Hanno fatto da poco il loro debutto sul mercato due nuove schede grafiche Nvidia, parliamo delle GeForce RTX 3080 Ti e 3070 Ti, entrambe progettate e costruite per impedirne l’efficace impiego nella pratica del mining di criptovalute. Una pratica che nel recente passato ha portato alla penuria di schede grafiche d’ultima generazione, progettate per i gamer ma puntualmente acquistate a decine se non a centinaia da chi si dedica al mining – anche sfruttando bot e altri canali privilegiati che permettevano a costoro di depredare le scorte prima che i gamer avessero modo di fare il loro acquisto.

Nvidia ci provò già con le RTX 3060, però in quella occasione i miner trovarono modo di aggirare la limitazione, cosa che invece non sembrano essere riusciti a fare questa volta. Cosi, le limitazioni imposte vanno a dimezzare l’hash rate non solo di Ethereum, ma anche di diverse altre Altcoin. I test hanno dimostrato come una RTX 3080 Ti arrivi a un hash rate massimo di 57MH/s, una cifra ben lontana dai 120MH/s ottenibili con una RTX 3090, o gli 85MH/s di una RTX 3080.

Una limitazione che non interessa solo la seconda criptovaluta del mondo, Ethereum (la prima è Bitcoin, ndr), ma anche Ethereum Classic, Ergo e RavenCoin, mentre sembra essere libera da limitazioni la criptovaluta che risponde al nome di ConFlux. I miner le hanno provate tutte, anche l’utilizzo del medesimo driver Nvidia che a suo tempo, purtroppo, permise di aggirare la limitazione con le RTX 3060. Il futuro arrivo dei controlli definiti “proof-of-stake” della nuova versione di Ethereum potrebbe rendere superflue queste limitazioni, poiché non sarà più necessaria la pratica del mining per accumulare la moneta virtuale. La speranza, dunque, è che in futuro le GPU sviluppate appositamente per il gaming o per scopi professionali siano libere dall’influenza di queste pratiche che ne rendono molto difficoltosa la reperibilità.