantenere per anni e anni, ha ricevuto elogi eccezionali da parte di critica e pubblico. Il gameplay, inoltre, era stato enormemente approfondito e migliorato, con una fluidità per l’epoca quasi straordinaria.
27. LEGO Star Wars: The Video Game
Forse non è il miglior gioco di sempre, ma LEGO Star Wars: The Video Game è stato una tappa fondamentale per Traveller’s Tales e la stessa LEGO, che a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000 non se la stava passando molto bene. L’idea fu geniale: prendere l’amatissima saga di Guerre Stellari e trasformarla in un cubettoso videogioco platform. Da quel momento, Traveller’s Tales non si è più fermata, dando praticamente vita a un intero sottogenere di giochi che adatteranno opere come Indiana Jones, Pirati dei Caraibi, Harry Potter e molti altri ancora.
28. Manhunt
Manhunt è un gioco molto particolare, un’esperienza di Rockstar Games fuori dagli schemi ma perfettamente riuscita. Ricordato in particolare per la sua brutale azione, che non tenta neppure di nascondere, si trattava anche di un titolo dalla forte componente narrativa e tecnica, capace di comunicare una buona dose di tensione nel giocatore. Tra le opere più curiose di sempre da parte dei creatori di GTA, senza dubbio.
29. Max Payne
Dopo aver pubblicato Death Rally nel 1996, la giovane Remedy Entertainment iniziò lo sviluppo di un gioco diventato leggenda. Inizialmente l’idea era quella di un GDR fantasy in stile The Legend of Zelda, progetto poi stravolto in uno sparatutto isometrico ispirato al cinema action di Hong Kong. La scelta ricadde su questo secondo concept, che venne comunque rivisto fino a diventare quello che oggi conosciamo come Max Payne, uno degli shooter in terza persona più apprezzati di sempre. Tra le tinte noir della storia, si nascondevano alcuni elementi di gameplay totalmente innovativi come il bullet time, che testimoniavano come questa piccola ma ambiziosa software house avesse in canna idee grandiose.
30. Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty
Se ti chiami Hideo Kojima, ti piace sperimentare, sbalordire, sorprendere. Metal Gear Solid 2, sequel di un videogioco tra i più amati di sempre della prima PlayStation, fu un vero colpo, perché per la prima volta tutte le convinzioni dei giocatori venivano meno: meno spazio a Solid Snake, benvenuto Raiden. Di nuovo c’è una minaccia terroristica da fermare, orchestrata da FOXHOUND, ma Sons of Liberty rimodulava tutte le meccaniche stealth creando un nuovo modo di interpretarle, rappresentando in definitiva uno dei padri del genere. La cosa più incredibile? Kojima non aveva ancora finito di sorprendere…
31. Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Un capolavoro semplicemente magnifico. Se con MGS 2 Kojima ha costruito le fondamenta dei giochi stealth moderni, con Metal Gear Solid 3: Snake Eater si cambia ancora, dando enfasi sempre sulla furtività ma introducendo anche meccaniche survival oltre a scelte di design davvero memorabili – non c’è bisogno di ricordare la famosa sequenza dell’evasione della prigione. Il terzo capitolo della saga Solid, di cui Konami ha messo in cantiere un remake, stupiva anche sul fronte della storia, perché per la prima volta, finalmente, gli utenti PlayStation potevano scoprire le gesta del leggendario Big Boss.
32. NBA Street 2
Esattamente come per FIFA Street, anche la serie NBA di Electronic Arts tentò l’approccio al mondo arcade dei campi cittadini, con superpoteri (o quasi) e altre abilità speciali da mettere in pratica. Incredibile ma vero, anche il basket si adattò alla perfezione a questo sistema, dicendo parzialmente addio alla ricerca di realismo per lasciarsi invece andare a una sana competizione ai limiti del fantasy in quanto a leggi della fisica e prestazioni dei giocatori.
