La storia di XIII, a pensarci un attimo, è una di quelle che per certi versi ti fa sorridere. Nato la bellezza di 19 anni fa su PC, PS2 e Xbox 360, il titolo Ubisoft ispirato all’omonima (nonché bellissima) serie a fumetti – scritta da Jean Van Hamme e disegnata da William Vance – divenne in breve tempo un fenomeno di culto. Le vendite non propriamente clamorose non impedirono al titolo di far breccia nei cuori dei giocatori per svariati motivi, primi su tutti una narrazione spy-thriller perfetta e, ancor di più, una direzione artistica squisitamente fumettistica in cel-shading in grado si spingere l’allor prodigioso Unreal Engine 2 al limite. Mettici un gameplay ben congeniato, non certo innovativo anche per gli standard del 2003 ma comunque abile nel bilanciare sezioni stealth e shooting “all’arma bianca e non” e sì: perché non riproporlo, 17 anni dopo, al meglio della propria forma su PS4 e Xbox One?
Facciamo un balzo al 2020 ed ecco XIII Remake, nato dagli sforzi di Microids e PlayMagic, la cui buona sorte sembrava esser scritta ancor prima della sua uscita: del resto, cosa sarebbe potuto andar storto con un’IP stellare come XIII tra le mani? La risposta la sapete: tutto. E con tutto, credeteci, intendiamo davvero tutto: direzione artistica stravolta, gameplay terribilmente gestito e zoppicante, sound system imbarazzante e, dulcis in fundo, un comparto tecnologico indifendibile: se XIII Remake portò a casa la medaglia d’argento dei peggiori titoli del 2020 secondo Metacritic (cedendo il primato a Tiny Racer su Switch) beh, non diteci che mancavano validi motivi. Il fallimento di XIII Remake fu così clamoroso da spingere la stessa Microids a fare ammenda, promettendo di rimediare ai propri errori con un nuovo remake, disponibile anche per Switch, che ridonasse il giusto prestigio ad un titolo depauperato del proprio onore. Ed eccoci con un ultimo balzo al 13 settembre 2022, release date di quello che passerà alla storia come il Remake del Remake di XIII: ed è da qui che, finalmente, parte la nostra recensione.
Nuova vita allo spy-fi
Dopo la disastrosa parentesi PlayMagic, per la realizzazione del “nuovo” XIII Microids ha affidato il timone dello sviluppo ai ragazzi di Tower Five, rilasciando da subito una di quelle dichiarazioni d’intenti che non lasciano adito all’interpretazione: free upgrade alle versioni PS5 e Xbox, con tanto di supporto ai 60fps, a chiunque avesse già acquistato il titolo nella previous gen; una nuova versione, scritta quasi da zero, per Nintendo Switch con frame rate stabile a 30 frame. Il tutto, ovviamente, con un changelog di dimensioni apocalittiche che, in un modo nemmeno troppo velato, andava a travolgere ogni aspetto del fallimento del 2020 – oltre alla correzione di tonnellate di bug, anche una nuova veste grafica più fedele allo stile comic originale, un gameplay migliorato sotto ogni punto di vista, routine di intelligenza artificiale degne di tale nome, un comparto sonoro all’altezza e, ultima ma non meno importante, una componente multigiocatore sia off che online, con supporto a split screen e altre diavolerie affini.
Resta invariato l’impianto narrativo di XIII, punta di diamante dell’intera produzione sin dall’esordio. Senza scendere nei dettagli di questo interessante spy-fi, la sceneggiatura del titolo Microids ruota attorno alla figura di un misterioso personaggio, identificato dal tatuaggio del numero romano XIII sulla clavicola, risvegliatosi improvvisamente su una spiaggia del tutto privo di memoria: non fosse che il presidente degli Stati Uniti è appena stato assassinato, e tutti gli indizi convergono nella sua direzione. Inizia così una ricerca serrata della verità sbrogliare un duplice mistero che, livello dopo livello, centellina indizi importanti seppur in apparenza scollegati: chi sia il cospiratore dietro l’omicidio del presidente e chi, soprattutto, sia davvero XIII. E, già che ci siamo, quale sia il suo ruolo in tutto questo.
