Anche se ci è stato presentato in via ufficiale alla conferenza Koch Media tra i Prime Matter, Dolmen come titolo ha avuto sviluppo nel lontano 2016, e fece una prima comparsa in pubblico solo nel 2018, quando Massive Work Studio lanciò una coraggiosa campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione dell’ambizioso progetto. Da quegli anni alla presentazione all’E3 del 2021, il titolo ha subito uno sviluppo intensivo e clamoroso e al momento si trova nella fase quasi conclusiva dello sviluppo, motivo per il quale l’abbiamo potuto visionare tra gli annunci ed in anteprima. L’action RPG è fissato come data d’uscita al 2022, ma c’è davvero tanto di cui parlare riguardo all’opera. Nella nostra anteprima potete trovare tutto quello che vi serve per farvi un’idea della sua validità!
Com’era stato predetto alla conferenza, Dolmen è un videogioco in cui Dark Souls incontra Dead Space, anzi, quasi il contrario. L’inizio della campagna Kickstarter del 2017-18 lo confermava come action RPG in terza persona che avrebbe dato all’utente diverse opportunità di lasciarci la pelle, mescolando lo stile soulslike alle atmosfere horror sci-fi in cui il protagonista di Dead Space, Isaac Clarke, vagava a suo tempo per sua sfortuna e nostro grande gaudio.
Dall’idea di questa fusione armoniosa nasce Dolmen, che mettendoci nei panni del Comandante (nome al momento provvisorio per il personaggio principale), si ritrova in un’astronave alla deriva in circostanze misteriose. La nave lo trasporta fino all’inospitale Revion Prime, ai confini dell’universo, un mondo inospitale che però deve essere esplorato per ragioni di forza maggiore dal protagonista. Una volta abbandonata la capsula criogeniga, il Comandante deve farsi strada di fatto tra le orripilanti bestie che solcano le sue terre, tentando di decifrare gli indizi lasciati dai membri del suo equipaggio risvegliatisi prima di lui. Revion Prime stesso è ricco di segreti, uno dei quali è il misterioso e potente Dolmen, un cristallo che si favoleggia abbia avuto a che fare con una guerra intergalattica che ha distrutto l’intera civiltà che prima viveva su questo mondo, o più probabilmente nella galassia. Il Dolmen ha attirato bestie e creature da ogni angolo dell’universo e, nel cercare di localizzarlo, la spedizione del Comandante ha avuto risultati disastrosi. Il pianeta è ridotto ad uno spettro passato di sè stesso, testimone di tutto l’orrore che vi si è riversato sopra: sta al Comandante trovare le risposte giuste – tra quelle lasciate dai suoi compagni e quelle ritrovate dai vari segni di civilizzazione passata.
Durante i suoi primi anni di vita, di Dolmen venne rilasciata anche una demo che ci rivelava un gameplay focalizzato sul combattimento in mischia o scorpo a corpo, affiancato all’uso di armi a lungo raggio che infliggerebbero stati ai nemici, ognuno unico del suo genere. L’HUD di gioco conta una barra di stamina per il combattimento ravvicinato, mentre sull’energia per quelli a distanza: non ci sono proiettili, ma quest’unica risorsa che sembra alimentare tutte le armi a distanza. L’Energia torna utile in svariati campi, ad esempio per potenziare le armi, ridurre il consumo d stamina e recuperare una frazione di salute – ma sempre tenendo conto che l’Energia non si rigenera autonomamente e va attentamente gestita per non trovarsi in condizioni di svantaggio. Ovviamente il gioco ci consente di schivare, rotolare, accucciarci o andare spediti e veloci nell’attacco. Nelle prime fasi di sviluppo le azioni risultavano ripetitive e legnose, ma rimanevano e rimangono tutt’ora solo una promessa che verrà sicuramente rimaneggiata e migliorata mano a mano il gioco si avvicina alla sua data di lancio definitiva. Sicuramente Dolmen offre un sistema di combattimento molto simile a quella di un Dark Soul, che verrà sicuramente apprezzato dagli amanti del genere.
