BioShock Infinite è stato uno dei videogiochi più attesi della sua generazione. Uscito su PS3, Xbox 360 e PC il 26 marzo 2013, il titolo prometteva, con il ritorno alla direzione di Ken Levine, una nuova e bellissima ambientazione, un gameplay fresco e divertente, personaggi straordinari e temi sociali importanti su cui discutere con il giusto peso. Il problema è che, secondo molti, tra queste quattro promesse il gioco di Irrational Games è riuscito a rispettarne solo due… forse una e mezza.
Come evidenziato da un’analisi di DualShockers, l’opinione degli utenti riguardo BioShock Infinite, lodato e premiato dalla critica e dal pubblico in generale alla sua uscita, si è piuttosto rapidamente trasformata, portando critiche e disdegno non propriamente immeritati. Tuttavia, si tratta di un discorso difficile da affrontare, in quanto i difetti di Infinite non risiedono in elementi riscontrabili all’istante, come una storia completamente insensata o un gameplay ridicolo, ma in un insieme riconoscibile solo dopo ore e ore di gioco, e per parlarne nel modo giusto bisogna esaminare il titolo nel suo insieme, a partire dalle promesse di marketing.
Per cominciare, il tema centrale di Infinite avrebbe dovuto rappresentare il conflitto tra tecnofili e tecnofobici, ma questo si è lentamente trasformato nel “capitalismo contro comunismo” già visto nel BioShock 2 di 2K Marin, per poi accennare a problemi più complessi da affrontare, come le etnie, la religione e la sessualità, ed esplorare gli aspetti più problematici del nazionalismo statunitense. Questi temi, tuttavia, risultano compartimentalizzati in livelli, dove si parla di culti razzisti, intolleranza religiosa e violenza, e non portano a una discussione significativa sugli argomenti, soprattutto in una storia in cui si scopre che sia l’oppressore che l’oppresso risultano crudeli allo stesso modo.
Infinite, nonostante il suo cambio di concept iniziale, ha comunque cercato di portare avanti una storia geopolitica, sebbene ignorando qualsiasi riconoscimento dell’esistenza del suo predecessore e riaprendo la porta sul mondo di Rapture, che BioShock 2 sembrava aver chiuso.
La trama in sé, seppur inaspettata e godibilissima a un primo approccio, nonché recitata magistralmente, risulta sempre più fallace man mano che ci si ragiona sopra o che si rigioca il titolo. Il gioco è riempito di scelte morali di cui molte non portano a modifiche significative, poiché Infinite ha deciso per il giocatore e l’unico a sapere come avrebbe voluto agire in determinate occasioni è dall’altra parte dello schermo. Razzismo, religione, ateismo, destino, libertà di scelta, tutto ha un peso solo in alcune occasioni e non in (troppe) altre.
A questi problemi di temi e trama si aggiungono quelli tecnici, che in Infinite partono dalle inconsistenze tra i gameplay mostrati nelle demo e quanto provato pad alla mano. Il gameplay avrebbe dovuto essere molto più simile al primo capitolo, con un combattimento basato sulla fisica e con l’aggiunta, rispetto al passato, di livelli distruttibili e dello Skyhook, un elemento di gameplay che avrebbe dovuto conferire una maggiore dinamicità ma che è diventato semplice arma da mischia e strumento per spostarsi durante sequenze di trama.
Anche i poteri di Elizabeth sono stati modificati. Da una demo in cui sembrava di avere a che fare con vera e propria magia, a livello di gameplay gli squarci si sono limitati a semplici oggetti bonus ottenibili all’interno delle aree di combattimento. Inoltre, quest’ultime, molte e grandi, non presentano il numero di nemici unici promessi né ispirano a un approccio diverso dallo “spara a tutto quello che vedi”, in quanto prima o poi andrà fatto per poter esplorare liberamente.
I momenti più belli che si possono passare su Columbia sono quelli più lenti, in cui non si combatte e si esplora la città più come turisti che terroristi, dove la narrativa silenziosa, i banter, il suound design e le espressioni facciali rivelano la bellezza del mondo che Levine voleva proporre al pubblico, intorpidito da una serie di scelte che non hanno rimosso ciò che era stato promesso sul lato tecnico, ma lo hanno eseguito nel modo più semplice possibile.
È sicuramente difficile, se non impossibile, raccontare tutto ciò che riguarda Infinite e tutte le opinioni che possono esserci sull’argomento, ma questo videogioco è sicuramente capace di dare vita a un numero infinito di discussioni su di sé.
BioShock Infinite, compreso su tutte le piattaforme nella Collection di cui potete leggere la nostra recensione, rimane comunque un gioco che è tranquillamente possibile apprezzare a un livello più superficiale, giocandolo più per le emozioni che trasmette grazie agli splendidi scenari e personaggi che per i temi affrontati. Ironicamente, BioShock 2 affronta i temi proposti in modo migliore di quanto fatto da Infinite, un videogioco che è rappresentato più dal suo stile che dalla sua sostanza, ma di cui si spera che i difetti verranno corretti in Judas, il nuovo titolo di Ken Levine in arrivo.