33. Need for Speed: Underground 2
La serie arcade di Need for Speed era all’apice della qualità nell’era PS2, e Underground 2 ne è stato il picco più alto per molti. Del resto, era il momento dell’esplosione di Fast & Furious, c’era bisogno di auto dai colori sgargianti con neon, NOS e capaci di instillare adrenalina pura, cosa che il gioco riuscì a fare perfettamente. Già che ci siamo, citiamo anche l’ottimo Most Wanted (il primo, datato 2005), un altro grande titolo della serie.
34. Okami
Una delle opere più dimenticate dell’era PS2 è anche una di quelle che maggiormente merita di stare in una classifica come questa. Okami è un’avventura dolce e intensa, nella quale i giocatori sono chiamati a interagire con creature magiche per liberare il mondo da un’orribile maledizione. Con uno spettacolare cel shading che richiama nello stile i dipinti giapponesi, il gioco rappresentava una delle opere più carismatiche presenti sulla console Sony.
35. Prince of Persia: Le sabbie del tempo
Quando uscì Prince of Persia: Le sabbie del tempo, in pochi forse si aspettavano un impatto simile per il rilancio di una storica serie in due dimensioni. Ubisoft decise di fare le cose in grande: una storia mozzafiato, lo spirito dell’avventura che permea in ogni angolo di questo mondo al limite tra storia e leggenda, e un protagonista abile nelle acrobazie ma soprattutto capace di manipolare il tempo. Il rilancio del franchise fu semplicemente perfetto.
36. Prince of Persia: Spirito guerriero
Dopo Le Sabbie del Tempo, Ubisoft sfornò un altro titolo maestoso. Secondo capitolo della pianificata trilogia, Spirito guerriero aveva nuovi poteri, combattimenti notevolmente migliorati (e resi molto più presenti rispetto al precedente capitolo), e proseguiva una storia a dir poco magica, facendone uno dei titoli avventurosi più in voga della generazione di PS2.
37. Pro Evolution Soccer 6
Si potrebbe dibattere a lungo su quale sia il miglior gioco della serie tra PES 5, PES 6 e PES 2008. Scegliamo quindi la via di mezzo (anche perché in copertina c’era un certo Luca Toni appena laureatosi Campione del Mondo), per raccontare quella che era la serie regina dei giochi di calcio prima di perdere clamorosamente lo scettro negli anni successivi a favore di FIFA, pronta al balzo qualitativo. In quel momento, però, PES 6 era quello che tutti i fan di calcio volevano: spettacolare, divertente, con movimenti più realistici ma che comunque risentivano della deriva arcade del prodotto, sempre presente. E poi c’era Adriano, che poteva segnare da 60 metri. Chapeau.
38. Psychonauts
Psychonauts è un platform imperdibile. Un gioco che ha saputo trattare temi delicati e importanti quali quelli della sanità mentale e delle difficoltà e dei segreti che albergano nelle persone, facendone un’avventura contorta e distorta, un complesso viaggio alla ricerca degli oscuri meandri della psiche. Il vero difetto di Psychonauts è che ci sono voluti più di 15 anni per vedere la sua prosecuzione, quindi bisogna andarci coi piedi di piombo. Per il resto, si tratta di un’esperienza indimenticabile.
39. Ratchet & Clank 3
Conosciuto anche con il titolo di Up Your Arsenal in America, Ratchet & Clank 3 è la summa definitiva del franchise di Insomniac durante l’epoca PS2. Il Lombax e il robot sono protagonisti di una nuova entusiasmante avventura a metà tra azione, avventura e platform, con armi fantascientifiche, mondi fantastici e personaggi che è impossibile non ricordare. La guerra del dr. Nefarious con i suoi Tirannoidi sarà l’espediente utile per immergere i giocatori in battaglie continue, con un gameplay che rasentava la perfezione in fatto di varietà e qualità. Un successo straordinario.
