Che i videogiochi accendano spesso ingiustamente duri dibattiti tra chi sostiene che possano nuocere in un modo o nell’altro la salute o i rapporti interpersonali non è certamente una novità, tant’è che potremmo ritenere questo genere di argomenti pane quotidiano per gli innumerevoli utenti che tutti i giorni spulciano la rete chiamata Internet.
L’ennesimo caso di accusa aperta rivolta al mondo videoludico arriva da una redattrice de La Stampa, che in risposta ad un ”problema di cuore” postato presso la relativa rubrica ”La risposta del cuore” afferma di ritenere ”la PlayStation” uno strumento che debba essere ”abolito per legge”.
La discussione, partita da una giovane donna di 25 anni evidentemente snervata dai comportamenti poco espansivi dell’ormai ex fidanzato, ha toccato argomenti quali i videogiochi e i fumetti, elementi che, a detta della giovane scoraggiata, hanno costituito l’ostacolo principale nel proseguire una relazione durata quattro anni.
L’ex fidanzato è stato descritto come una persona perennemente ”attaccata al joystick” ed incapace di ricercarsi un lavoro per puro menefreghismo.
In risposta al problema, la consulente ai ”problemi di cuore” de La Stampa si è scagliata contro la PlayStation e ad ”altre realtà virtuali” come WhatsApp sfruttate quotidianamente per tenersi in contatto con chi ci circonda.
La specialista ha più precisamente pronunciato la seguente sentenza:
”Un ragazzo che passa il suo tempo alla playstation (andrebbe abolita per legge) o davanti ad altre realtà virtuali va evitato e inserito nella categoria «co….» (componi tu la parola come credi). ”
Ma è davvero giusto attaccare così ferocemente e discriminare, di conseguenza, tutti coloro che nutrono una passione verso questo settore, piuttosto che esaminare singolarmente ciascun caso?