XIII Remake: un porting Switch con parecchie sorprese…
In occasione del (secondo) ritorno di XIII abbiamo deciso di optare per la versione Nintendo Switch, rinunciando ai sempre bellissimi 60 frame al secondo in cambio di un fattore portabilità che, per un titolo come questo – specie in ottica multiplayer – incarna un valore aggiunto non trascurabile. Il tutto, partendo dalla considerazione che, per quanto superiore da un punto di vista tecnologico, il porting in oggetto offre una direzione artistica che ben si presta alla filosofia Switch.
Come anticipato, l’esordio di XIII su console current gen vuole garantire, stando alle fonti ufficiali, una verosimiglianza completa alla direzione artistica originale e una conformità tecnologica agli standard attuali del settore. Il tutto ulteriormente impreziosito dall’introduzione di una modalità multiplayer inedita sia offline, per un massimo di quattro giocatori in split screen, sia online (max 13 giocatori). Al netto della risoluzione dell’infinità di bug riscontrati al giro precedente, l’obiettivo dichiarato dallo sviluppatore con la versione Switch si focalizza sul raggiungimento costante della soglia dei 30fps nella campagna single player: una sfida non certo da poco per un titolo che necessitava una riscrittura di codice quasi totale e, nel caso di Nintendo, adattato ulteriormente alle caratteristiche dell’handheld.
Joycon alla mano, il risultato è sicuramente sopra la sufficienza. La campagna per giocatore singolo offre un framerate stabile quanto basta tanto in modalità portatile quanto – e soprattutto – in docked. La versione da noi scaricata, presumibilmente già corretta dall’immancabile patch Day1, corrobora quanto dichiarato da Microids con una fluidità ragionevole dell’azione di gioco, al netto di qualche drop di frame nelle parti dove lo shooting è più frenetico o in alcuni passaggi dove la location ha un respiro maggiore – come, ad esempio, la sezione sulle montagne innevate. La soluzione utilizzata da Tower Five, ossia l’eliminazione di un cap massimo per i fotogrammi al secondo, porta a casa il risultato come meglio può: le aree dove il calo è evidente, per nostra fortuna, non sono comunque frequenti, e riteniamo possano essere ulteriormente fixate con patch dedicate nell’immediato futuro.
Se la diagonale ridotta di Switch, dove i 720p e i 30fps fanno un’ottima figura, riesce a mascherare alcuni dei difetti tecnologici meno evidenti, giocato su uno schermo maggiore (come, nel nostro caso, un 55” 4K UHD) XIII presta ancora il fianco ad altri piccoli nei. Alcune compenetrazioni sono più marcate, ad esempio, e in alcuni modelli (per quanto appiattiti dallo stile cel-shading) è difficile non notare un alias evidente – che ne rende decisamente più frastagliati i contorni. Detto questo (e considerando anche un livello di dettaglio fisiologicamente inferiore a quanto attualmente disponibile nelle console domestiche), è impossibile negare come la qualità visiva overall sia un netto passo in avanti rispetto a quanto visto due anni or sono, anche con tutti i limiti del caso di una console, come Switch, che tende un po’ a mostrare il fianco quando viene spinta al proprio limite.
In termini di comparto audio non c’è così tanto da dire se non che questo nuovo XIII suona esattamente come il titolo originale – anche perché, come dichiarato da Microids stessa, lo sviluppatore ha usato il materiale audio originale nel vero senso della parola. Il che è un bene in termini di fedeltà dell’esperienza sonora e, per i più vecchietti, di coinvolgimento generale; un po’ meno bene per chi ha un orecchio po’ più fine, laddove 20 anni si fanno sentire e, tra volume che si alza e si abbassa (specie nei dialoghi) in modo un po’ casuale e qualche sovrapposizione gracchiante che rende alcuni passaggi difficilmente udibili diciamo che sì, qualche aggiustatina generale male non avrebbe fatto.
