Rumors sempre più insistenti, complice la nuova espansione di Ghost Recon con protagonista Sam Fisher, parlano dell’annuncio imminente (E3 2018) del nuovo capitolo di Splinter Cell. A cinque anni di distanza dall’utimo capitolo e con un panorama videoludico notevolmente cambiato, è lecito domandarsi : “C’è ancora spazio per Sam Fisher?”.
Splinter Cell: il brand
Iniziata nel lontano 2002, la saga di Splinter Cell è diventata negli anni uno dei brand di punta di Ubisoft. Tanti sono i titoli usciti, così come le declinazioni, ma nei vari giochi il vero trascinatore e protagonista è sempre lui, Sam Fisher (doppiato in italiano da Luca Ward) ex agente dei Navy SEAL e adesso agente al soldo della Third Echelon, agenzia governativa dell’ NSA il cui reparto Splinter Cell vanta i migliori agenti operativi di sempre. Nei vari capitoli, i giocatori si ritrovavano in un territorio ostile sparso per il mondo, sotto copertura e nel bel mezzo di una missione volta fermare il terrorista di turno. L’intrico e le cospirazioni politiche e lo spionaggio tattico sono sempre state alla base di Splinter Cell, raccontate sempre in modo adrenalinico ma affrontate su campo silenziosamente, perché il gioco è in puro stealth. Ubisoft con Splinter Cell ha miscelato differenti elementi tratti da altri videogames, ma lo ha saputo fare così bene che ha contribuito a ridefinire il genere, a renderlo con la sue atmosfere più accessibile (ma non più semplice). Splinter Cell è, infatti, una brand estremamente longevo, facilmente identificabile e che è riuscito ad accaparrarsi, con i suoi elementi, il rarissimo status di icona. Insomma quando sentiamo il caratteristico ronzio e vedete accendersi tre familiari luci verdi, non c’è alcun dubbio su chi possa essere. Splinter Cell e le lenti trifocali.
Splinter Cell oggi
L’ultimo capitolo di Splinter Cell risale a cinque anni fa. Nonostante il successo di Blacklist, dopo tutti questi anni è lecito domandarsi: “C’è ancora spazio per Sam Fisher e un titolo interamente incentrato sulle meccaniche stealth?”.
Il panorama videoludico dal 2013 ad oggi è notevolmente e inevitabilmente cambiato. Splinter Cell si ritroverebbe, quindi, in un nuovo contesto per la serie, dove è la potenza grafica a farne da padrone, il multiplayer ha assunto un ruolo maggioritario e le esperienze in single player iniziano a far fatica. Al di là di qualche rara (e sorprendente), eccezione è innegabile che nel 2017 molti titoli bastati sul single player sono andati, a livello di vendite, al di sotto delle aspettative. Il problema non era di certo la qualità dell’esperienza (per fare un esempio Wolfestein 2), ma se paragonati per esempio a PUBG, con i suoi impressionanti numeri uno dei fenomeni dello scorso anno, quello che è mancato è proprio un comparto online. Per Splinter Cell, quindi, il nuovo contesto non è dei migliori, e purtroppo nemmeno del tutto delineato. Il brand sviluppato da Ubisoft, come detto in precedenza, oltre ad essere un esperienza in sigle player, è quasi del tutto incentrata sulle meccaniche stealth, e questo tipo di genere si sa non è mai stato da grandi numeri. In un quadro di questo tipo, trovare un posto che possa garantire visibilità e successo al nuovo capitoli di Splinter Cell è estremamente difficile. Una soluzione potrebbe essere legata a uno stravolgimento della serie? Del resto altri titolo delle stesso genere, e quindi con le stesse problematiche, hanno percorso questa strada. L’esempio lampante è ovviamene Hitman che dopo il criticato Hitman: Absolution, Io Interactive è stata costretta a tentare la strada dei giochi servizi, lanciando un Hitman episodico. Esperimento riuscito, dato che la stessa Square Enix ha definito la prima serie un successo commerciale, tanto che IO Interactive ha dichiarato di essere al lavoro sulla seconda stagione. Nel caso di Splinter Cell, ovviamente andrebbe considerata, rispetto ad Hitman, una struttura di base diversa, tenendo conto dei fan della serie. Proprio quest’ultima potrebbe essere la principale causa dell’ostica realizzazione episodica. I giocatori di Splinter Cell hanno sempre affrontato nei vari capitoli una struttura di gioco bene precisa: una trama di gioco non proprio innovativa, ma abbastanza accattivante da spingere a impersonare Sam Fisher, arricchita da una lunga campagna, missioni complesse e qualche colpo di scena. Una continuità che, per ovvie ragioni, in una divisioni in episodi sarebbe difficile da mantenere.
Malgrado uno scenario non proprio semplice, Ubisoft è una delle pochissime software house in grado di dare il giusto spazio ad un nuovo capitolo di Splinter Cell senza snaturare il genere. Lo ha già dimostrato con diversi titoli di punta, come e il recentissimo Far Cry 5, dove possiamo vedere un ottimo e studiati comparto multipayer, che non sminuisce, però, l’eccellente campagna in single player. E’ vero si tratta di due giochi e generi completamente diversi, ma questo potrebbe ( se ben sviluppato) essere un valore aggiunto, trovarsi di fronte ad puro titolo stealth che si differenzia da i titoli attuali che peccano spesso di poca originalità.