Di rappresentazioni dell’Italia da parte di sceneggiatori, registi e artisti di qualsivoglia natura provenienti dall’estero ce ne sono da riempire pagine e pagine. Alcune si ispirano a fatti o periodi storici realmente esistiti, riproponendo con più o meno realismo paesaggi nostrani, altre invece creano invece località o personaggi fittizi pur rimanendo nella sfera della credibilità. Ci sono invece altri casi di rappresentazioni volutamente esagerati, che partono dalla sacra trinità dello stereotipo “pastapizzamandolino” fino a degenerare in risultati scabrosi ai limiti dell’offensivo e del ridicolo. Non è questo il caso fortunatamente dell’ultimo capolavoro della Pixar Luca, un vero e proprio messaggio d’amore all’Italia ad opera di un regista, Enrico Casarosa, che pur avendo passato gran parte della propria vita negli States ha descritto con minuziosità e spensieratezza una piccola realtà italiana il rispetto e la cura per i dettagli tipica di coloro che quel paese lo conserveranno per sempre nel cuore essendoci nati. Altri casi di pellicole e romanzi stranieri dedicati al nostro paese si sprecano, da To Rome With Love di Woody Allen fino al Codice da Vinci di Dan Brown, ma noi vogliamo soffermarci sui videogiochi internazionali che, per singoli personaggi o intere ambientazioni, hanno dedicato almeno parte del codice al “paese della pizza e della Sambuca” (cit. Eurovision). In attesa di vedere la versione in pixel art dei Maneskin, ecco qui riepilogati tutti i casi più o meno clamorosi e fedeli di rappresentazioni italiane nel mondo dei videogames, un viaggio in lungo e in largo nella nostra Penisola vista con gli occhi dei game designer di tutto il mondo.
O’ sole, o’ mare, o’ pixel
L’Italia è da sempre una meta ambita da parte dei turisti di tutto il mondo, un patrimonio artistico e culturale con davvero pochissimi eguali che ha spesso e volentieri ispirato poeti, scrittori ma anche filmaker e, più recentemente, anche creatori di videogames provenienti da tutto il mondo. Se si parla di riproduzioni fedeli e dettagliate dei paesaggi d’Italia non si possono non citare i tantissimi titoli a stampo automobilistico con piste ambientate nel Bel Paese, dai Gran Turismo fino ai Forza Motorsport. Il primo vero caso di masterpiece in ambito videoludico interamente dedicato all’Italia e agli Italiani e però da attribuirsi certamente alla saga di Assassin’s Creed, celebre action adventure ad opera dello studio francese che ha scelto come location per il secondo capitolo proprio alcune delle città più rappresentative italiane. La fortunata serie con protagonisti i vari membri della Confraternita deli Assassini è da sempre riconosciuta per il suo essere anche una trasposizione digitale e fedele di paesi e culture da tutto il mondo, non solo perchè ripropongono fedelmente costumi e architettura dell’epoca, ma anche per l’accuratezza dei dettagli storici che le rendono ancor più affascinanti e realistiche. Assassin’s Creed II in particolare ci catapultò nelle strade di Firenze, Venezia e Roma in epoca Rinascimentale, un viaggio straordinario fra romanzo e cultura ancora oggi rimasto indelebile nella memoria dei videogiocatori, Italiani in primis. Un successo che ha spinto molti giocatori internazionali ma anche connazionali a riscoprire le bellezze del nostro paese ripercorrendo le orme di Ezio Auditore, a riconferma dell’ottimo potenziale dei videogames quando si tratta di veicolare anche messaggi culturali e storici.
Una delle città più virtualmente rappresentate in ambito videogames è sicuramente Venezia, location suggestiva teatro di opere, romanzi ma anche per l’appunto videogiochi. Nella seconda iterazione di Tomb Raider datata 1997 ad esempio è presente un intero livello interamente svoltosi a Venezia, dove la bella e atletica Lara Croft saltellava da un canale e l’altro della laguna con tanto di gondole ed edifici ispirati a quelli realmente esistenti. Innumerevoli picchiaduro hanno inoltre dedicato stage alla città di Venezia, da Fatal Fury 2 a Soul Calibur passando per Tekken. Il capoluogo veneto, seppur sotto falso nome, è presente infine tra le location Final Fantasy XV di Square Enix, la cui città di Altissia è un chiaro omaggio a Venezia e alla sua caratteristica architettura urbana.
