Domanda: I ricordi è l’identità sono un tema ricorrente di molti suoi personaggi. Alcuni di questi soffrono di una crisi d’identità oppure non ricordano pezzi importanti del loro passato. Questo ha un significato particolare per lei o è solo un espediente di trama che le piace usare?
Risposta: I protagonisti dei videogiochi sono personaggi a tutto tondo, privi di difetti, ma io mi impegno per raffigurarli in modo più umano. Alcune volte passo del tempo creandoli ciascuno nei miei pensieri, qualche volta il personaggio viene fuori in modo spontaneo mentre altre volte ancora mi baso su di una personalità realmente esistente. La cosa importante è che questi siano uomini e donne reali, dotati di caratteristiche umane.
D: Le sue storie e i suoi personaggi sono rinomati per essere, molto spesso, oltre i limiti. Qualcuno l’ha persino chiamata “il Quentin Tarantino del mondo dei videogiochi”. Esiste un confine che neppure lei osa superare? In che momento dice a sè stesso: “bene, è meglio fermarsi qui, sto andando troppo oltre” ?
R: Non ho mai avvertito davvero il bisogno di “tracciare un confine”. Quando mi confronto con il dubbio se entrare o meno dentro la “zona calda”, la mia sensazione è che un’idea o uno scenario che non entra dentro quell’area non possano essere veramente buoni. Comunque, non inserisco violenza o nudità gratuite se non sono finalizzate ad uno scopo dentro al gioco.
D: Se avesse a disposizione fondi illimitati e una libertà completa sugli argomenti, che tipo di gioco le piacerebbe fare?
R: Un gioco a sfondo storico ambientato in Giappone. Sarebbe una storia di samurai secondo l’impostazione open-world, con l’atmosfera di un film di Akira Kurosawa. Si potrebbe salire sul proprio cavallo e cavalcare di castello in castello. Ho già completato il design.
D: Se avesse l’opportunità, quale serie famosa le piacerebbe dirigere? Per esempio una versione “Suda51” di Call of Duty, Super Mario o Assassin’s Creed e quale sarebbe il tocco personale che le conferirebbe?
R: Di sicuro, se fosse possibile, ci sono molti giochi a cui vorrei lavorare. Se fosse Call of Duty il sottotitolo sarebbe “Rising Sun” (tradotto: “Sol Levante”, come il simbolo della bandiera giapponese, NDR). Tuttavia per noi giapponesi realizzare un gioco ambientato durante la guerra del Pacifico sarebbe una sfida molto impegnativa a livello intellettuale e richiederebbe una grande responsabilità. (il riferimento è allo schieramento del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, al fianco dell’Asse, contro gli americani a Pearl Harbor e Iwo Jima o con l’invasione della Manciuria cinese e la deposizione dell’imperatore. NDR).
Lavorare a Legend of Zelda sarebbe incredibile e sentirei il fardello di una tale impresa. Adoro anche i giochi su Batman e mi piacerebbe realizzare un’avventura basata su “Batman Black and White”. Un giorno vorrei lavorare sull’Anime di robot più famoso del Giappone, Gundam.
Si ringrazia Active Gaming Media, Playism e Goichi Suda per l’aiuto e la collaborazione nella realizzazione di questa intervista.