Penso di essere uno dei pochi che può dire di aver avuto un rapporto “speciale” con la serie Desperados, in particolar modo con il primissimo capitolo. Correva l’anno 2001 e comprai il gioco ad inizio Luglio: ero in pieno periodo di Maturità e passai molte ore in compagnia di John Cooper & soci ad esami conclusi. Miei compagni di avventura furono una bottiglia di thé freddo (regolarmente rifornita) ed un ventilatore puntato addosso, il tutto all’interno della mia camera immersa nell’oscurità con pochi raggi di sole che filtravano dalle tapparelle. Mi divertii molto, al punto di iniziare a seguire con interesse tutti i giochi del genere stealth/strategico: la voce di Claudio Moneta, storico doppiatore italiano, dava a John Cooper quell’aura di “sei un uomo morto” in puro stile Clint Eastwood. Oggi, a quasi 20 anni di distanza, mi sento più che mai pronto a tornare nei panni di Cooper & compagni in Desperados III. Un nuovo inizio ad opera del team Mimimi Games, già noti nel settore per l’ottimo Shadow Tactics: Blades of the Shogun.
MEZZOGIORNO A FUOCO LENTO
De facto, Desperados III rappresenta un prequel degli eventi narrati nell’originale Desperados: Wanted Dead or Alive. John Cooper, mosso da propositi che mescolano vendetta e guadagno personale (rimane un cacciatore di taglie dalla dubbia moralità, benché tendente al “buono”) incontra per la prima volta quelli che, in futuro, diventeranno suoi partner fidati. Ritroviamo volti noti come il freddo e letale Dr. McCoy, la bella e scaltra Kate O’Hara ma diamo il benvenuto anche a Isabelle Moreau e Hector Mendoza. Una compagnia di cinque allegri balordi sempre alla ricerca di una via d’uscita da qualche situazione problematica e potenzialmente letale. Un ottimo lavoro da parte del team Mimimi Games si ritrova nella caratterizzazione dei personaggi, elemento che potrebbe sembrare secondario in un RTT (acronimo di Real Time Tactics, genere specifico al quale appartiene questo gioco) ma che si rivela assai interessante per permettere al giocatore di provare “empatia” nei confronti del team.
Si arriva a discorsi carichi di romanticismo velato tra Cooper e Kate, per poi passare ad uno scanzonato “conteggio dei morti” tra Hector e McCoy per vincere una bottiglia di ottimo whisky d’annata. In generale il comparto narrativo in Desperados III “vince” facilmente utilizzando tropes narrativi tipici del Far West con un pizzico di goliardia. Anche se la storia certamente aiuta a far immergere maggiormente il giocatore e a tenere più alta la sua soglia di attenzione, a farla da padrone è certamente il corposo e raffinato gameplay, perno attorno al quale ruota la maggior parte dell’esperienza offerta da questo gioco.
Come in molti RTT, si inizia utilizzando un solo personaggio per far impratichire il giocatore con i comandi principali. Va detto che Desperados III è un vero e proprio “throwback” a schemi di gameplay dei primi anni 2000 su PC. I controlli sono affidati al mouse nel 95% dei casi, esclusi i tasti rapidi per le skills dei personaggi e la rotazione della telecamera. Gli obiettivi variano da missione a missione ed è importante leggerne i dettagli poichè potremmo, accidentalmente, porre fine alla vita di un NPC che in realtà servirebbe acciuffare ancora vivo. Sono presenti un gran numero di interazioni ambientali, anche se le principali (e sicuramente più apprezzate) sono le zone fornite di cespugli e nascondigli. La tattica principale (come accade in molti altri RTT) è crearsi una “zona sicura” nella quale potersi muovere agevolmente ed attirare gli ignari nemici per rosicchiare territorio fino ad arrivare all’obiettivo.