Dolmen include negli equipaggiamenti anche uno scudo energetico portatile, armi elementali, armi a distanza che infliggono debuff ai nemici. I nemici sembrano suscettibili a determinati elementi a seconda della loro zona abitata. Con l’avanzare del gioco, vengono stabiliti anche “punti di attivazione”, che sono passaggi veloci da cui arrivare direttamente alla nave che agisce come punto di salvataggio. La nave è infatti il rifugio del Comandante per eccellenza, che raccoglie armi, materiale, ci permette di creare o migliorare oggetti e di rigenerare la salute persa. La creazione di oggetti, potenziamenti per armi e armature è ovviamente dettata dalla raccolti dei materiali essenziali che i nemici, una volta morti, ci permetteranno di recuperare. Potrebbero quindi esserci missioni specifiche in cui rintracciare diversi tipi di nemici per creare una sorta di equipaggiamento di sopravvivenza o migliori.
Un altro importante elemento del gioco è la colonna sonora, composta da Antonio Teoli. La sua abilità nel combinare tracce cinematografiche, musica classica con effetti elettronici e fantascientifici giustifica un certo entusiasmo nel prodotto, che potrebbe ispirarci momenti di mistica riflessione o di tensione pura ed estrema.
Da quanto potuto vedere, Dolmen inizia buttandoci contro una landa desolata che ci lascia sentire istantaneamente soli – a parte una voce di poco conforto nella testa del comandante, forse aliena, che gli parla. La sensazione d’oppressione nell’avanzare con solo un barlume di luce dà vita ad atmosfere inquietanti al punto giusto, e provoca un senso di desolazione: ce la faremo? Il Comandante potrà rivedere ancora la superficie, o ancora meglio, la sua casa? Qualunque sia la risposta a queste domande, in caso di game over il Comandante lascerà un ologramma nel luogo della sua morte nel modo tipico dei soulslike, che una volta raggiunto permetterà di recuperare tutto quanto perduto in precedenza e di ripristinare la timeline corretta in cui lo sventurato protagonista sopravvive.
Per adesso le creature che abitano il pianeta sembrano insetti di proporzioni enormi, cui sia stata data la giusta dose di radiazioni e vendetta contro il genere umano. Oltre che a Dead Space, gli alieni che ci tormenteranno ricordano molto quelli di Starship Troopers, con lunghe gambe e forme aracnidee, spesso raccolte in sciami che vibrano al solo passaggio del giocatore. Il team di Dolmen ha quindi creato per ora creature veramente orripilanti da guardare, che non generano nessun conflitto interiore nel venire trucidate in favore della causa dell’umano di turno.
Purtroppo nel complesso gli elementi in nostro possesso non ci consentono un avanzato giudizio sulla qualità, specie sull’intreccio fortemente influenzato dai lavori di Lovecraft, ma bisogna riconoscere anche solo dall’incipit che Dolmen risulta come un’intrigante miscela di horror e sci-fi inseriti nella giusta misura, che conta su atmosfere cupe e su adattamento ed esplorazione degli ambienti.
Dolmen è stato sviluppato in Unreal Engine 4 e poco a poco ha fatto passi avanti nello sviluppo. A livello grafico dobbiamo ancora attendere dei veri e propri aggiornamenti che lascino trasparire le buone qualità grafiche: nella demo le texture sono ancora spartane e penalizzano parzialmente la resa scenica, mentre i modelli hanno evidentemente qualche anno alle spalle. A volte non si percepisce quella sensazione di reale minaccia che dovrebbe pesare sulle nostre spalle, ma fino ad ora è stato fatto molto lavoro – e molto altro servirà prima di concludere questo gioco definitivamente. Nel frattempo speriamo che i ragazzi di Massive Work abbiano parecchi assi nella manica da tirare fuori, ed attendiamo con ansia nuovi rilasci.