Al lancio di NBA 2K21 dello scorso settembre, 2K Sports e Visual Concepts, pur consegnando un prodotto di pregiatissima caratura – seppur afflitto da qualche problema, come descritto nella nostra review – avevano fatto una promessa solenne: la versione next-gen del titolo, prevista per Xbox Series X e PS5, sarebbe stata un qualcosa di impressionante. Sia in termini di mera tecnologia, come lecito aspettarsi, sia – e soprattutto – in ottica di gameplay e meccaniche: una promessa non certo banale, visto l’hype stratosferico che gravita attorno alle nuove macchine di gioco, che sin dalle prime immagini pubblicate lasciava supporre qualcosa di davvero impressionante e, permetteteci, mai visto. Dopo aver trascorso una buona settimana sul parquet next-gen di NBA 2K21 possiamo affermare, senza il minimo dubbio, che Visual Concepts ha realizzato un mezzo miracolo, portando alla luce il primo vero titolo next-gen e aggiornandone, merito anche del prodigioso upgrade al motore fisico del gioco, alcune delle meccaniche portanti. Il risultato, al netto di ogni lecita polemica su microtransazioni, invasività della virtual currency e spezzoni pubblicitari obbligatori inseriti tra un quarto e l’altro, è un prodotto che in questi primissimi giorni di “new console era” farà sicuramente parlare di sé. E credeteci, lo farà per parecchio tempo: scopriamo il perché nella nostra recensione.
Atleti di nuova generazione
Tagliamo la testa al toro e analizziamo subito la bomba di questo “nuovo” NBA 2K21, il comparto tecnologico. 60 frame al secondo granitici, 4K e supporto a HDR10+ dovrebbero esaudire le preghiere dei più giocatori esigenti, laddove la versione da noi provata (su Xbox Series X) è un qualcosa di avanti anni luce rispetto a quanto provato su PS4 Pro e One X. Metteteci pure un utilizzo mostruoso del Ray Tracing, che regala riflessi in tempo reale sul parquet e su qualsiasi superfice atta a riflettere la luce e niente, bastano 15 secondi del primo quarto di gara per rendersi conto di come, stavolta, la nuova generazione sia entrata sfondando a calci la porta d’ingresso. La modellazione dei personaggi è ancora una volta ad un passo dal fotorealismo, e se da un lato alcune espressioni facciali appaiono occasionalmente un po’ meno “verosimili”, dall’altro fa assolutamente piacere vedere come pubblico, addetti, chiunque vi venga in mente sia ricreato in 3d in modo individuale e preciso. Poi chiaro, il grosso del lavoro viene riservato alle Star della palla a spicchi, ed è inevitabile notare una certa disparità di trattamento, in questa trasposizione digitale, tra un LeBron James e l’ultima riserva centro-panchinara dei NY Knicks: ma si tratta di situazioni note e, ovviamente, più che accettabili vista la maestosità del risultato finale.
Ma dove sta il resto della magia, vi chiederete. Impact Engine, segnatevi questo nome perché ne sentiremo parlare. NBA 2K21 nasce con la next-gen in testa, questo era assodato analizzando già la versione per PS4 Pro: e proprio questo motore fisico, fiore all’occhiello di Visual Concepts, permette all’intero circolo del basket digitale di brillare di una seconda (precoce) giovinezza, tante sono le potenzialità e le ottimizzazioni a disposizione dei nuovi hardware. Maggiori scalabilità e versatilità dell’engine hanno permesso di lavorare di fino sulle animazioni, rendendole estremamente affini alle giocate delle controparti in carne ed ossa. Stiamo parlando sia di animazioni “attive”, legate ad input che andremo noi stessi ad impartire via pad, sia e soprattutto di quelle “passive”, gestite interamente dalla fisica di gioco e volte a regalare un tassello ulteriore di realismo al gameplay. Fermatevi un secondo ad ammirare come un qualsiasi atleta aggiusti il piede perno sotto canestro, faccia quel passettino in più vicino alla linea dei tre per aggiustare la propria posizione, inarchi il proprio corpo in entrata per schivare all’ultimo secondo la stoppata che sta arrivando. Piccole cose, per certi versi, che prese atomicamente potrebbero sembrare delle sciocchezze da perfezionisti: la realtà dei fatti, però, è ben diversa, e nella coralità espressa dall’Impact Engine, dalle ottimizzazioni svolte dai dev e dalla potenza di calcolo di Xbox Series X beh, è quasi ridondante affermare che mai prima d’ora un titolo sportivo aveva raggiunto un tale livello di comparazione alla disciplina reale. Con tanto di telecamere televisive incluse…
Dal Quartiere alla Città
Sul fronte contenutistico, la versione next-gen di NBA 2K21 offre alcune leggeri variazioni sul tema di The Long Shadow, la career mode principale che ci ha già visto poche settimane fa indossare i panni di Junior. Al netto delle modifiche legate all’editor del personaggio, ora decisamente più reattivo e preciso nella rappresentazione dei dettagli del giocatore, due sono le principali introduzioni: l’introduzione del ramo narrativo legato alla G League (che, come quanto visto per il college, culminerà poi con le nomine al draft NBA) e la “promozione” del quartiere, ora cresciuto sino a diventare una Città. Identica nella forma, più succulenta nella sostanza: la Città offre infatti non solo le Affiliazioni, ma una lunga serie di “missioni secondarie” di varia natura, che se da un lato vanno ad estendere la longevità – già interessante – della carriera, dall’altro offrono al giocatore ulteriori spunti di progressione per il proprio alter ego, a patto di avere abbastanza VC in saccoccia…
Se da un lato MyMGM e MyTeam si fondono in MyNBA, decisamente più curiosa è l’introduzione della modalità The W, al cui interno potremo creare una nostra controparte femminile col chiaro obiettivo di renderla la padrona assoluta del parquet online. Si tratta indubbiamente di una modalità atipica, laddove il classico 5vs5 fa spazio ad un 3vs3 online: al momento sono disponibili 12 squadre in tutto e poco altro, ma nessuno vieta che, in un prossimo futuro, anche The W possa essere espansa in modo più strutturato e diventare una modalità “narrativa” in piena regola.
Versione testata: Xbox Series X
Versioni disponibili: Xbox Series X|S, PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, PC, Google Stadia
La recensione in breve
Chiariamo una cosa da subito: NBA 2K21, in questa nuova veste, non è un “nuovo capitolo” o, più in generale, un nuovo gioco rispetto a quanto visto lo scorso settembre. Ne è la miglior evoluzione possibile, questo è assodato, ferma restante la polemica legata alle fameliche microtransazioni (che, oramai da qualche iterazione, accompagna il franchise) e alle pubblicità in-game, anch’esse del tutto opinabili. Chiariti questi aspetti, quello che ci troviamo tra le mani (non gratuitamente, sia chiaro, a meno di non essere in possesso della Mamba Forever Edition) è uno sportivo eccezionale e sontuoso, capace di estasiare allo sguardo e di irretire con una giocabilità tanto coinvolgente quanto realistica. Rimangono ancora gli impicci più fastidiosi della passata generazione, rivoluzione della meccanica di tiro in primis: ma l’introduzione dell’Impact Engine, l’impressionante lavoro fatto dallo sviluppatore in termini di animazioni e, non ultimo, il balzo in avanti futuristico in termini di grafica, rendono NBA 2K21 un titolo nuovamente imperdibile per gli amanti del parquet appena approdati alla nuova generazione. Che, tutto sommato, sembra partire col piede giusto…
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Voto Game-Experience