Chiudono questo tour virtuale sul suolo italico Hitman 2: Silent Assassin, secondo capitolo della saga dell’assassino più celebre e meno capelluto della storia dei videogames, e Uncharted 4, capitolo conclusivo (almeno per ora) della serie a firma Naughty Dog con protagonista l’avventuriero Nathan Drake. In Hitman: Codename 47 l’Agente 47 ha l’incarico di ritrovare Padre Emilio, un prete all’epoca mentore del clone/assassino prima di abbandonare la vita criminale e dare i voti vestendo così i panni dell’uomo di fede in Sicilia. A seguito del rapimento del prete da parte della Mafia Siciliana l’Agente 47 si convincerà a recarsi sull’isola del Mediterraneo per ritrovare il suo ex maestro e liberarlo dalle grinfie del boss Giuseppe Giuliani. Nel quarto capitolo di Uncharted invece, Nathan Drake è alle prese con il furto di un’importante opera d’arte custodita in una lussuosissima villa sulla costiera amalfitana, qui dipinta con gran realismo e dovizia di dettagli, anche dovuti alla potenza dell’hardware ospitante che ha permesso ai giocatori di godersi finalmente uno scorcio del nostro paese non più cubettosa e dalle texture pixellate come in passato.
Fratelli d’Italia digitali
Non è difficile indovinare quale sia stato il capostipite dei personaggi italiani, o di tali origini, nel mondo dei videogame. Super Mario ha rappresentato per anni un simbolo dell’italianità, o meglio delle caricature legate al popolo italiano, all’interno dei videogiochi. Nato dalla mente di Shigeru Miyamoto, il famosissimo idraulico baffuto icona di Nintendo ottenne il suo nome con il quale è attualmente conosciuto soltanto dopo essere stato definito inizialmente come Jumpman all’interno di Donkey Kong del 1981. Pare che l’origine del nome Mario e la sua conseguente caratterizzazione stereotipata da cittadino italoamericano siano da attribuirsi a Mario Segale, proprietario del primo stabilimento Nintendo negli States e caro amico dell’allora presidente della divisione americana della compagnia di Kyoto Minoru Arakawa. Super Mario però non è l’unico personaggio di origine italiane creato dalla mente dei game designer internazionali.
Stando ai picchiaduro giapponesi, gli italiani sanno essere davvero bravi quando si tratta di rullare di cartoni i propri avversari. Leon, Voldo, Claudio Serafino e Robert Garcia sono infatti le star tricolori rispettivamente di Dead Or Alive, Soul Calibur, Tekken e Art of Fighting. Dalla spietatezza di Leon, soldato veterano nonché mercenario che entrò a far parte del Dead or Alive Tournaments determinato a dimostrare la sua forza, si passa al carisma di Robert Garcia, il cui fascino da latin lover e la sua eleganza e lo compostezza lo rendono il “cumenda” dell’universo di Art of Fighting e successivi The King of Fighters. Più inquietante invece il profilo del palermitano Voldo di Soul Calibur, sordomuto e cieco dall’infanzia divenne abile nell’arte del contorsionismo ed famoso ai più per le sue pose e costumi ai limiti della decenza. Più raffinato invece Claudio Serafino, combattente dal passaporto italiano con la passione per l’esorcismo introdotto per la prima volta in Tekken 7 descritto con un amante della moda e solito sfoggiare indumenti elegantissimi.
Purtroppo, e non c’è da stupirsi sul perché, molti personaggi videoludici di sangue italiano provengono dal mondo criminale. La saga di Mafia, acclamata all’unanimità da critici e appassionati, è interamente basata sulle vicende delle gang criminali italoamericane durante gli anni ’30, epoca caratterizzata dal continuo esodo delle famiglie italiane nel Nuovo Continente in cerca di lavoro e di speranza. La sua veridicità e accuratezza nel ricostruire, pur con personaggi di finzione, un periodo storico che ha coinvolto l’America del pre-boom economico ha contribuito a far sì che la serie di 2K Games raggiungesse il successo sperato. Più goliardiche e volutamente esagerate sono invece le rappresentazioni della criminalità italiana in Grand Theft Auto, a partire da Tommy Vercetti, protagonista di GTA Vice City. Il connubio tra la celebre serie dell’americana Rockstar Games e i riferimenti all’Italia si è consolidato negli anni con una serie di riferimenti sempre più caricaturali fra gang criminali, personaggi secondari ed edifici di varia natura.
