L’identità di genere è da sempre un argomento estremamente spinoso di cui parlare, in particolar modo in un contesto videoludico. Eppure, grazie alla fortissima spinta delle produzioni indipendenti, il mercato sembra essersi avvicinato ad una sua maturità, finalmente in grado di affrontare tematiche sempre più complesse che non possono essere risolte esclusivamente a colpi di pistola. Non che in passato l’argomento non venisse trattato, sia chiaro, ma nella maggior parte dei casi l’universo LGBT finiva per essere rappresentato su schermo attraverso una pletora di personaggi macchiettistici al limite del surreale o del ridicolo. Spesso anche perché non si aveva una visione chiara dell’argomento o, più semplicemente, per mancanza di contatti con un mondo percepito erroneamente come distante dalla “normalità”.
Ma per fortuna i tempi sono cambiati, o quanto meno lo è sicuramente il modo di approcciarsi all’argomento: nella maniera più semplice e naturale possibile. Perché in fondo, già parlare di “diversità” pone delle barriere spesso invalicabili. E “A Normal Lost Phone”, opera prima dello studio francese tutto al femminile Accidental Queens, sembra aver colto nel segno in tal senso. Un gioco nato durante la Global Game Jam del 2016 (e pubblicato successivamente su Android, iOS e Steam) che cela, seppur sotto una veste di semplicità, un racconto amaro il cui unico filo conduttore è la paura di non essere accettati.
IL SESSO È TRA LE GAMBE, IL GENERE È TRA LE ORECCHIE
Come è facilmente intuibile dal titolo, le vicende narrate in A Normal Lost Phone muovono i primi passi dal ritrovamento di un telefono smarrito in mezzo alla strada. Nessun pin o codice di accesso che ne preclude l’utilizzo… che ci sarà mai dentro? Si tratta di un incipit indubbiamente accattivante che spingerà il giocatore nel giro di pochi secondi, mosso dalla curiosità, a frugare i contenuti memorizzati nel dispositivo. E di per sé A Normal Lost Phone ha poco altro da mostrare: infatti l’interfaccia del telefono sarà l’unica che si avrà modo di visualizzare sullo schermo e con cui si potrà interagire per tutta la durata dell’esperienza: un’icona per le impostazioni, un browser e qualche applicazione, nulla più di questo.
Attraverso i numerosi messaggi presenti in memoria nello smartphone non sarà difficile scoprire l’identità del legittimo proprietario del cellulare, un ragazzo appena maggiorenne di nome Sam, ma l’informazione, da sola, non è certo sufficiente per riuscire a rintracciarlo. Senza contare che il cellulare è a corto di credito e la mancanza di una connessione a internet rende il tutto ancor più problematico. Fortunatamente basterà “smanettare” un po’ per rendersi conto della presenza di una rete Wi-Fi nelle vicinanze anche se, purtroppo, è protetta da password. Un occhio attento, però, ricorderà sicuramente una conversazione che parlava proprio della suddetta rete Wi-Fi. Ok, password trovata, ora è possibile connettere il telefono ad internet ed accedere alle mail.
Senza sviscerare ulteriormente i contenuti del gioco, è facile capire da queste poche righe che il gameplay in A Normal Lost Phone non è che un filo sottile che guida il giocatore tra le centinaia di linee di testo (perfettamente tradotte in lingua italiana) che affollano il telefono. Messaggi, note, immagini e tracce audio che aiutano a ricostruire, come in una sorta di trasposizione videoludica di Memento (capolavoro cinematografico di Cristopher Nolan), la storia di Sam; un ragazzo che percepisce se stesso come donna e vorrebbe semplicemente vivere la vita come tale, lontano dai pregiudizi di amici e parenti. “Il sesso è tra le gambe ma il genere è tra le orecchie” è una delle frasi che meglio descrive, all’interno del gioco, il tema dell’identità di genere. Argomento che viene trattato in maniera attenta e ragionata, senza superficialità e senza scadere mai nel banale. L’unico appunto che ci verrebbe da muovere riguarda la poca naturalezza che traspare da alcune conversazioni presenti sul telefono: riempitivi che comunque non influenzano negativamente il risultato finale dell’intera esperienza.
Nelle vicende di Sam, il giocatore svolge il semplice ruolo di spettatore/voyeur, incapace di incidere o influenzare in alcun modo la sua vita. L’unica reale scelta che gli viene offerta è quella di approfondire o meno le vicende del ragazzo: nel secondo caso, potrà sempre cancellare tutti i dati del telefono e fingere che Sam, in questo mondo, non sia mai esistito.
SCHERMATE INTERATTIVE
È difficile, in un titolo come A Normal Lost Phone, parlare di un vero proprio comparto grafico.
Al di là delle semplici schermate del telefono, infatti, il gioco ha ben poco da offrire, eccezion fatta per le numerose linee di testo e per qualche immagine che ritrae il protagonista nella sua quotidianità.
PRO
- Storia intrigante e ben raccontata
- Semplice ma al tempo stesso geniale
- Costo estremamente contenuto
CONTRO
- Dura molto poco
- Giocato su PC perde moltissimo in termini di immersività
- Qualche dialogo posticcio di troppo
Versione testata: PC