Persona 3 Portable torna a distanza di oltre dieci anni e approda sulle console di nuova generazione, nonché sul sempre più ricco catalogo Game Pass. Per scoprire dove ha origine la fortunata serie di JRPG spinoff di Shin Megami Tensei divenuta popolare di recente anche oltre i confini nipponico, Atlus ripropone i capitoli 3 e 4 per la prima volta tradotti nella nostra lingua. Che siate esperti o neofiti della serie, noi di Game-eXperience vi accompagneremo con la recensione di Persona 3 Portable in questo mondo bizzarro, fatto di liceali giapponesi e combattimenti fra creature misteriose per scoprire se, a distanza di parecchi anni, possa ancora stupirci.
3 is the magic number
Abbiamo più volte accennato alle origini della serie di Persona, nata da una costola di Shin Megami Tensei e allontanatasi sempre di più dalla propria madre spirituale, tanto da perdere quelle caratteristiche simil-dungeon crawler tipiche dei primi capitoli per focalizzarsi maggiormente sul lato umano e sulla vita dei protagonisti. A tal proposito, Persona 3 rappresenta un vero e proprio spartiacque della serie, la stessa che poi con gli anni e i sequel perse totalmente il prefisso “Shin Megami Tensei” per divenire unicamente “Persona”.
Persona 3 introduce per la prima volta i tre concetti fondamentali che fungeranno da base per i successivi capitoli, ovvero la presenza di un liceo dove si svolgono i fatti narrati, un elemento sovrannaturale che porterà scompiglio fra i liceali e i social link, ovvero i legami instaurati dal protagonista con i vari comprimari che vanno a potenziare le proprie abilità in battaglia.
Nel caso di Persona 3, il misfatto in grado di rompere gli equilibri nel pacifico liceo di Gekkoukan è la scoperta di una porzione di tempo nascosta fra un giorno e l’altro chiamata Ora Buia, impercettibile ed inaccessibile alla totalità degli essere viventi, eccezion fatta proprio per un gruppo di studenti protagonisti di quest’avventura.
In quest’ora alcune creature definite Ombre (nemici ricorrenti della serie) danno libero sfogo alla propria atrocità. L’unico modo per debellare questa minaccia è quello di addentrarsi nel Tartaro, un’enorme torre comparsa dal nulla che sembra il luogo d’origine di queste creature dannate.
Il gameplay, da Persona 3 a Persona 3 Portable
Per comprendere al meglio in che modo e in quale forma il terzo capitolo della serie Persona arriva sulle console di nuova generazione è bene ripassare quella che è la sua cronologia di pubblicazione. Persona 3 esce originariamente su PlayStation 2 il 13 luglio 2006 esclusivamente per il mercato giapponese, per poi approdare in Europa soltanto due anni dopo unicamente in lingua inglese.
In questo frangente esce tra l’altro in Giappone Shin Megami Tensei: Persona 3 FES, una sorta di espansione del terzo capitolo che comprende, fra gli altri, un’intera sezione post game chiamata “The Answer” che amplia ulteriormente la trama di gioco fornendo nuovi dettagli sui protagonisti incrementandone la longevità con una grossa fetta di nuove ore di gameplay.
Soltanto un anno più tardi, nel 2009, uscì su PSP Persona 3 Portable, un remake a tutti gli effetti dell’edizione PS2 che, oltre a rimaneggiare la veste grafica, proponeva alcune differenze strutturali nel gameplay. Ad esempio, scompare l’espansione “The Answer”, ritenuta non canonica da parte di ATLUS. Il gameplay viene reso meno macchinoso rispetto al passato grazie ad una serie di migliorie, mentre la presenza di un nuovo protagonista di sesso femminile propone una versione leggermente diversa della storia conosciuta ai tempi di PlayStation 2.
Parallelamente però, Persona 3 Portable fu reo di aver compiuto diversi tagli all’originale, ritenuti tuttora assolutamente inspiegabili. Ad esempio furono rimosse del tutto le splendide cutscene animate, senza contare che l’esplorazione libera al di fuori dei dungeon fu completamente accantonata in favore di semplici interfacce in stile punta e clicca.
Ed è proprio questa versione piuttosto controversa ad essere stata scelta da ATLUS per questa riedizione, una decisione che, come approfondiremo nei prossimi paragrafi, non è per nulla esente da critiche.
A gunshot to the head of trepidation
Dopo il primo avvio di Persona 3 Portable, saremo chiamati a scegliere fra il protagonista maschio e quello femmina. Come già accennato, quest’ultima è stata un’introduzione volta non solo ad accontentare il pubblico femminile ma, come ci suggerirà il gioco stesso, a proporre una versione alternativa delle vicende narrate dando al giocatore la possibilità di affrontare nuovamente l’avventura sotto un diverso punto di vista.
Il gioco si apre con l’arrivo del protagonista nel liceo di Gekkoukan. Dopo alcuni incontri bizzarri con alcuni abitanti del dormitorio, il protagonista dell’avventura si sistema finalmente in quella stanza che, di lì a poco, sarebbe diventata la sua nuova casa. L’attenzione quasi maniacale dei nuovi coinquilini verso il protagonista sembra lasciar presagire a qualcosa di poco rassicurante, ed è così che dopo un paio di notti tranquille viene svegliato di soprassalto da Yukari, in quella che scoprirà ben presto essere l’Ora Buia.