40. Ratchet Gladiator
Quando togli Clank a Ratchet, quello che nasce è un gioco che basa la sua intera esistenza sull’azione. Così, appunto, nasce Ratchet Gladiator, titolo che voleva spingere solo ed esclusivamente sui combattimenti (oltre che sulla coop in locale) lasciando per un po’ in disparte la trama della saga che poi riprenderà su PS3. Il povero Ratchet viene coinvolto in un mortale reality show galattico, e solo i suoi fidati blaster, oltre ad altre mille bocche da fuoco dagli effetti pirotecnici, potranno aiutarlo ad arrivare fino in fondo.
41. Rayman 2: Revolution
Una rivoluzione vera, in tutti i sensi: dopo il primo capitolo, la melanzana Rayman si spinge fino alla terza dimensione, in un platform che poco aveva in comune con rivali come Super Mario 64 o Crash Bandicoot ma pensato invece per raccontare una storia attraverso un mondo magico e fatato, che in realtà poco aveva a che vedere con l’originale Rayman ma che settava canoni più dark rispetto ad altri rivali del genere. Il migliore della deriva 3D del personaggio, che a dire il vero non ha però mai avuto un grande seguito.
42. Resident Evil 4
Capcom rivoluzionò tutto con Resident Evil 4, trasformando il franchise in un gioco action survival horror con molte più armi. Una scelta estremamente coraggiosa, anche perché la formula sperimentata su PS1 aveva funzionato. Per fortuna dell’azienda nipponica, il cambio portò fortuna: il ritorno di Leon Kennedy venne accolto con applausi, e anche le meccaniche e l’ambientazione, sebbene molto differenti dal classico, fecero scalpore, anche grazie a un comparto grafico e tecnico di alto livello.
43. Shadow of the Colossus
In un’epoca nella quale i videogiochi si affacciavano a regia, sceneggiature complesse, personaggi memorabili, c’era forse ancora spazio per avventure solitarie e silenziose? Sì, e a dimostrarlo, ancora una volta, fu Fumito Ueda. Il suo Shadow of the Colossus era un videogioco clamoroso, uno dei titoli che ancora oggi influenza il medium e molte opere che a esso si rifanno, costruito su un design minimalista che in realtà contiene tutto ciò che serve. Il viaggio di Wander nelle desolate terre di Dormin dominate dagli oscuri Colossi è un’esperienza quasi emotiva per il giocatore stesso, perso tra la struggente storia raccontata e un mondo sperduto.
44. Shin Megami Tensei: Persona 4
È un discorso che si potrebbe fare per tutti i giochi della serie di Atlus, ma riferendosi in particolare a PS2 non si può evitare di sottolineare la bellezza di Persona 4. Un gioco unico nel suo stesso genere, che fonde le dinamiche classiche dei JRPG con un sistema nuovo e fresco, oltre che una storia incredibilmente ricca di suspance nonostante l’ambientazione. Chi l’avrebbe mai detto che un piccolo villaggio sarebbe diventato il teatro di una serie di omicidi apparentemente senza senso? Il compito di risolvere il caso spettava, ovviamente, al giocatore.
45. Silent Hill 2
Resident Evil era stato il re degli horror nella passata generazione. Su PS2, senza nulla togliere alla serie Capcom, fu Konami a sfornare un gioco quasi clamoroso. Silent Hill 2 è uno dei migliori horror psicologici mai partoriti dalla mente umana, capace di immergere nella sua inquietante atmosfera e garantendo una tensione infinita ai giocatori, che dal primo all’ultimo istante temono per la propria incolumità. C’era terrore puro nel modo di raccontare e di mostrare di questo secondo Silent Hill, e non è un caso che l’azienda nipponica abbia messo in sviluppo proprio questo remake, senza ripartire dal primo capitolo.
46. Sly 2: La banda dei ladri
La serie di Sly non ha mai avuto la risonanza di franchise gemelli come Ratchet & Clank e Jak & Daxter, ma il simpaticissimo platform stealth di Sucker Punch seppe conquistare i cuori dei giocatori, che ancora oggi amano ricordare in particolare il secondo capitolo. Portando notevoli miglioramenti rispetto al primo gioco della serie, tra cui nuove funzionalità, una gestione delle missioni in pieno stile banda criminale e molto altro ancora, Sly 2 riuscì a dare la giusta dimensione al procione col bastone dorato. Non abbastanza, purtroppo, da diventare un’icona del mondo PlayStation.
