NetEase, precedentemente partner di Blizzard Entertainment per la pubblicazione dei suoi titoli nel territorio cinese, ha aperto una causa contro quest’ultima, richiedendo un rimborso il 300 milioni di yuan, che corrispondono a circa 43,5 milioni di dollari americani. La cifra in questione sarebbe quanto l’azienda cinese ha dovuto restituire a 1,12 milioni di giocatori a seguito della chiusura dei server dei videogiochi di Blizzard lo scorso gennaio, insieme al valore di merce invenduta e depositi per giochi non ancora sviluppati.
Stando a quanto scritto dal conglomerato di media cinese Sina Technology, e riportato da Wowhead, alla base della causa ci sarebbe una violazione degli accordi da parte di Activision Blizzard, che ha ritirato i propri giochi dalla Cina dopo che lo studio non è riuscito a rinnovare gli accordi con NetEase. L’azienda americana ha poi ricontattato la precedente partner con l’offerta di un’estensione di sei mesi degli accordi, che è stata rifiutata.
Sta di fatto che, in seguito alla chiusura dei server, milioni di giocatori dei titoli Blizzard hanno chiesto il rimborso nei soldi spesi per i giochi, soldi che NetEase ha già restituito agli utenti e che ora vorrebbe indietro da Blizzard. Secondo ciò che ha riportato Sina Technology, l’azienda cinese starebbe basando la sua causa sugli accordi ineguali portati avanti da Blizzard, che non ha né rimborsato i giocatori cinesi né restituito a NetEase depositi importanti per giochi ancora non sviluppati.
Abbiamo già trattato in un articolo della separazione tra le due compagnie, argomento contemporaneamente più semplice e più complesso di quanto sembri, dove tutto è incentrato su una riunione in cui Bobby Kotick si è “sentito minacciato” dai rappresentanti di NetEase.