I MAGNIFICI CINQUE
Il segreto del divertimento in Desperatos III? L’unione delle abilità di ogni singolo personaggio sommate all’inventiva del giocatore. Ogni volta che ho tra le mani un RTT non riesco a togliermi dalla testa il feeling da “libro-game”, un tipo particolare di narrativa per ragazzi che andava forte nei primi anni ’90. Per poter proseguire nella lettura (posto che ci si comportasse onestamente, beninteso) bisognava spesso risolvere enigmi visivi o trovare un “percorso sicuro” in un campo nemico tracciando una linea sulla pagina. Desperados III ci mette nelle stesse condizioni. Ogni nemico ha un cono visivo con due sezioni: quella a colore pieno rappresenta la sua visuale base (all’interno saremo sempre e comunque visibili) mentre più a distanza troviamo la sezione a colore seghettato che rappresenta la visuale in grado di identificarci solo se saremo “in piedi”. Il cono visivo di un nemico può subìre variazioni importanti: si interrompe del tutto in caso di ostacoli abbastanza alti, passa da “pieno” a “seghettato” in caso di collisioni con ostacoli bassi e cambia del tutto in caso di mappe notturne.
Sfruttare l’ambiente circostante è un fattore chiave quando si affronta una missione, ma i veri esperti capiranno bene come utilizzare l’ambiente in congiunzione con le abilità dei personaggi. Kate e McCoy sono decisamente più indirizzati verso approcci stealth, ma Isabelle (insieme a Kate) si colloca bene anche nel campo dei “decoy” che usano abilità stravaganti per poter manipolare i nemici. Cooper ed Hector sono più diretti e combattivi, pur avendo nel loro roster anche abilità di distazione. Non va scordata la possibilità di “bloccare il tempo” tramite la pressione del tasto SHIFT per poter settare azioni da eseguire contemporaneamente alla pressione successiva del tasto ENTER. Ogni personaggio è estremamente variegato ed adattabile, caratteristica condivisa anche dagli eroi del titolo Shadow Tactics: Blades of the Shogun realizzato proprio dal team Mimimi Games. Il principale difetto (se così si può chiamare) di Desperados III è proprio qui. Chiunque abbia speso, come il sottoscritto, un buon numero di ore sull’ottimo titolo in salsa giapponese feudale noterà senza dubbio un gran numero di somiglianze.
Non si parla solo di gameplay (quello era ovvio, considerato il genere RTT) ma anche del modo in cui i personaggi vengono utilizzati, delle skill a disposizione. Ho quasi completamente saltato il tutorial proprio perchè avevo l’impressione di avere tra le mani quasi lo stesso titolo: Hector porta due cadaveri alla volta e può correre al tempo stesso, proprio come il corrispettivo Mugen in Shadow Tactics. Cooper somiglia molto ad Hayato e Kate ad Aiko. Sicuramente piccolezze, se confrontate con il gioco in generale. A livello tecnico abbiamo tra le mani un ottimo prodotto: compenetrazioni di poligoni ben realizzate, ottima scelta dei colori e direzione artistica ispirata. Il tutto correlato da una colonna sonora di tutto rispetto: niente di davvero memorabile (la musica in questi giochi dovrebbe favorire la concentrazione) ma sicuramente “pezzi” apprezzabilissimi. Desperados III conferma, ancora una volta, la qualità dei titoli RTT targati Mimimi Games: un team che può davvero ambire al podio di “miglior creatore” per questo particolarissimo genere videoludico.
Versione testata: PC
Versioni disponibili: PlayStation 4, Xbox One, PC
La recensione in breve
Desperados III è tutto ciò che un ottimo RTT dovrebbe essere. Longevo, ricco di varianti, difficile al punto giusto ed impreziosito da personaggi ben caratterizzati con l'aggiunta di una colonna sonora affascinante ed uno stile grafico piacevolissimo. Il suo unico difetto? E' davvero troppo, TROPPO simile a Shadow Tactics: Blades of the Shogun. Ma è davvero un difetto somigliare molto ad un altro ottimo titolo creato dallo stesso team? A voi l'ardua risposta. Io ho un duello al sole da affrontare, non ho tempo per sterili analisi.
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Voto Game-Experience