“I nostri progetti per il 2023? Divertirci, innanzitutto, mettere passione in tutto quello che facciamo, e far si che Commodore torni nuovamente nel salotto di tutti. Con un occhio verso il futuro, perché il pubblico ha fame di novità, ma senza dimenticare il passato glorioso di questo marchio. Sì, questo è il 2023 per cui abbiamo lavorato tanto, e che speriamo si realizzi.”. È un po’ insolito aprire un editoriale con le ultime parole dell’intervista che Luigi Simonetti, CEO di Commodore Industries, ci ha rilasciato nel corso dell’edizione 2022 di Games Week: ma, e permettete un pizzico di romanticismo ad uno che i 40 li ha superati da un pezzo (e che col C64 ci ha perso l’infanzia), è quel genere di affermazione che ti scalda il cuore e ti lascia ben sperare, facendoti ricordare come dietro ad un progetto, per quanto grande e ambizioso sia, ci sono sempre delle persone che rincorrono il proprio sogno. Un sogno, quello di Simonetti, che non può restare confinato in un cassetto: Commodore, quella Commodore, colosso dell’informatica mondiale, icona di una generazione che ha speso migliaia di ore su videogiochi divenuti culto e su listati infiniti di Turbo Pascal, non è morta. Al contrario, al nome di Commodore Industries risponde un gruppo che parla Italiano con un “leggerissimo” accento romano, che non è solo vivo e vegeto, ma gode di una salute pazzesca. E di un’energia trascinate che, tra i padiglioni di Games Week, era impossibile non sentire.
Ufficialmente Commodore
Lungi da noi farvi lezione di storia, ma più che lecito porsi una domanda – che, in totale trasparenza, ci siamo posti noi stessi poco prima dell’incontro con Commodore Industries: ma Commodore, quella “di una volta”, non era sparita dai radar già da parecchio tempo? La risposta ce la dà lo stesso Simonetti, ed è affermativa: o meglio, nel lontano 1994 il colosso con sede in Pennsylvania venne liquidato per bancarotta, per poi essere acquisito – in termini di proprietà intellettuale – da altri player. Il brand rimase, per essere chiari, ma la linea produttiva e, più in generale, qualsivoglia attività della allor Commodore International subì una definitiva battuta d’arresto.
Il che, teletrasportandoci a tempi più recenti, apre una parentesi piuttosto anomala sull’utilizzo del marchio, sfruttato in modi più (pochissimi) o meno (la maggior parte) leciti per commercializzare i più svariati prodotti che, di ufficiale, non avevano nemmeno l’ombra. Avete presente felpe, t-shirt o gadget di varia natura che si fregiano della leggendaria Chicken Head? Ecco, potete star certi che nessuno di quelli, in nessun modo, è anche lontanamente un prodotto ufficiale su licenza. Cosa che, con tanto di documenti legali esposti in Games Week, non possiamo affermare parlando di Commodore Industries.
Sia chiaro, nessuno in redazione (tantomeno chi vi scrive) è esperto in materia di brevetti, copyright o acquisizione di brand: quanto mostrato in occasione della kermesse, un documento dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) recante l’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico, è più che sufficiente a noi profani per credere sulla parola a Simonetti e al suo team: “carta canta”, per usare una celebre espressione, e ribadisce un concetto che la delegazione inviata a Milano ha sottolineato più volte durante la nostra chiacchierata. Commodore Industries esiste, è italiana al 100% e, rullo di tamburi, è ufficialmente Commodore sia dal punto di vista del marchio, sia da quello legale.
E, per dovere di cronaca, non stiamo parlando di un’armata Brancaleone improvvisata, che promette fumo all’orizzonte senza avere una strategia o un’organizzazione interna ben definita. Commodore Industries è un’azienda in forte crescita composta da quasi 110 persone, molte delle quali giovani neo-laureate in materie scientifiche desiderose di mettersi all’opera su contesti tecnologicamente avanzati. C’è una forte componente internazionale nella “bottega” di Simonetti, che tutto ha fatto tranne che stare con le mani in mano e, oltre a porsi degli obiettivi molto sfidanti per i primi mesi del 2023, ha già avuto modo di mostrare le proprie capacità anche in altri settori, legati al mondo dell’informatica B2B.
Ed è questo il caso di Commodore GEL, Learning Experience Platform della business unit Engineering di Commodore Industries progettata per facilitare la gestione della formazione aziendale (argomento sempre più importante sia per la PMI che per le industrie da molti zeri). Uno strumento B2B che ha permesso al team di Simonetti di siglare partnership di rilievo con realtà di spicco nel territorio italiano, come Telecom Italia ed Enel, nella fornitura di piattaforme di formazione: soltanto nel caso del colosso della comunicazione, il progetto NEXTIM ha traguardato quasi 4 milioni di ore di formazione su un bacino di oltre 37000 dipendenti e quasi 400mila attestati rilasciati sulle competenze acquisite.