Un intervallo di tempo intercorso tra la fine del giorno corrente e l’inizio di quello nuovo durante la quale una sinistra luce verdognola illumina alcune fra le più tenebrose creature intente a fare brandelli i pochi, sfortunati, essere umani in grado di rimanere coscienti. Per questi sessanta minuti infatti, la maggior parte della popolazione si tramuta temporaneamente in bare, dalle quali è impossibile risvegliarsi.
Dopo una breve fuga e l’incontro con una creatura assomiglia ad groviglio di braccia e mani, la vita del protagonista cambierà per sempre. La pistola che vide poche sere prima in mano a Yukari appena arrivato nel dormitorio altri non era che un dispositivo per evocare il proprio Persona, la manifestazione della propria psiche. Come guidato da un incantesimo, in piena trance, il nostro eroe si punta la pistola alla propria tempia, preme il grilletto e scatena così tutto il potere racchiuso in se.
Come ti visual novelizzo il JRPG
Per coloro che apprezzarono l’originale su PlayStation 2, il passaggio a Persona 3 Portable fu abbastanza uno shock. Tutte le cutscene e tutte le fasi esplorative, eccezion fatta per quelle all’interno del Tartaro, vennero rimosse in favore di semplici dialoghi in pieno stile visual novel ed un interfaccia di spostamento da un luogo all’altro durante le fasi “slice of life” che ricorda da vicino quella tipica dei punta e clicca.
Questa scelta, parzialmente giustificabile all’epoca viste le limitazioni dell’hardware di PSP, stride ancor di più al giorno d’oggi e sorge spontaneo interrogarsi sul come mai ATLUS non abbia cercato di trovare un giusto compromesso che potesse rendere giustizia all’opera originale, accantonando di fatto quella che, a tutti gli effetti, è la versione meno eclatante e più castrata di Persona 3. Le sezioni fra un’Ora Buia e l’altra purtroppo risultano essere piuttosto tediose, ancora di più che non in passato, in un’epoca ormai in cui anche un classico del punta e clicca come Monkey Island ha saputo rinnovarsi.
Fortunatamente gli incontri, nonché la bellezza della trama, non hanno subito sostanziali modifiche. Per quanto riguarda la parte d’azione del gioco, gli estimatori del combat system Persona 5 troveranno pane per i loro denti anche in questo Persona 3 Portable. Anche in questo caso infatti, fino ad un massimo di quattro studenti affronteranno assieme ai propri Personae orde di Ombre inferocite, alternando attacchi fisici ad arti magiche in perfetto stile Shin Megami Tensei.
I toni dark della trama e delle ambientazioni riescono a sortire il loro effetto anche a distanza di anni. Certo, il gameplay non ha quella freschezza raggiunta soltanto con Persona 4 Golden prima, ma soprattutto con Persona 5 poi, anch’esso disponibile su Game Pass. Resta comunque il fatto che Persona 3 Portable rimane un passaggio obbligatorio per tutti coloro che vogliono comprendere appieno l’evoluzione della serie.
Graficamente, ti immaginavo un po’ meglio
Senza scomodare per l’ennesima volta lo Zio Ben di Spider-Man, è chiaro che il passaggio ad un nuovo hardware per qualsiasi riedizione di titoli del passato richieda notevoli sforzi e non può essere mai preso sotto gamba. Persona 3 Portable non fa eccezioni e adesso il divario fra i modelli poligonali dei personaggi e i fondali in 2D è ancora più ampio. Certo, i bellissimi artwork del cast del gioco brillano di luce nuove grazie alla magia dell’alta definizione, ma giocato su un televisore moderno la resa grafica complessiva di Persona 3 Portable nel 2023 lascia il tempo che trova.
Anche alcune imperfezioni audio nelle tracce del doppiaggio vengono risaltate dal passaggio alle nuove console, e per certi versi anche dal passaggio di speaker più performanti, mentre rimane fortunatamente intatta la stupenda colonna sonora a corredo del gioco. L’aggiunta più significativa è costituita senz’altro dalla presenza dei sottotitoli in italiano, una novità per questo terzo capitolo.
Le modalità, i contenuti e quindi anche la longevità del gioco sono rimaste pressoché le stesse di quelle conosciute in epoca PSP. Il vantaggio per i possessori di Game Pass sarà quello di potersi godere le tenebrose avventure di Persona 3 Portable senza dover spendere un euro in più, mentre i possessori di PlayStation 5 e Nintendo Switch potranno comunque accaparrarsi il gioco alla cifra tutto sommato corretta di 19,99€.
La recensione in breve
Persona 3 Portable è senza dubbio uno degli episodi più iconici della serie, colui che per primo si staccò dagli schemi rigidi di Shin Megami Tensei per creare qualcosa che, di lì a poco, avrebbe conquistato il pubblico in Giappone e non. Se l'oscura trama di Persona 3 Portable riesce ancora oggi a coinvolgere ed emozionare, lo stesso non si può dire del gameplay e della veste grafica. Il peso degli anni si fa sentire, e purtroppo la versione "Portable" di Persona 3 rimane, ancora oggi, la meno riuscita e la meno completa. Tuttavia, Persona 3 Portable rimane un passaggio obbligatorio per tutti i fan dei JRPG, soprattutto per i possessori di Game Pass.
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Voto Game-Experience