47. Socom 2: US Navy Seals
La serie Socom è tra i più grandi rimpianti della storia di Sony, quando si parla di franchise proprietari. Simbolo un tempo di grande azione, con alcuni grandi esponenti dei TPS tra cui appunto questo secondo capitolo, la serie è rapidamente sparita proprio nel momento in cui gli sparatutto stavano diventando di moda, tentando solo un timido ritorno su PS Vita con Unit 13, che in origine era appunto un nuovo Socom. Al di là di queste tristi considerazioni, il viaggio attraverso il mondo di Socom 2 tra azione e colpi di scena rappresentava il perfetto concentrato d’azione da film hollywoodiano che i giocatori chiedevano, questo prima che Call of Duty scendesse in campo.
48. Soulcalibur 2
Altro giro, altro picchiaduro. Soulcalibur 2 portò con sé un comparto grafico nettamente migliore e meccaniche differenti, oltre ad allargare ovviamente il proprio roster. La trama passava leggermente in secondo piano di fronte al comparto multiplayer, accolto con grandissimo entusiasmo: i personaggi erano tanti e studiati nei minimi dettagli, fornendo le giuste motivazioni per restare incollati al televisore interi pomeriggi.
49. Spider-Man 2
Spider-Man 2 di Sam Raimi è un film incredibile. Spider-Man 2, il videogioco tratto dal film di Sam Raimi, lo è altrettanto. Per la prima, vera volta, i giocatori avevano a disposizione una Manhattan completamente esplorabile, vedendo dondolare Peter Parker da un grattacielo all’altro. C’è da dire ovviamente che questa base, condita da tanti villain dell’Uomo Ragno, è stata poi riutilizzata e allargata con la splendida serie di Insomniac Games, su PS4 e PS5, ma già all’epoca il giovane Arrampicamuri aveva dimostrato di saperci fare anche su console.
50. SSX Tricky
Snowboard, trick sempre più complessi e un intrattenimento genuino, senza pensare troppo alla simulazione o al realismo che oggi vanno tanto di moda. SSX Tricky, secondo capitolo della serie di Electronic Arts ormai dispersa nei meandri del tempo, fu un’opera divertente e adatta a tutti, con i giocatori che partivano dalle competizioni più basilari fino ad arrivare addirittura ai circuiti mondiali, nei quali gareggiare contro i veri campioni. Diventare i padroni assoluti della tavola non era facile, ma molto appagante.
51. Star Wars: Battlefront II
Chiaramente si parla del gioco del 2005, lanciato appunto su PS2. Per un fan del franchise fantascientifico di George Lucas, Battlefront II era un sogno a occhi aperti: uno shooter immenso, superlativo, con un numero impressionante di contenuti e una varietà davvero sbalorditiva per l’epoca. La cosa che davvero fa male, pensando a Battlefront II, è quanto questo brand sia caduto in disgrazia negli anni successivi, senza riuscire a esprimere tutto il suo potenziale. Nonostante ciò, il gioco del 2005 mantiene ancora oggi una sana e fedele community.
52. Tekken 5
Tra tutti i picchiaduro raccolti in questa speciale classifica, Tekken 5 è probabilmente il migliore. Festeggiando il decimo anniversario della serie, il gioco rappresentava un’ottima conferma delle sensazioni di Tekken 4, limando ulteriormente il gameplay e i difetti, e introducendo funzionalità freschissime. Insieme ai nuovi personaggi arrivava infatti la personalizzazione del combattente, insieme a un sistema di combattimento ancor più frenetico che in precedenza. Un successo totale per il franchise.
