Ci godiamo una piccola pausa in questo quarto episodio della serie TV di The Last of Us, e il perchè ve lo spieghiamo in questa nostra recensione. Prima di proseguire, però, dobbiamo un attimo fare un piccolo recap rispetto a quanto visto nelle precedenti 3 puntate, giusto per fissare alcuni concetti che andremmo a richiamare nel corso di questa recensione.
Il primo episodio della serie TV di The Last of Us ha funzionato come il classico pilot. Tanta carne al fuoco, effetti speciali che si sprecavano, clima emozionale altissimo ed una spiccata aderenza alla traccia videoludica. Il secondo episodio ha celebrato il videogioco, riproponendo alcune sequenze di gioco in formato cinematografico. Che dire della dimensione artistica, da standing ovation. Il terzo episodio, invece, è stato quasi come un freno a mano rispetto al trend dell’inizio della serie TV, ma il più bello dal punto di vista emotivo.
Quindi si arriva a questo quarto episodio con la speranza di rivedere il trend action e quell’aderenza videoludica che iniziava a vacillare. Quello che abbiamo visto è un grande mix tra nuovo e già visto. Viene introdotto un personaggio che sembra ricoprire il ruolo di villain, tale Kathleen Coghlan (Melanie Lynskey), non presente nel gioco originale. Lei è solo un pretesto per presentare, invece, altri 2 personaggi che abbiamo visto nel gioco, Henry (Lamar Johnson) e Sam Burrell (Keivonn Woodard).
Una sorta di caccia all’uomo in cui vengono tristemente coinvolti anche Joel ed Ellie che, per una serie di sfortunati eventi, si ritrovano in una Kansas City in assetto da guerriglia urbana. Ma non tutti i mali vengo per nuocere, visto che il rapporto tra i due inizia a consolidarsi in vista del gran finale di stagione. Bene, senza perderci in troppe chiacchere, vi lasciamo alla nostra recensione dell’episodio 4 della serie tv The Last of Us.
La trama in sintesi: braccati e senza via di fuga
Il quarto episodio della serie TV di The Last of Us ci riporta in viaggio con Joel ed Ellie, ancora diretti verso il Wyoming per capire che fine abbia fatto Tommy, il fratello di Joel. Una piccola sosta in una stazione di rifornimento e poi diretti verso il bivio autostradale di Kansas City. Li trovano un blocco stradale che non gli consente di proseguire oltre, costringendoli ad una piccola deviazione. Le strade di Kansas City sembrano deserte, e la FEDRA oramai non ha più il controllo della città. Le regole vengono dettate da Kathleen Coghlan, al comando di una milizia di rivoltosi che sembrano agire sotto legge marziale costante.
Joel ed Ellie finiscono nel suo mirino per via di una deviazione sbagliata. Nel tentativo di salvare la loro vita finiscono per cessare quella di sfortunati antagonisti, diventando così il secondo bersaglio della despota Kathleen. Il primo è un tale di nome Henry Burrel, accusato di aver ucciso il fratello della leader dei miliziani. La città è assediata, con Joel ed Ellie costretti a trovare rifugi di emergenza e spostarsi di edificio in edificio.
Come già anticipato all’inizio della nostra recensione della serie TV di The Last of Us, il personaggio di Kathleen Coghlan è stato ideato ex-novo per la produzione HBO. Oggettivamente parlando, la sua presenza è fine a se stessa, anche per via del clima narrativo di tutto l’episodio. Il suo rancore verso il presunto colpevole della morte del fratello alimenta questa feroce caccia all’uomo che trascina con sé anche gli ignari Joel ed Ellie. Il tutto per una maledetta deviazione sbagliata.
Ci è piaciuto molto il ritmo incalzante di questo episodio, perfettamente aderente alla omologa sessione del videogioco. Sequenze stealth, passaggi furtivi, nella speranza di uscire quanto prima dalla follia di Kansas City. E poi, finalmente, tra i due sta nascendo qualcosa, e già questo vale il prezzo del biglietto.
Alcuni sbilanciamenti di troppo
Premesso che non sappiamo esattamente cosa sia, anche se è assolutamente facile intuirlo viste le proporzioni, nelle profondità di Kansas City giace qualcosa di veramente “grosso” (e magari anche super inca**ato). Il bestiario della serie TV di The Last of Us stenta a decollare, con uno sbilanciamento verso la parte umana rispetto a quella fungina. Se ricordiamo per un attimo il videogioco (ed ecco che ci siamo ricascati), vi era quasi un alternanza decisa con il metronomo tra questi due schieramenti. Questo aspetto, almeno per quello che riguarda queste prime quattro puntate, manca decisamente.
Un sbilanciamento che rileviamo anche nella componente narrativa, che si va poi a riflettere sulla durata degli episodi. L’assenza del prologo, che andava un po’ a spiegare le origini del cordyceps, si inizia a sentire. Alcuni dialoghi sembrano troppo approssimativi, al punto da divenire quasi ripetitivi nel corso dell’episodio. Alcune scene di gioco, tagliate nella controparte filmica, potevano servire a meglio contestualizzare l’episodio, che si dimostra troppo “veloce” e poco approfondito.
Un legame che inizia a crescere
Il quarto episodio della serie TV di The Last of Us fa registrare un importante evoluzione del rapporto tra Joel ed Ellie. Finalmente il primo si lascia andare ad una sana risata di cuore, a seguito di una terrificante freddura della seconda. Questa apertura si era già vista sul finale del terzo episodio, complice la lettera che Bill aveva lasciato a Joel. Era questione di tempo, il cuore del burbero contrabbandiere inizia già a scongelarsi.
Si inizia a vedere quella premura che un padre ha nei confronti della figlia. Per quanto Ellie sia ancora considerata un “carico” e non parte di una famiglia, vale sempre il detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Ed è quello che dimostra Joel nel corso della puntata. Le prepara da mangiare, la difende nel cuore della notte, le insegna ad impugnare una pistola, le racconta la storia di quello che è stato, anche se ancora non si lascia andare circa il suo passato. Quello ancora fa troppo male.
Dall’altra parte c’è Ellie che ha un desiderio spasmodico di sentirsi parte di qualcosa. Per carità, ancora non la vediamo convinta circa la sua decisione, una scelta che sembra fatta da altri in nome e per conto suo. Una procura che lei ha affidato senza nemmeno avere una voce in capitolo, come se non servisse. Tu sei immune, tu sei la chiave, tu sei la cura, ed è giusto che muoia per questo. Non sentendosi utile in nulla, la sua uscita in grande stile è quella di consegnarsi alle Luci come cavia da laboratorio. Ma sappiamo tutti che questa sua scelta, per quanto consapevole o meno, non ha ancora fatto i conti con colui che forse a qualcosina da ridere. Tempo al tempo.
La recensione del quarto episodio
Tanta carne al fuoco, per una caccia all'uomo tra le strade di Kansas City. Tra sangue e pallottole, la relazione tra Joel ed Ellie inizia a prendere una direzione che conosciamo molto bene. Dialoghi e narrazione non sembrano approfonditi, con sequenze che vogliono enfatizzare l'ansia e la paura del momento. Un episodio fugace ma meno intenso rispetto al resto della serie.
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La recensione in breve