Pur non trattandosi di tematiche strettamente legate all’universo del gaming che tanto ci appassiona, i numeri e le informazioni che Simonetti ci ha rilasciato confermano un punto cruciale del suo discorso: Commodore Industries si sta dando parecchio da fare, a valle di un business plan progettato in modo certosino, per emergere, per dare prova delle proprie capacità e, come dicevamo in apertura, per portare nuovamente in alto il vessillo Commodore. E sì, avrete sicuramente intuito che il B2B non è l’unico cantiere in cui la Commodore “italiana” sta espandendo la propria ombra…
Gaming, ma non solo…
Perché sì, sarebbe stato abbastanza folle farsi tutta la strada per Games Week senza una cartuccia da sparare. E nel caso di Commodore Industries, a fronte del bel discorso che per sommi capi vi abbiamo riassunto, le cartucce in canna sono ben due – e, sorpresa, il loro arrivo non è nemmeno così lontano. “Un tuffo al cuore per la vecchia guardia”, raccontano i nostri ospiti, “ma che, speriamo, saranno capaci di attrarre anche nuove leve e fare breccia in quanti più cuori possibili”. E sì, potrebbe sembrare la classica affermazione markettara che nasconde sotto una patina sentimentalista uno strategy-plan più audace: ma la realtà dei fatti è che, almeno per “il classe ‘81” che vi scrive, il mix tra “old school” e “tecnologicamente moderno” la salivazione l’ha fatta aumentare. Molto più del previsto…
Il primo progetto, o piuttosto il primo prototipo presentato in fiera è MOS, un All In One il cui nome, per gli informatici più esperti, è tutto in programma. Un PC senza PC, per i pochi non avvezzi agli AiO, che in uno schermo da 27 pollici a panello IPS racchiude tutto l’hardware necessario a completare una macchina da lavoro, ma anche da gioco, di tutto rispetto: potremmo già sciorinarvi le specifiche ufficiali dei modelli previsti per il Q1 2023, ma mentiremmo (prima di tutto a noi stessi) se non vi confidassimo che, al netto di un’estetica senza dubbio riuscita, il primo tuffo al cuore l’abbiamo avuto “toccando” MOS con le nostre manine e accorgendoci di come, la texture delle plastiche costruttive, sia proprio la stessa del vecchio C64. “Ah, il prototipo da fiera è bianco, ma la versione retail la faremo coi colori del C64 biscottone. E la tastiera (N.d.R. meccanica e bluetooth) sarà coordinata, che ve lo diciamo a fare”. Non so se abbracciarvi o prendervi a testate mentre vi lancio i miei soldi…
MOS, nato da un investimento molto sostenuto di Commodore Industries, mira a fornire una soluzione che ben si presta sia ad un utilizzo professionale, sia ad un uso spensierato nel contesto ludico. L’All in One della Chicken Head italiana sarà disponibile in più formati equipaggiati con processori I7 e I9 di dodicesima generazione, SSD capienti, le proverbiali secchiate di RAM DDR4 e, non meno importante, una GPU integrata da 8GB (per il contesto lavorativo) o una più prestante GTX1660 TI Gaming Series, per chi voglia divertirsi. Prima di prendere i forconi e gridare allo scandalo (viste le nuove GPU in arrivo), vogliamo ricordare che stiamo parlando di un AiO –NON un PC ultra high-end progettato interamente per il gaming – con un pannello 165Hz/2.5k di risoluzione massima: chiunque punti ai 4K/120Hz senza rinunciare a mezzo dettaglio, è superfluo sottolinearlo, non ha ben chiaro il concetto di All In One…
A far compagnia al MOS (che già solo per la colorazione Biscottone è diventato oggetto del desiderio di chi vi scrive) ci pensa una coppia di C-Book, laptop di fascia medio alta rivolti principalmente ad un uso professionale (l’accoppiata di i7 e 16/32 GB di RAM sotto il cofano e lo schermo IPS a 2.5K sono sicuramente un buon biglietto da visita) – ma che, al netto di una grafica intel integrata di nuova generazione (la famiglia Iris), dovrebbero permettere di giocare, quantomeno a Full HD, senza intoppi. Anche per il laptop Commodore Industries è prevista la colorazione Amarcord, ma vista la natura decisamente più lavorativa del progetto, le versioni corporate (chassis grigio opaco con Chicken Head in bella vista) ci sembrano più indicate, specie per un utilizzo in ufficio.
Il futuro è più vicino che mai
È buffo doverlo ammettere, ma ci siamo avvicinati al piccolo booth di Commodore Industries senza sapere minimamente a cosa saremmo andati incontro, per poi salutare Simonetti e la sua squadra non solo soddisfatti per la lunghissima (e proficua) chiacchierata, ma anche con una dose di curiosità ben oltre le aspettative. Sia per l’immediato futuro di questa nuova Commodore battente bandiera italiana, sia – e soprattutto – per quello che sarà il destino dei prodotti presentati in fiera: due prodotti completamente diversi ma entrambi, allo stesso modo, interessanti ed accattivanti.
Un All in One e una famiglia di portatili che, al netto di qualsiasi disamina tecnologica possa essere intavolata, dimostrano in modo lampante l’impegno, la dedizione e la passione del rinato team: ma, ancor di più, testimoniano la passione per la tecnologia e l’amore per il marchio Commodore, che più di ogni altra cosa – come detto dallo stesso Simonetti – vuole essere riportato in auge e fatto conoscere a quanta più gente possibile. Sia che si tratti di “ex ragazzini” che con Defender of the Crown ci hanno perso svariate diottrie, sia che si parli di giovani di oggi, che (forse) la Chicken Head l’hanno vista accidentalmente nel proprio feed di Instagram. “I nostri progetti per il 2023? Divertirci, innanzitutto”: e con queste premesse, speriamo di poterci divertire anche noi.