53. The Simpsons: Hit & Run
Si sa, quando Rockstar Games ha creato GTA, ha creato anche una lunga sfilza di cloni. The Simpsons: Hit and Run era uno di questi, ma fortunatamente parliamo di un gioco non solo di notevole successo (l’IP ha ovviamente aiutato), ma anche divertentissimo e senza sbavature. Infarcito di infiniti riferimenti, personaggi e luoghi conosciuti della serie animata più seguita al mondo, rappresentò un sogno per tanti fan, che ancora oggi chiedono a gran voce un remake. Homer è ancora in tv, perché non riportarlo anche nei videogiochi?
54. The Warriors
Come si è ripetuto spesso in questa lista, erano altri tempi. Erano tempi in cui Rockstar Games non basava la sua esistenza solo su GTA e Red Dead Redemption ma anche altre opere, e The Warriors era uno di questi. Un gioco cruento e sanguinoso, ambientato nella New York degli anni ’70 nel bel mezzo della lotta fra gang.
55. Timesplitters
Prima che Eidos Interactive iniziasse a sviluppare il franchise di Deus Ex, c’è stato un tempo, nel 2000, in cui lo studio era salito agli onori delle cronache. Timesplitters, videogioco sparatutto in prima persona ambizioso e innovativo, fu il simbolo della grande creatività di Eidos: con una storia raccontata attraverso 18 personaggi su più piani temporali, il gioco si proponeva come uno dei primi grandi precursori degli FPS, con tanto di comparto multigiocatore.
56. Tom Clancy’s Splinter Cell: Chaos Theory
Chaos Theory è probabilmente il più noto gioco della serie di Splinter Cell, a ragion veduta. Questo terzo capitolo portava infatti toni più oscuri alla serie, con Sam Fisher impegnato in nuove missioni per il Third Echelon e nuove sfide per l’agente più silenzioso al mondo. Acclamato da critica e pubblico, rappresentò un altro centro dorato per una Ubisoft che in quegli anni stava vivendo una delle sue epoche migliori, anche artisticamente parlando.
57. Tony Hawk’s Pro Skater 3
Il crimine di Activision, che ha chiuso in anticipo il progetto di remake di questo immenso e indimenticabile gioco del 2001, non può fortunatamente cancellare il passato: Pro Skater 3 era magnifico, portando il brand di Tony Hawk su un altro livello senza mai tradire il proprio spirito, ma rifinendo invece la pulizia e le meccaniche di gameplay che tanto erano state amate. Un titolo perfetto, specie per passare qualche ora di tranquillità – ma non senza perdere la concentrazione, ovviamente.
58. Viewtiful Joe
Viewtiful Joe possiede uno stile davvero inconfondibile, difficilmente replicabile oggi se si tenta di avere successo. Un platform action a scorrimento laterale dalla trama semplicissima (liberare l’amata rapita, dove l’abbiamo già sentito?) ma fluido da giocare, veloce, reattivo e con qualche chicca da ricordare. Purtroppo, però, sono in pochi a ricordarsi di Joe.
59. Virtua Fighter 4: Evolution
Proprio come per Tekken 5, siamo dalle parti della perfezione in ambito di picchiaduro. Virtua Fighter, serie ormai lontana dagli schermi da oltre quindici anni, toccò con il suo quarto capitolo una vetta di precisione e splendore stilistico che non ha mai più raggiunto successivamente, neppure attraverso le serie spin off di Dead of Alive. C’erano nuovi personaggi e mosse, ognuno dei quali non era certo adatto a un qualsiasi casual gamer. Per avere la meglio su Virtua Fighter 4 occorrevano dedizione ed esercizio, cosa che SEGA ha sempre promosso per la sua serie prima del tracollo.
60. WWE Smackdown: Here Comes the Pain
Nel 2003 il wrestling era nel suo momento di massimo splendore. Specie per un giovanissimo, che non vedeva l’ora di replicare le folli e pericolosissime acrobazie viste in tv, Here Comes the Pain era la manifestazione fisica di un desiderio. Seppur con i suoi difetti, il gioco ufficiale di WWE Smackdown era in grado di trasmettere l’azione e lo spettacolo dei lottatori più amati al mondo, costruendo l’esperienza definitiva per chi sperava un giorno di diventare il nuovo Undertaker.