Tornando in ambito più prettamente fantasioso ma non per questo meno bellico, come non citare Marco Rossi e Fio Germi, iconici guerriglieri della serie SNK spopolata perlopiù in ambito arcade Metal Slug. Mentre il primo, americano di nascita, di italiano ha soltanto le origini nonostante un nome decisamente maccheronico, Fiolina “Fio” Germi, ultima di una storica famiglia militare genovese, è da considerarsi a tutti gli effetti una nostra connazionale essendo nata proprio nel capoluogo ligure.
Virtual pineapple on pizza
Finora abbiamo parlato di rappresentazioni all’interno dei videogames che hanno omaggiato l’Italia attraverso ricostruzioni delle principali città italiane oltre che con personaggi le cui origini sono collegate al nostro paese, tutti casi che hanno saputo far scattare in noi la scintilla del patriottismo ogni qual volta ci si palesassero davanti. Esistono però rappresentazioni dell’Italia e degli italiani da parte delle software house estere meno felici, spesso ree di sfiorare il limite della decenza e, in alcuni casi, oltrepassandolo anche finendo per sfociare nel grottesco.
Alpha Prime è un titolo ricordato dagli appassionati più per la pessima rappresentazione di un personaggio di origini italiane che non per il gioco in sé. La software house Ceca con sede a Praga Black Element Software realizzò infatti nel 2007 questo sparatutto in prima persona a stampo fantascientifico con tanto di scrittura affidata a Ondřej Neff, un autore di romanzi sci-fi molto popolare in patria. Se quindi lo studio si concentrò molto sulla trama e sul setup di Alpha Prime, la stessa attenzione non fu riservata al doppiaggio e alla caratterizzazione dei personaggio in-game. Uno dei vari comprimari del gioco tale Paolo Bellini, le cui origini sono chiaramente di natura italiana, è un concentrato di stereotipi e luoghi comuni sul nostro paese. Affidato presumibilmente ad un doppiatore non professionista di origini nostrane, il personaggio di Paolo Bellini finì per diventare l’unico elemento memorabile del gioco per via di una pessima performance ai limiti del ridicolo, con tanto di sottotitoli nella versione inglese del gioco completamente sbagliati che contribuirono a rendere il risultato ancor più tragicomico.
Stessa sorte, o quasi, toccata alle cloni più celebri degli idraulici di Nintendo, ovvero Giana e Maria, le Great Giana Sisters. Il gioco sviluppato dai burloni tedeschi di Time Warp Productions nel 1987 nacque a seguito del successo smisurato del capostipite dei platform Super Mario Bros., uscito soltanto due anni prima. The Great Giana Sisters, uscito inizialmente per Commodore 64, è un platform a scorrimento 2D che ricalca in tutto e per tutto quanto visto nel titolo con protagonista l’idraulico baffuto italiano, con la sola differenza che a saltellare per i coloratissimi mondi copia incolla di quelli del gioco Nintendo erano due sorelle di egual provenienza, Giana e Maria. Questo si tradusse inevitabilmente in una causa legale indetta Nintendo nei confronti degli sviluppatori tedeschi che furono costretti a ritirare il gioco dal mercato. Questo non impedì però a The Great Giana Sisters di diventare una delle parodie dei titoli Nintendo più celebri al mondo, tanto da generare una serie di sequel-remake negli anni successivi, naturalmente con le dovute modifiche per non incappare nuovamente in altre azioni legali. Inutile dire che, così come i fratelli Mario, anche le sorelle Giana erano un concentrato di stereotipi più o meno sensati, fortunatamente però non ottennero mai una controparte femminile di Charles Martinet.
Anche la stessa Nintendo però non è esente da colpe verso l’Italia. Vogliamo infatti concludere menzionando uno degli antagonisti più stereotipati ed offensivi della storia della Grande N. Nella versione arcade di Punch-Out!!, celebre picchiaduro a firma Nintendo con protagonista un altro italiano come Little Mac, vedeva fra le proprie file anche un pugile partenopeo il cui nome è assolutamente un programma: Pizza Pasta. Per giustificare l’assurdo nome, il compianto ex presidente Nintendo Satoru Iwata definì Pizza Pasta “un pugile in grado di stare incollato al nemico, così come il formaggio sta incollato sulla pizza”. A voi l’ardua sentenza.