Il peso degli anni
Sul versante gameplay, una buona parte delle promesse di Microids è stata mantenuta. L’IA nemica è ancora a tratti troppo altalenante, ma non c’è dubbio che sia più reattiva di quanto visto due anni or sono: le meccaniche principali di gioco, come l’attacco stealth o l’utilizzo di scudi umani funzionano in modo decisamente più preciso, registrando correttamente l’input fornito in modo da apportare un valore concreto all’intero playthrough. Buona anche la prestazione dei comandi a giroscopio di Switch, che riteniamo vadano leggermente modificati (la configurazione di default, a nostro modo di vedere, è un po’ troppo sensibile), ma capaci con la giusta pratica di offrire una variazione sul tema divertente.
Oltre al radar di identificazione nemico sono state ripristinate le indicazioni onomatopeiche, seppur ridotte numericamente rispetto al passato, utili a valutare pattugliamento o distanza di una sentinella. Promosso anche il menu radiale, grazie a cui selezionare armi e ammennicoli vari. Alcune cose sono ancora un po’ vintage, diciamola così (rinculi delle armi fantascientifici o nemici che non si accorgono dell’esecuzione di un collega a 15 cm dal proprio naso, giusto per citarne un paio), ma lo ribadiamo: il gameplay di XIII non era certo innovativo nel 2003, e non possiamo certo negare che, oggi, mostri pesanti segni dell’età. Tuttavia, poterlo rivivere con lo stesso spirito dell’originale dopo l’incredibile passo falso del 2020, almeno per i giocatori più attempati, è senza dubbio positivo.
Discorso a parte per il comparto multigiocatore, una potenziale new entry di fuoco che finisce però per scontrarsi con un’infrastruttura, quella dell’online Switch, su cui si sono già spese troppe parole poche delle quali lusinghiere. Visto che nei primi giorni di lancio è stato molto difficile connettersi ai server online per un sano Deathmatch, abbiamo optato per una couch-offline a tre/quattro giocatori in split screen. In questa modalità XIII funziona in modo soddisfacente: dal punto di vista tecnico, la garanzia di un frame rate accettabile obbliga a scendere a molti compromessi (abbassamento della risoluzione, dettagli minori, texture di qualità inferiore e via dicendo) pena l’implosione di Switch, ma l’impatto visivo complessivo resta comunque gradevole. Tuttavia, tra ritmo frenetico e tentativi di individuare i vostri avversari guardandone la porzioncina di schermo relativa, difficilmente ve ne accorgerete…
La recensione in breve
XIII Remake, o meglio il secondo remake, rende mille volte più onore al titolo originale di quanto, due anni fa, PlayMagic fosse NON riuscita a fare. Poco ci voleva, è un dato di fatto: ma è giusto, almeno stavolta, premiare il lavoro di Tower Five su Switch – dove la sfida rispetto a PS5 e Xbox era sicuramente più complessa. Con una direzione artistica che sì, stavolta la si riconosce davvero (al netto di alcune scelte cromatiche troppo accese in alcuni passaggi, ma è gusto personale, e dell’eliminazione delle leggendarie cutscene a fumetto), un comparto tecnologico non certo perfetto ed esente da bug, ma comunque più che accettabile e, non ultimo, un gameplay stagionato ma che ha ancora qualcosina da dire, l’ultima fatica di casa Microids permette al publisher d’oltralpe di redimere una parte cospicua delle proprie colpe. Mettici pure un paio di novità ritagliate apposta per Switch e un multi (almeno offline) old school divertente quanto basta e ok, c’è abbastanza carne al fuoco per poterlo considerare questo XIII come un vero Remake, seppur con parecchi se, piuttosto che un semplice Porting. Non un FPS per tutti, l’avete capito, ma chiunque avesse goduto nel 2003, stavolta ha diritto a mezzo gridolino.
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Voto Game-Experience